Cinque giorni di incontri, degustazioni, conferenze, laboratori e shopping gastronomico. È il ricco programma di Salone del Gusto e Terra Madre 2010 previsti a Torino da oggi al 25 ottobre. Una grande kermesse per conoscere meglio il cibo e chi lo produce in tutto il mondo. In nome di un'agricoltura che rispetti l'ambiente e chi la pratica
Appuntamento a Torino per tutti gli appassionati di alimentazione e enogastronomia. Inaugurano oggi, infatti, il Salone internazionale del Gusto (mostra mercato del cibo di qualità con i produttori di 162 Paesi del mondo) e Terra Madre 2010 (meeting delle comunità del cibo con oltre cinque mila rappresentanti di comunità del cibo, cuochi, docenti e musicisti da 160 Paesi) in programma fino a lunedì 25 ottobre al Lingotto Fiere (via Nizza 280), dedicati quest’anno al rapporto tra materie prime e territori e alla salvaguardia di lingue, etnie e culture autoctone. Due diverse manifestazioni per dar vita a un’unica grande festa in nome del cibo sostenibile e di chi lo produce, secondo le regole di un’agricoltura buona, pulita e giusta.Tantissime le possibilità di approfondire grandi temi per il futuro del Pianeta (dalla biodiversità alle energie rinnovabili) ma anche aspetti legati alla produzione di alimenti di qualità, alle risorse ambientali, alla dignità dei lavoratori e alla salute dei consumatori attraverso un ricco calendario di conferenze, incontri con esperti e studiosi di livello internazionale, comunità di artigiani e contadini, laboratori del gusto e della terra, appuntamenti di cultura e cinema (programma completo e info pratiche: (www.salonedelgusto.it e www.terramadre.info). E tra un evento e l’altro c’è spazio per dare un’occhiata e fare acquisti alle bancarelle del mercato del gusto (cuore del Salone), per conoscere nuovi presidi (piccoli produttori di eccellenza con metodi tradizionali) italiani e stranieri o per assaggiare “cibo di strada” (dalla focaccia di Recco alla piadina romagnola, o specialità da Cina e Kurdistan iracheno) preparato al momento dai venditori ambulanti arrivati da tante regioni italiane di Paesi stranieri.
Più attenzione all’ambiente
Caratteristica dell’edizione 2010 e frutto di una proficua collaborazione tra gli organizzatori delle due manifestazioni (Regione Piemonte, Città di Torino e Slow Food), il Politecnico di Torino e l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, è anche quella di aver individuato e messo in pratica 22 nuove idee, articolate in dieci ambiti di intervento, per ridurre l’impatto ambientale (complessivamente del 65 percento in riferimento alla prima edizione del 2006). Tra le azioni più significative l’utilizzo di materiali eco-sostenibili per allestimento e supporti grafici, raccolta differenziata e valorizzazione dei rifiuti, utilizzo di componenti biodegradabili e compostabili, sia per il consumo di cibo (tovagliette e contenitori) sia per borse della spesa (in linea con la norma già in vigore nel Comune di Torino che vieta la distribuzione di sacchetti di plastica non biodegradabile), riduzione dei materiali cartacei e del fabbisogno energetico (illuminazione a led e fibre ottiche e lampade fluorescenti), distribuzione di acqua da rete idrica e recupero di alimenti non utilizzati (da bancarelle, stand e cucine) da assegnare in beneficenza. «Il progetto di riduzione dell’impatto ambientale di quest’anno è un’iniziativa altamente innovativa, che conferma la vocazione di Slow Food a prendere il meglio dei nostri saperi per guardare al futuro in maniera creativa e originale» spiega Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia. «Grazie a questo progetto abbiamo messo in relazione virtuosa tra loro aziende e soggetti che non si conoscevano e non avevano in atto collaborazioni, pensando, lavorando e creando insieme soluzioni di grande efficacia».
Riuso e soccorso alimentare
E a proposito di riduzione degli sprechi ecco un’iniziativa ad hoc :“Ne avanza per me?” (lunedì 25 ore 20,30 Teatro del Gusto), prevede una grande cena di chiusura, aperta a tutti, all’insegna del recupero e del riuso, della fantasia e della convivialità, con la collaborazione di cuochi di ristoranti stellati, ma anche di semplici osterie, impegnati nella creazione di piatti inediti recuperando il surplus di materie prime dall’evento. Per non buttare via il cibo, bisogna anche imparare da dove viene e quanto costa produrlo. E allora potrebbe essere utile partecipare, magari insieme a bambini e ragazzi a “Parla (di) come mangi” un nuovo percorso didattico (in collaborazione con Laboratorio Creativo e NU–Arti in Gioco) che propone un viaggio alla scoperta delle relazioni tra cibo e territorio e una guida a tutti i partecipanti con consigli utili per la spesa quotidiana. Nell’ambito invece dei tanti significativi progetti di educazione alimentare e solidarietà di Terra Madre merita di esserne segnalato uno speciale: prevede di migliorare le condizioni alimentari delle persone affette da HIV, lavorando con le famiglie colpite dal virus, per metterle in grado di produrre in modo autonomo il proprio cibo e di guadagnare con la vendita dei prodotti. Succede in Kenia, con l’iniziativa “Soccorso alimentare per 90 famiglie kenyote affette da HIV”, dove il convivium Slow Food Central Rift e l’ong locale NECOFA forniranno alle famiglie del distretto di Molo sementi, bestiame e formazione (in materia di agricoltura biologica, allevamento su piccola scala e nutrizione) aiutandole a diventare più autosufficienti.