Wise Society : La cioccolata prelibata che unisce materie prime siciliane a ricette azteche

La cioccolata prelibata che unisce materie prime siciliane a ricette azteche

di Daniela Gambino
14 Luglio 2011

Le golose barrette siciliane sono prodotte dalla storica cooperativa "Queztal" con prodotti del commercio equo e solidale e secondo la classica ricetta atzeca. Risultato, spiega l'antropologa Sara Ongaro responsabile marketing, di una filosofia che crede nella sostenibilità e qualità del cibo. Ma anche nel sostegno internazionale

Il Quetzal è un piccolo uccello dell’America meridionale, dalla lunga coda di piume coloratissime, che non può essere allevato in cattività: in gabbia morirebbe. Come certe idee, non può essere addomesticato. Questo animale, dall’indole così libera, è diventato il nome di una cooperativa e di un laboratorio che produce cioccolata modicana, realizzata, cioè, seguendo gli antichi dettami della tradizione azteca, pasta di cacao e grani di zucchero che si fondono a contatto con il calore del palato, per la gioia delle papille gustative. Il risultato è un prodotto che unisce due diversi Sud del mondo, e utilizza materiali del commercio equo e solidale: A ccioccolata. Succede in una cittadina già nota nel mondo per questa prelibatezza e per i trionfi architettonici del barocco, Modica, collocata nell’operoso Sud est siciliano, capitale di contea, la città ha dato i natali a un grande poeta, il premio Nobel Salvatore Quasimodo. Attualmente la cooperativa (www.quetzalmodica.it) conta una sessantina di soci e una decina di dipendenti, e oltre all’attività di produzione e vendita affianca eventi come la sfilata  Equo-à-porter  (realizzata nello scorso mese di marzo) e scambi internazionali, come quello con Sister Silvia (coordinatrice del gruppo St. Mary’s Mahila – India).

Qualcosa in più di un semplice alimento

«La nostra attività è cominciata nel 1995 anno in cui abbiamo fondato una cooperativa del commercio equo e solidale, poi dal ’98 abbiamo iniziato a pensare alla produzione della cioccolata modicana con ingredienti provenienti dallo stesso tipo di commercio», racconta Sara Ongaro, antropologa lombarda innamorata della Sicilia che si occupa del marketing e ci ha spiegato come la loro cioccolata sia più di un semplice alimento. «All’inizio eravamo una decina, fra obbiettori di coscienza e altre persone legate alla cooperazione internazionale. Qui c’era molta sensibilità su questi argomenti: alcuni abitanti di Modica avevano attivato un gemellaggio con una comunità del Congo, Lukanga, e con una cooperativa di donne maya ixil tessitrici guatemalteche. È da loro che deriva il nostro nome», aggiunge. L’idea del laboratorio e della produzione del cioccolato arriva qualche tempo dopo. «Dico sempre che il cioccolato è un pretesto per fare le cose che ci piacciono e in cui crediamo.

È il prodotto di un impegno nell’ambito della sostenibilità e della qualità del cibo, l’idea del laboratorio è nata quasi per caso: alcuni soci di Modica si trovavano in visita in una cooperativa dell’Ecuador e lì hanno scoperto dei blocchi di cioccolata amara di 25 chili, derivata direttamente dalla spremitura delle fave di cacao. È stata una sorpresa perché hanno riconosciuto la stessa materia prima che le loro mamme usavano per fare la cioccolata in casa», dice ancora Ongaro. «Quella modicana, infatti, è una cioccolata semplicissima che possono fare anche i bambini: basta mettere la massa di cacao a bagnomaria aggiungere lo zucchero e le spezie ed è fatta. Proprio per questo è importante che non vengano aggiunte sostanze. Il prodotto dev’essere sincero, genuino, composto con materie prime sceltissime, perché più sono buone, più buona risulta la cioccolata», conclude l’antropologa.

Lavorazione “a freddo” e  niente additivi

Persino una penna immortale come quella dello scrittore Leonardo Sciascia ha tessuto le lodi della cioccolata modicana (convalidando la teoria della sua origine spagnola, visto che di questo tipo di cioccolata se ritrovano tracce ad Alicante). Importata in Sicilia durante la dominazione degli spagnoli nel XVI secolo, lavorata a freddo, subisce un particolare procedimento che gli spagnoli avevano imparato dalla civiltà precolombiana degli Aztechi. «La cioccolata modicana ha un contenuto più basso di grassi, perché quello che contiene proviene solo dalla massa di cacao e non ha aggiunte di burro di cacao», spiega ancora Onagro. «Non contiene aromi diversi che non siano le spezie, come la cannella, o aromi di sintesi, o emulsionanti, neppure lecitina di soia. È adatta anche agli allergici, perché non c’è latte e questo lo rende idoneo a chi soffre il lattosio. E non contiene nemmeno glutine». Aromatizzate al peperoncino, alla cannella, al caffè oltre che con scorzette di agrumi siciliani, pistacchio, zenzero o mandorla, le barrette A ccioccolata Quetzal hanno alcune varianti che vale la pena scoprire per originalità e proprietà. Una è la Man-chò, nata in collaborazione con il presidio Slow food della manna di Pollina. La manna è un dolcificante naturale estratto, attraverso un’antichissima tecnica, dalla corteccia dei frassini (in questo caso dalle maestose vette del comprensorio delle Madonie), adatto anche ai diabetici, ha un lieve effetto lassativo e purificante. L’altra è Favarè, nata dalla collaborazione con lo chef filosofo, Peppe Barone, che utilizza le fave cottoie tipiche del ragusano (due tipi di fave, il legume e quella di cacao, che simboleggiano le relazioni internazionali). Tutte le cioccolate, dolcificate con lo zucchero Dulcita o Mascobado, della cooperativa Quetzal sono in vendita nelle Botteghe del mondo (www.altromercato.it) di tutta Italia e presso il Caffè  Sant’Eustachio a Roma (Piazza S. Eustachio 82). Oppure si possono ordinare ondine compilando l’apposito modulo che si trova sul sito: quetzalmodica.it

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