Il dato emerge dall’Indice Globale 2014 redatto dal Cesvi che evidenzia anche un calo del numero degli affamati a livello globale.
E’ una sfida ancora tutta da vincere quella che ha davanti l’Umanità. Ancora troppi infatti gli affamati nel nostro pianeta (805 milioni) anche se il numero è in calo. A far paura è invece la fame nascosta di cui soffrono circa due miliardi di persone in tutto il mondo.
E’ questo il dato che emerge dall’Indice Globale della fame 2014 appena presentato dal Cesvi in collaborazione con Ispi e Link 2007 con il patrocinio di Expo2015. Uno strumento calcolato da IFPRI, Welthungerlife e Concern elaborando dati sulla fame provenienti dalle agenzie specializzate dell’Onu e da altre fonti e che combina tre indicatori: la percentuale di popolazione denutrita, il tasso di mortalità infantile sotto i 5 anni e la percentuale dei bambini sottopeso con meno di 5 anni.
CALANO GLI AFFAMATI: Se infatti in base alle statistiche il trend della fame globale è in calo dal 1990, è anche vero che ciò nasconde drammatiche differenze geografiche. Dei 120 paesi analizzati (sono esclusi tutti quelli considerati industrializzati), due sono in condizioni estremamente allarmanti (Burundi ed Eritrea) 14 hanno un livello di fame allarmante e 39 grave. L’Asia meridionale e la regione Subsahariana hanno il più alto punteggio GHI (Global Hunger Index) e presentano ancora un grande livello di fame. Ma ci sono anche aree geografiche in netto progresso: in Asia orientale e sud orientale dove l’indice si è dimezzato. Angola, Bangladesh, Cambogia, Ciad, Ghana, Malawi,Niger, Rwanda,Thailandia e Vietnam hanno riportato forti miglioramenti rispetto al 1990. «In molti casi l’indice aumenta laddove ci sono epidemie, catastrofi naturali oppure laddove c’è un elevato numero di sfollati a causa di guerre e conflitti. E’ il caso dello Swaziland flagellato dall’Aids e dell’Iraq per l’instabilità. Ma dal 1990 ad oggi i paesi allarmanti sono passati da 44 a sedici, 12 dei quali a sud del Sahara», commenta Giangi Milesi, Presidente Cesvi. Che aggiunge: «E’ in Asia meridionale, dove vive la maggioranza degli affamati del globo (526 milioni), che si registrano i progressi maggiori. Per esempio in India, dove nel 2006 è stata intrapresa una mirata politica per l’infanzia su salute enutrizione e dove, da qualche anno, è stato messo in pratica un progetto che presta maggiore assistenza medica tramite l’invio di dottori nelle campagne».
IL PERICOLO LATENTE DELLA FAME NASCOSTA: Ma il vero problema appare quello della fame nascosta. Una forma di sotto-nutrizione spesso difficile da individuare e potenzialmente devastante che si verifica quando l’assorbimento e l’assunzione dimicronutrienti, vitamine e minerali sono troppo bassi per garantire buone condizioni di salute e sviluppo e che indebolisce il sistema immunitario, compromette lo sviluppo fisico e intellettuale e può portare alla morte. Quattro sono gli elementi di cui sono carenti miliardi di persone nel mondo: iodio (1,8 milioni), zinco (1,2 miliardi), ferro (1,6) e vitamina A (190 milioni).
STRATEGIA PER COMBATTERLA: Come fare quindi? Quali rimedi intraprendere? Secondo Catherine Leclercq, nutrizionista della FAO, bisogna agire principalmente sulle madri in gravidanza dato che «Se il bimbo quando è in pancia non riceve questi elementi poi in vita si porterà dietro le conseguenze. E’ importante quindi somministrarle alcuni alimenti micronutrienti e bio-fortificanti fatti in maniera convenzionale e non con uso di ogm. E soprattutto occorre diversificare la dieta, come la FAO sostiene da tempo, anche con l’agricoltura urbana che aiuta la sostenibilità ambientale incentivando l’implementazione di orti nelle scuole e nelle città». Ma, come sostiene Giangi Milesi, serve anche includere azioni su agricoltura, salute, acqua servizi igienici, educazione, emancipazione femminile. «Le nostre società sono esauste.Serve maggiore fiducia nelle relazioni sociali e di questo approccio le donne devono esserne portatrici. Serve investire in risorse umane e conoscenza. Ci vuole cooperazione tra soggetti, perché oggi la più grande leva di cambiamento di cui disponiamo è la condivisone delle conoscenze. Donare conoscenze non costa niente e fa crescere».