L’indagine Doxa presentata in occasione del Salone della CSR e dell'Innovazione Sociale mette in luce quanto passione e sostenibilità pesino nelle scelte di acquisto dei consumatori
Ogni giorno ci alziamo e andiamo incontro a scelte, anche in termini di acquisti. Che peso hanno, in questo aspetto, la passione e la sostenibilità? Una risposta la fornisce un’indagine svolta da Doxa Marketing Advice, e presentata in occasione del Salone della CSR e dell’Innovazione sociale, ospitato nell’Università Bocconi, a Milano.
La ricerca ha preso in esame le scelte di acquisto sia in termini di passione (libertà di scelta; tempo da dedicare per le spese; attenzione a offerte, sconti e promozioni; conoscenza del prodotto; condivisione delle proprie scelte) che di sostenibilità (sprechi, impatto ambientale, reputazione del marchio o dell’azienda, possibilità di riciclo e di riuso, tracciabilità di prodotto), andando a esaminare le scelte in dieci macro categorie merceologiche: dai prodotti per la casa a quelli per la cura della persona, dal fashion al food and beverage, dai farmaci fino a prodotti durevoli, compreso anche il bricolage.
In termini di passione emerge in modo netto la propensione al risparmio, visto anche in ottica di “buon affare”: per il 93% del campione, interesse e coinvolgimento scattano, prevedibilmente, di fronte alla possibilità di fare un buon affare, soprattutto acquistando abbigliamento e calzature; un’opportunità che invece perde sensibilmente rilevanza nella scelta dei servizi, come banche o assicurazioni, oppure dei prodotti per la salute. Passione significa anche, per l’89% degli italiani, la possibilità di un acquisto consapevole, ovvero poter conoscere a fondo le caratteristiche del prodotto. Per l’87% è importante la libertà di scelta, quindi la possibilità di valutare molte proposte alternative, per il 67% il poter dedicare tempo all’acquisto e nel 66% dei casi è rilevante la condivisione della scelta con altre persone.
Andando poi a considerare il passion index, ovvero l’indice di gradimento che guida a scelte “passionali” , le categorie che rientrano maggiormente in questo senso sono i prodotti durevoli, in primis quelli dell’elettronica di consumo insieme ad auto e vacanze/viaggi; seguono vestiti e calzature, i servizi e i prodotti di pulizia. La ricerca ha esaminato anche i luoghi di acquisto, rilevando che la grande distribuzione la fa da padrone.
Passando alla sostenibilità, in base alla rilevazione, si evidenzia un autentico plebiscito sul fattore sprechi: il 95% del campione ha indicato come molto e abbastanza rilevante la voce. La stragrande maggioranza persone tende quindi a comprare solo prodotti o servizi che è certo di consumare.
Ma, in generale, anche gli altri fattori presi in esame sono di interesse. Nell’84% dei casi, infatti, le persone sentono di fare la cosa giusta valutando la tracciabilità dei prodotti, quindi la loro provenienza e metodo di produzione. Entrambe le motivazioni valgono al massimo grado a proposito di prodotti alimentari e la tracciabilità è un fattore importante per i prodotti di cosmesi e pulizia personale. L’81% delle persone dichiara, inoltre, di preferire beni e servizi che hanno minor impatto sull’ambiente, l’80% sceglie in base alla reputazione delle marche e delle aziende e il 79% preferisce prodotti e servizi che favoriscono il riciclo, il riuso e il corretto smaltimento dei rifiuti.
Ma quali sono i prodotti che coniugano passione e sostenibilità ai livelli più alti? In questo caso emergono quelli appartenenti all’elettronica di consumo, seguiti da elettrodomestici, oltre a calzature e abbigliamento.
«La ricerca conferma che la crisi economica ha cambiato gli stili di consumo», ha commentato Renato Calì, Segretario Nazionale Adiconsum, rilevando che ancora molto si deve fare in tema di sostenibilità, suggerendo come potenziali leve quella della premialità alle aziende che investono in sostenibilità, non solo ambientale, ma anche sociale ed economica.
«La sostenibilità è più di una semplice passione», ha sottolineato Virginia Antonini, CSR manager Lavazza, «ma deve essere concretizzata non solo nel prodotto finale, ma nell’intero processo», evidenziando l’importanza di intervenire su tutta la filiera.
Su cosa occorre lavorare per migliorare la percezione dell’importanza della sostenibilità? C’è chi (Ylenia Esther Yashar, CSRnatives, Università Cattolica di Milano) rileva che la reputazione non sia ancora una voce fondamentale per le aziende, che non hanno ancora un’esatta visione di vantaggio che ciò può comportare, chi invece prospetta una maggiore sinergia tra cittadini, imprese e istituzioni (Paolo Bassetti, titolare I Provenzali), con queste ultime maggiormente attente a regolamentare norme e certificazioni che rischiano di confondere anziché chiarire e comunicare meglio il percorso sostenibile dei prodotti e dell’azienda che ha investito su questo aspetto.