Albicocche australiane, pesche cilene e mirtilli argentini saranno pure buoni e pieni di vitamine ma necessitano di trasporti lunghi e inquinanti. Coldiretti ne ha calcolato i danni per l'ambiente ricordando l'importanza dello scegliere frutta di stagione
Perché scegliere frutta di stagione e del territorio quando ci si può togliere lo sfizio di mangiare le fragole a Natale e, in qualsiasi momento dell’anno, le albicocche australiane, le ciliegie e le pesche cilene e i mirtilli argentini. Perché nel primo caso si mangia meglio e si rispetta l’ambiente.
Secondo un’indagine Coldiretti ripresa da Adnkronos, infatti, i frutti stranieri citati sono fra quelli che inquinano di più le nostre tavole, sprecando energia e contribuendo all’emissione di gas ad effetto serra a causa dei lunghi trasporti che subiscono per arrivare in Italia. L’indagine ha calcolato che un chilo di albicocche australiane viaggia per oltre sedicimila km, brucia 9,4 chili di petrolio e libera 29,3 chili di anidride carbonica. Un chilo di ciliegie dal Cile, invece, per giungere sulle tavole italiane deve percorrere quasi 12mila chilometri con un consumo di 6,9 chili di petrolio e l’emissione di 21,6 chili di anidride carbonica, mentre un chilo di mirtilli dall’Argentina deve volare per più di 11mila chilometri con un consumo di 6,4 kg di petrolio che liberano 20,1 chili di anidride carbonica attraverso il trasporto con mezzi aerei.
Poco sostenibili anche le angurie del Brasile, le more del Messico, gli asparagi del Perù, i meloni del Guadalupe e i fagiolini dell’Egitto. Inutile comprarli dato che si può trovare l’equivalente a minor prezzo in Italia: basta aspettare la stagione giusta e perdere l’abitudine di aspettarsi qualsiasi cibo in qualsiasi momento dell’anno in barba alle stagioni e alle proposte dell’agricoltura nazionale.