Wise Society : La battaglia di Coldiretti per l’etichetta trasparente

La battaglia di Coldiretti per l’etichetta trasparente

di Redazione Wise Society
5 Dicembre 2013

La Coldiretti blocca i camion al Brennero in difesa del Made in Italy, ma l'Italia non è autosufficiente...

Ventiseimila tonnellate di latte dirette ad Andria, patria della burrata Igp; 8.300 chili di mozzarella in confezioni che richiamano l’italianità da consegnare in Sicilia così come 21.630 chili di cagliate destinate a Barcellona Pozzo di Gotto e pronte a trasformarsi in formaggi made in Italy. E ancora prosciutti tedeschi e olandesi, patate tedesche, fiori africani. C’era di tutto nei camion bloccati al Brennero dal presidio della Coldiretti. Un’azione dimostrativa in difesa dell’italianità dei prodotti che porta alla ribalta la questione della “trasparenza” sulla provenienza degli ingredienti dell’agroalimentare di casa nostra. «Un terzo della produzione dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio Made in Italy contiene materie prime straniere», ha denunciato Coldiretti. Ma non essendo obbligatoria l’indicazione d’origine degli ingredienti è difficile sapere da dove arriva il cibo che mangiamo.

In Italia sono tante le iniziative che spingono per una normativa italiana ed europea sull’etichettatura che consenta di tracciare tutta la filiera dell’agroalimentare sulla falsariga di quello che già avviene per le carni bovine, il pesce, le uova, la frutta e la verdura. Normativa che non ha ancora visto la luce.

A ovviare all’assenza di una disciplina in materia suppliscono le iniziative volontarie. Tra queste c’è quella della Coop Italia che ha lanciato l’operazione trasparenza su 1400 prodotti alimentari a proprio marchio.

Nella carta d’identità di ogni prodotto, che può essere reperita su carta, nel sito www.cooporigini.it o scaricando la app dedicata, la Coop indica l’origine di ogni materia prima utilizzata, che non è sempre italiana, spiegando i motivi della scelta. «Per ragioni legate all’insufficienza della produzione nazionale, alla stagionalità o al costo le materie prime di molti prodotti vengono importate», spiega la Coop sul sito ben sapendo che l’operazione potrebbe essere controproducente.

«Il nostro obiettivo – ha sottolineato Marco Pedroni, presidente di Coop Italia – è sfatare luoghi comuni e dare informazioni precise alla nostra clientela». Clientela alla quale viene spiegato che «le uniche filiere autosufficienti in Italia sono quelle del riso, del vino, della frutta fresca e del pomodoro e suoi derivati, delle uova e del pollo. In tutte le altre vengono usate in tutto o in parte materie prime importate da altri paesi».

 

 

 

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