La Sardegna ospita oggi ventidue centenari ogni centomila abitanti. Secondo la ricerca scientifica questa straordinaria longevità sarebbe legata, oltre che al dna e al microclima, alla qualità particolare del vino, della frutta e del formaggio
Okinawa è stata definita l’isola dei centenari per la straordinaria concentrazione di persone fisicamente sane e mentalmente lucide anche oltre la fatidica soglia dei cento anni. Un fenomeno da tempo oggetto di studi che si sono per lo più concentrati sull’alimentazione dei suoi abitanti: una dieta a base per lo più di pesce freschissimo, riso, alghe e verdure.
Questo in Oriente perché in Occidente l’isola dei centenari è la Sardegna. Grazie a un perfetto mix fra buon patrimonio genetico, cibo sano e microclima salutare è riuscita a guadagnarsi un bel primato: ventidue centenari ogni centomila abitanti, il doppio rispetto alla media mondiale e addirittura il triplo dei Paesi occidentali. Mentre l’Occidente si ingozza di junk food pieno di zuccheri raffinati e grassi saturi e povero di acidi grassi essenziali, vitamine e sali minerali, il Mediterraneo si differenzia per scelte alimentari più salutari e nel Mediterraneo stesso c’è una zona che vive ancora nel passato. Nel cuore della Sardegna il paesaggio, il lavoro e i ritmi di vita sembrano appartenere a un altro tempo: la popolazione è longeva, si coltiva e si alleva come una volta, sulle tavole trionfano quelle stesse tipicità alimentari locali per cui la Sardegna è diventata famosa nel mondo. Prodotti amati dai turisti ed esportati in tutto il mondo. I dati, presentati a Milano al Sardegna Store della Regione Sardegna, provengono dal progetto “A kent’annos” (a cent’anni) che, dopo 16 anni di studi sul fenomeno, è vicino alla verità sulle effettive proprietà benefiche della dieta sarda dei centenari.
«Il primato mondiale sardo di uomini e donne “over 100 anni” è certamente determinato da fattori genetici e dal microclima, ma anche da vino, frutta, formaggi e altre tipicità alimentari esclusivamente sarde – sottolinea Luca Deiana direttore della cattedra di Biochimica clinica dell’Università di Sassari – Molte risposte stanno per arrivare e un ambito di interesse importante è l’alimentazione. Alcuni studi specifici riguardano ad esempio il vino sardo, che, stando ai primi risultati ottenuti, conterrebbe una maggiore quantità di sostanze anti-ossidanti, ma anche la frutta autoctona, che presenta valori tre volte superiori di flavonoidi e polifenoli rispetto a quella della gdo. I formaggi poi, secondo la ricerca ancora in corso, presentano bacilli con alta resistenza al pH e probabilmente con evidente attività probiotica».
Chi non ha mai sognato una lunga vita purché lontano da tumori, morbo di Alzheimer, diabete e obesità? La Sardegna ha qualcosa da insegnarci in proposito.