Abbiamo chiesto ad alcuni esperti quali sono le qualità di questo prodotto e abbiamo scoperto che...
Naturale in molti lo definiscono già da tempo, condizionati anche dalla spinta del marketing dell’industria alimentare. Terapeutico, invece, potrebbero iniziare a considerarlo a breve. Almeno questa volta, però, una prova, seppur da confermare nei prossimi mesi, c’è. È stato un gruppo di ricercatori fiorentini a studiare il grano khorasan KAMUT® e il suo effetto nella dieta di un gruppo di persone sofferenti della sindrome del colon irritabile. Un quadro spesso difficile da riconoscere e frequentemente confuso con altre condizioni responsabili degli stessi sintomi: dal dolore addominale alla diarrea.
I risultati dello studio, pubblicati sul British Journal of Nutrition, sono incoraggianti sebbene ottenuti su un campione di venti individui. Il team di ricercatori toscani li ha osservati per dodici settimane: nelle prime sei i pazienti hanno tratto energia da alimenti (biscotti, cracker, pane e pasta) prodotti soltanto con farina di grano khorasan KAMUT®, nelle restanti sei i carboidrati ingeriti contenevano farina di frumento tradizionale. I miglioramenti osservati dopo il primo periodo, nei sintomi e in alcuni parametri ematici, non sono stati confermati al termine del secondo periodo di trattamento.
«Sebbene l’origine di questa malattia non sia ancora del tutto chiara, al termine del trattamento dietetico abbiamo notato la variazione di diverse citochine coinvolte nei processi infiammatori – afferma Francesco Sofi, ricercatore dell’agenzia di nutrizione dell’azienda ospedaliero-universitaria Careggi di Firenze -. Per la prima volta è stata dimostrata l’efficacia di un intervento dietetico di questo tipo sulla sintomatologia della sindrome del colon irritabile».
Cos’è il Kamut®?
Chi già conosce la storia del grano khorasan KAMUT® – adorato dagli italiani, acquirenti di oltre la metà delle vendite globali – probabilmente storcerà il naso. Quello che viene definito con un nome commerciale, infatti, non è altro che un grano antico, nel tempo messo da parte perché in grado di assicurare rese inferiori rispetto al frumento.
La provenienza
Da dove arriva il grano khorasan KAMUT®? In Rete si legge spesso che si tratta del grano che consumavano i faraoni egizi. Impossibile che i semi resistano da quattromila anni. Più probabile, invece, il legame con il territorio, visto che oggi nei mercati de Il Cairo si trovano i semi del grano khorasan: dal nome della regione dell’Iran dove fu descritto per la prima volta. Kamut, infatti, non è il nome di una specie vegetale, ma è un marchio registrato negli anni ‘80 – dalla Kamut International – per sfruttare a fini pubblicitari le sue presunte origini egizie e le parimenti dubbie peculiarità nutrizionali.
Cosa ne pensa la comunità scientifica
Anche su queste ultime, infatti, la comunità scientifica è divisa. «L’idea che i grani antichi siano più adatti all’alimentazione umana perché non “contaminati” è dura a morire – spiega Dario Bressanini, ricercatore presso il dipartimento di scienza e alta tecnologia dell’università dell’Insubria, nel libro “Le bugie nel carrello”, edito da Chiarelettere -. Diversi studi hanno confrontato i diversi grani, vista anche la diffusione della celiachia e di fenomeni allergici dovuti al frumento. Bene: nessuno di essi è riuscito ad ascrivere particolari differenze al kamut». Che, dunque, non è adatto ai celiaci né a tutte le persone che soffrono di allergia ad alcune proteine del frumento. Né tantomeno è un prodotto locale, visto che oggi è commercializzato in quasi tutto il mondo e le coltivazioni più vaste si trovano tra gli Stati Uniti e il Canada. Puro alimento della globalizzazione, dunque.
Il potere del marketing
Ora arriva questo nuovo studio a giocare a suo favore . Ma dal momento che sono gli stessi ricercatori toscani a far presente che «occorrerà ripetere l’esperimento su un campione più ampio di pazienti», per il momento conviene sapere che il grano khorasan KAMUT® non ha alcuna proprietà miracolosa, ma rappresenta soltanto un’astuta trovata di marketing che ha fatto leva sul desiderio dei consumatori di tornare all’antico. A caro prezzo, tra l’altro, se si considera che un pacco di farina di kamut può costare quattro volte in più rispetto al suo equivalente di grano duro. Chiosa Bressanini: «Se il kamut piace e lo si vuole acquistare, ben venga. Ma è bene anche sapere che il sovraprezzo non è giustificato né dalle caratteristiche nutrizionali né da quelle sanitarie». Puro marketing.