Wise Society : Biologico: le certificazioni e i controlli

Biologico: le certificazioni e i controlli

di di Francesca Tozzi
1 Giugno 2012

Cosa vuol dire scegliere un prodotto biologico? E cosa rappresenta la certificazione? Qualche consiglio per capire meglio cosa si acquista quando si sceglie bio


Un linguaggio comune

 

Il marchio europeo del biologico, identificabile con il logo verde e blu, è un marchio pubblico che garantisce la conformità al regolamento comunitario; Fabrizio Piva, amministratore unico del C.C.P.B. Consorzio Controllo Prodotti Biologici, ricorda che dal 1 luglio 2010 diventerà obbligatorio apporlo sulle confezioni dove apparirà rinnovato nell’aspetto. È importante sottolineare che, come gli standard normativi internazionali Iso vanno armonizzati a livello europeo (En) e poi nazionale (Uni per l’Italia) al fine di garantire uniformità alla normativa stessa per poi applicarla nei singoli Paesi, così le aziende agricole, agro-zootecniche e di trasformazione che vogliano commercializzare i propri prodotti come biologici devono innanzitutto rispettare le norme tecniche contenute nel Reg. CEE 2092/91 e sottoporsi al controllo di un ente autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole Forestali. Il quale ente effettuerà direttamente nelle aziende tutti i controlli necessari a certificare le produzioni biologiche.

 

Non tutti possono…

 

Attualmente sono attivi dieci organismi nazionali di certificazione delle produzioni biologiche: ICEA – Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale; BIOAGRICERT – Bioagricoop; BIOS; C.C.P.B. Consorzio Controllo Prodotti Biologici; CODEX; ECOCERT Italia; I.M.C. Istituto Mediterraneo di Certificazione; SUOLO E SALUTE; QCERTIFICAZIONI srl; BIOZERT L’accreditamento avviene – sulla base della rispondenza ai criteri di indipendenza, imparzialità, efficacia, competenza ed affidabilità – da parte del Ministero delle Politiche agricole e forestali. www.politicheagricole.it

 

I marchi privati collettivi

 

Sono quattro, sono gestiti da associazioni nazionali del settore (AGRIBIODINAMICA, AIAB, AMAB, DEMETER) e vengono rilasciati ai soci che scelgono di rispettare disciplinari più restrittivi rispetto alla normativa europea. “Si tratta di marchi ombrello di associazioni che hanno stabilito dei requisiti aggiuntivi rispetto a quelli previsti dal regolamento sul biologico – spiega Fabrizio Piva del C.C.P.B. – le aziende che ne riportano il marchio dichiarano così di avere accettato di assoggettarsi anche ai requisiti che queste associazioni richiedono loro. Per esempio, nel caso dell’Aiab uno dei requisiti è la lavorazione di materie prime ottenute esclusivamente in Italia, nel caso di Demeter è l’adesione ai principi della biodinamica”.

 

Come avvengono i controlli

 

Quella biologica è l’unica forma di agricoltura controllata in base a leggi europee e nazionali: non ci si basa, quindi, su autodichiarazioni del produttore ma su un sistema di controllo uniforme in tutta l’Unione. L’organismo di controllo autorizzato effettua una prima ispezione con propri tecnici specializzati che esaminano l’azienda e gli appezzamenti per verificare il rispetto della normativa. Così l’azienda può avviare la propria conversione al bio. Ma i controlli non finiscono qui: l’organismo provvede a più ispezioni l’anno, anche a sorpresa, e preleva campioni da sottoporre ad analisi. Tutti i passaggi della filiera produttiva vengono documentati su appositi registri predisposti dal Ministero per assicurarne la totale tracciabilità.

 

Il valore dei soldi

 

Il fatto che il controllato paghi il proprio controllore potrebbe far dubitare della validità dei requisiti che la certificazione va a garantire. In realtà, è lo stesso iter seguito per le certificazioni di processo (l’ormai diffuso standard Iso 9001) e di prodotto (per esempio le certificazioni BRC e IFS) che presuppongono un lungo lavoro di verifiche da parte di organismi terzi specializzati del calibro di SGS,  IMQ e CSQA, accreditati a loro volta da enti normatori: le Sincert. Quello che l’azienda biologica acquista non è semplicemente un marchio ma un insieme di servizi che portano a una certificazione, la cui validità è assicurata a monte dal Ministero e la cui esistenza è provata dal marchio stesso apposto sulla confezione. “Il marchio dell’organismo di certificazione è più simile a un marchio commerciale – spiega Fabrizio Piva – l’azienda che produce biologico può scegliere di farsi certificare da questo o da quell’organismo che, oltre a essere una parte terza, è soprattutto riconosciuto e autorizzato da un autorevole ente istituzionale come il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, cosa che garantisce l’imparzialità e la validità della certificazione stessa. Riportarne il logo sulla confezione dei prodotti è una scelta dell’azienda bio che però ha l’obbligo di specificare in etichetta chi è l’organismo che la certifica”.

 

Come leggere l’etichetta

 

Il consumatore è sicuro di trovarsi davanti a un prodotto proveniente da agricoltura biologica grazie all’etichettatura. Fabrizio Piva, amministratore unico del C.C.P.B., sottolinea che alcune informazioni devono essere presenti su tutte le confezioni dei prodotti biologici per cui, accanto alla dicitura “biscotti biologici”, bisogna sia indicato il nome dell’organismo di controllo per es. C.C.P.B. srl con sotto il codice numerico che lo identifica, in questo caso IT BIO 009, un altro codice che identifica l’operatore controllato e il numero di autorizzazione. “Si possono aggiungere sul packaging delle informazioni per il consumatore a proposito del rispetto del suolo, della rotazione delle colture e delle peculiarità del metodo biologico – continua – un classico esempio è la dicitura “l’Agricoltura Biologica esclude il ricorso a ogm e a pesticidi di sintesi chimica”; non è escluso però che siano presenti tracce di sostanze ammesse come il rame e lo zolfo che, pur non essendo pericolosi per la salute, appartengono a tutti gli effetti alla famiglia dei fitofarmaci.

 

Le garanzie e il valore aggiunto

 

Piva ricorda poi che la certificazione garantisce un metodo di produzione particolare, il che significa che non si tratta solo di escludere una serie di sostanze – gli ogm, i fertilizzanti di sintesi, gli erbicidi, gli anticrittogamici e gli insetticidi – ma anche di affermare un modo diverso di coltivare la terra che ne rispetta e ne preserva gli equilibri naturali, tutelando le biodiversità e l’ambiente. Sicuri come quelli da agricoltura convenzionale, i prodotti biologici offrono delle garanzie in più anche dal punto di vista microbiologico in quanto vengono applicate misure preventive contro ogni forma possibile di contaminazione: l’ispettore verifica, tra le altre cose, che i confini del campo non siano a rischio ovvero che il campo non riceva per esempio per via aerea le sostanze chimiche usate in un vicino campo coltivato secondo il metodo convenzionale o i fumi di un’industria o di una discarica.

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