Wise Society : Expo 2015, è l’ora dei Cluster Pavillion

Expo 2015, è l’ora dei Cluster Pavillion

di Mariella Caruso
24 Settembre 2014

Sono nove i “rivoluzionari” padiglioni collettivi specchio di identità tematiche e territoriali, ma a meno di otto mesi dal taglio del nastro solo sette di loro hanno trovato un gestore

Cluster pavillion” è la parola magica di Expo 2015: padiglioni collettivi destinati a rivoluzionare la formula dei “Joint pavillion” delle Esposizioni universali del passato attraverso una rivoluzione architettonica e concettuale. «Non più aree marginali in cui si riunivano i paesi che per scelta o mancanza di risorse non costruivano il proprio padiglione self built, ma effettivi elementi attratori: vere e proprie cerniere architettoniche e paesaggistiche nel percorso del sito», spiega il direttore di Interni, Gilda Bojardi, nell’editoriale di presentazione di “Clusterpavillions”, pubblicazione di Expo2015 appositamente dedicata ai cluster. Nome quest’ultimo scelto accuratamente, visto che la traduzione dall’inglese è grappolo, termine strettamente legato ai temi della nutrizione che saranno in vetrina nei sei mesi di Expo2015, ma correlato nello stesso tempo all’appartenenza tematica unitaria di ogni cluster.

CLUSTER, QUESTI SCONOSCIUTI. Cosa saranno i nove “cluster pavillion” si può intuire dal claim che li presenta come “uniti nella diversità”. Nei fatti, quando i padiglioni progettati dal Politecnico di Milano in partnership con altre Università italiane e straniere, saranno ultimati l’ambiente ricreato in ognuno di loro richiamerà immediatamente l’identità tematica (Zone aride; Isole, mare e cibo; Bio-Mediterraneo) e delle filiere alimentari (Riso; Caffè; Cacao; Cereali e tuberi; Frutta e legumi; Spezie) cui fanno riferimento. Due esempi per tutti: il mercato dei datteri vicino alla grande fontana collettiva del water bar del cluster delle Zone aride e le quattro cucine che come isole nel mare richiameranno all’istante il concetto della food experience nella quale ci si potrà immergere nel cluster Bio-mediterraneo. I Paesi che troveranno alloggio nei cluster sono quarantanove: si va dai dodici accolti nei 7.304 metri quadri del Bio-Mediterraneo (Albania, Algeria, Croazia, Egitto, Grecia, Libano, Libia, Malta, Montenegro, San Marino, Serbia e Tunisia) all’unico (la Guinea Bissau) accolto in quello riservato a Isole, mare e cibo.

NON SOLO SPAZI ESPOSITIVI. La formula dei cluster non prevede soltanto l’area espositiva che ogni Paese provvederà ad allestire autonomamente, ma anche un’area comune e un’area eventi. Per queste ultime è necessaria una regìa comune che Expo2015 affida – con regolare convenzione onerosa – a soggetti pubblici o privati disposti ad assicurarsene la gestione ed “economizzarla”. Due le convenzioni già firmate: quella con Illy Spa per il cluster Caffè che, spiega l’azienda nel suo sito, «ospiterà la più grande celebrazione del caffè della storia. Creato in comunione d’intenti con l’International Coffee Organization (ICO), si propone di essere luogo d’incontro tra produzione e consumo», e quella per il cluster Bio-Mediterraneo con l’assessorato all’Agricoltura e pesca della Regione Sicilia che ha investito nell’operazione 3 milioni e 22mila euro con la ferma intenzione di recuperarli.

«Così come nell’antichità era il fulcro del Mediterraneo, la Sicilia come responsabile delle aree comuni del Cluster si porrà nuovamente al centro di esso per lanciare un messaggio culturale insito alle tematiche di Expo che sono quelle dell’agroalimentare – ha detto l’assessore siciliano Ezechia Paolo Reale a margine della firma della convenzione siglata lo scorso 17 settembre -. Il nostro obiettivo sarà rendere chiaro il concetto di qualità che non coincide col gusto, ma è salubrità del cibo e della vita strettamente legata alla dieta mediterranea, non a caso entrata a far parte del patrimonio immateriale dell’Unesco». Nei fatti, organizzazione di convegni e concessione degli spazi comuni ai Paesi ospitati nel cluster Bio-mediterraneo (dalla Tunisia pare siano state fatte richieste anche per celebrare matrimoni), gli spazi dell’area mercato e food experience saranno “offerti” a terzi. «Stiamo lavorando a tre bandi: uno per i Comuni che potranno veicolare le proprie eccellenze – ha spiegato il delegato alla Gestione del piano Expo, Dario Cartabellotta -, uno per le aziende che potranno partecipare al market o alla ristorazione e uno per i Consorzi di tutela e valorizzazione, i Gal e gli altri enti».

Una lunga catena che per i sette Cluster ancora senza “gestore” (in fase avanzata l’accordo con l’Arabia Saudita per quello delle Zone Aride) deve ancora mettersi in moto a meno di otto mesi dall’inaugurazione di Expo2015.

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