Secondo una ricerca di Fondazione Barilla, in Francia, Giappone e Canada l'agricoltura è più sostenibile, c'è meno spreco di cibo e si mangia più equilibrato. Italia sesta
Davanti a tutti, nella classifica dell’alimentazione mondiale, c’è la Francia. A seguire, sul podio, il Giappone e il Canada. Sono queste le nazioni più virtuose nel produrre, distribuire e consumare il cibo. In questi Paesi mangiare è più «buono»: non soltanto per una questione di gusto. Tra i 25 Stati analizzati da «The Economist Intelligence Unit» (il centro di ricerca del gruppo «The Economist») per la Fondazione Barilla, i tre sopra citati sono risultati in cui l’agricoltura è più sostenibile, si spreca meno il cibo e si mangia in modo più equilibrato: senza eccessi e carenze, ponendo attenzione alla propria salute propria e a quella del pianeta. In fondo alla classifica si sono collocati l’India, l’Arabia Saudita e l’Egitto, dove è facile incrociare i due opposti: la malnutrizione e l’obesità. I risultati sono stati presentati nel corso della settimana edizione del Barilla Forum, organizzato all’università Bocconi di Milano.
UNA CLASSIFICA PER PREMIARE LA SOSTENIBILITA’ – La Francia s’è guadagnata il primo posto per le sue innovative politiche contro lo spreco e per l’approccio equilibrato all’alimentazione. Giappone e Canada, invece, sono state premiate per le loro politiche varate in tema di agricoltura sostenibile, oltre che per la diffusione di regimi alimentari equilibrati. Il verdetto è il frutto dell’indice di sostenibilità alimentare, un misuratore unico nel suo genere che rivoluziona la visione del cibo, analizzando le scelte alimentari del pianeta non solo sulla base del gusto, ma anche del valore complessivo che il cibo rappresenta. L’analisi ha permesso di stilare la classifica dei luoghi dove si mangia meglio nel pianeta valutando 58 parametri in tre ambiti di ricerca: agricoltura sostenibile, sfide nutrizionali e spreco di cibo. «L’indice di sostenibilità alimentare servirà a farci capire dove si mangia meglio al mondo in termini di sostenibilità del sistema alimentare, permettendo agli studiosi e ai decisori politici di capire come orientare ricerche e scelte politiche – afferma Guido Barilla, presidente del «Barilla Center Food and Nutrition -. Il cibo italiano è il più buono al mondo come gusto, ma come sistema alimentare il nostro Paese può fare meglio». L’obiettivo per il futuro è utilizzare l’indice anche per misurare i consumi delle grandi metropoli del Pianeta: Londra, Milano, Parigi, Toronto, Belo Horizonte, Johannesburg, Shanghai, Kyoto, Messico City, Berlino, Mosca, Tel Aviv, Dubai, San Francisco, Lagos e Mumbai.
ITALIA SESTA, COL PROBLEMA DELL’OBESITA’ INFANTILE – Nella graduatoria l’Italia s’è piazzata sesta: primo Paese per europeo per emissioni di gas serra e tra i primi dieci per sostenibilità in agricoltura, intesa come diversificazione nel settore e sapiente gestione dei consumi idrici. Buone anche le performance adottate lungo la Penisola per contrastare lo spreco di cibo, come dimostra la legge promulgata la scorsa estate. Secondo il World Wildlife Fund, un terzo dell’intera produzione alimentare viene sprecato. Si tratta di circa quattro volte la quantità di cibo necessaria a sfamare le quasi ottocento milioni di persone sul pianeta che sono denutrite. Lo spreco alimentare è un problema tanto dei Paesi sviluppati quanto di quelli che hanno meno possibilità, dove comunque si registrano percentuali di scarto inferiori. Meno positiva è stata invece la performance dell’Italia sugli aspetti nutrizionali: siamo il terzo Paese per ipernutrizione e al secondo posto per sovrappeso e obesità nella fascia di età tra i 2 e i 18 anni. A salvarci in calcio d’angolo è la consapevolezza – ampiamente diffusa nella popolazione – di quanto sia importante seguire una dieta equilibrata e salutare, come quella mediterranea. Eppure, proprio quando il resto del mondo celebra questa dieta come la migliore del pianeta, i dati mostrano che i nostri connazionali la stanno abbandonando, soprattutto le generazioni più giovani.
IL PARADOSSO DEI PAESI POVERI – Quanto allo sviluppo e alla promozione dell’agricoltura sostenibile, in cima alla classifica si sono piazzati la Germania, il Canada e il Giappone. La Germania si è aggiudicata il primo posto per l’agricoltura sostenibile, per gli ottimi risultati ottenuti nella gestione delle risorse idriche e per l’utilizzo relativamente basso di pesticidi e fertilizzanti. Il Canada si è piazzato al secondo posto grazie agli alti punteggi ottenuti per la qualità dei sussidi, la diversificazione della produzione agricola e l’alta produttività. Dall’altra parte, ai gradini più bassi della classifica, si ritrovano l’India, gli Emirati Arabi e l’Egitto, condizionati dalla scarsità idrica, dalla poca biodiversità e da un pesante impatto ambientale dell’agricoltura sul suolo. I Paesi che dovranno affrontare le maggiori sfide in campo alimentare sono l’India, la Nigeria e il Sudafrica. I tassi di obesità, infatti, stanno crescendo sempre di più nei Paesi in via di sviluppo, soprattutto tra i più piccoli, anche se in realtà si continua a soffrire la fame. È qui che i due fenomeni – obesità e malnutrizione – si fronteggiano, con un sostanziale aumento di malattie legate all’obesità: come il diabete di tipo 2, l’ictus e il cancro. Paradossi della tavola nel terzo millennio.
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