Wise Society : Rischio di cancro al seno: la mastectomia preventiva è una soluzione?

Rischio di cancro al seno: la mastectomia preventiva è una soluzione?

di Francesca Tozzi
17 Maggio 2013

La scelta di Angelina Jolie di farsi asportare entrambi i seni per prevenire un probabile tumore ha fatto molto discutere. In Italia si preferisce però un altro approccio, improntato alla prudenza e alla prevenzione. Questo tipo di intervento non è adatto a tutti. Il dottor Alberto Luini dell'Istituto Europeo di Oncologia spiega perché

Foto di TipsTimes/flickr

Farsi asportare entrambi i seni per scongiurare il rischio di un cancro: si tratta della mastectomia preventiva, un’operazione di cui si sta molto parlando sulla scia di quando dichiarato da Angelina Jolie sul New York Times. L’attrice vi si è sottoposta dopo aver scoperto, grazie a un test genetico, di essere portatrice di un gene difettoso per il quale aveva l’87% di possibilità di essere colpita da un tumore alla mammella. Essendo madre di sei figli la Jolie ha optato per una scelta radicale per evitare di sottoporli al trauma che lei stessa aveva subito: la perdita della madre, morta di cancro al seno.

La cosa ha fatto molto discutere sia per una questione economica – non tutti possono permettersi un test genetico e un’operazione di questo tipo – sia sotto l’aspetto sanitario. Quando è opportuno sottoporsi a questo tipo di operazione? Se negli Stati Uniti il ricorso alla doppia mastectomia preventiva è cresciuto in maniera impressionate – gli ultimi dati parlano di un aumento del 15% l’anno – in Italia i medici invitano a una maggiore prudenza indicando un’altra strada. L’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, che in Italia effettua il maggior numero di interventi per tumore al seno, effettua circa 10 mastectomie profilattiche ogni anno. Considerando tutti i centri di eccellenza italiani nel trattamento senologico, possiamo stimare che le mastectomie profilattiche annuali possano raggiungere forse un numero di 50-100.

A evidenziarlo è il dottor Alberto Luini, direttore della Senologia dello IEO: «In Italia preferiamo un approccio personalizzato – spiega – controlli individualizzati per ciascuna donna, con l’attenzione alle aspettative di vita (gravidanza, allattamento) e, ove utile e condiviso, anche la mastectomia in una minoranza di casi». Il professor Umberto Veronesi, che ha scoperto il linfonodo sentinella e ha proposto la quadrantectomia come sistema per salvare la vita delle donne preservandone il seno il più possibile, ricorda l’efficacia dei controlli preventivi che danno una possibilità di guarigione al 98%.

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La scelta della Jolie può sembrare ragionevole ma non è così risolutiva come sembra. «La mastectomia può lasciare una piccola parte di tessuto mammario sotto la pelle, e questo tessuto deve essere tenuto in considerazione – continua Luini – Poi c’è il fatto che un ragionamento apparentemente lineare non tiene conto dell’impatto psicologico di una mutilazione come la mastectomia, anche se le ricostruzioni con chirurgia plastica sono effettivamente tecnicamente perfette, e delle possibili complicanze chirurgiche o dell’insoddisfazione della donna di fronte a un’immagine di sé alterata. Le donne non chiedono molto la mastectomia profilattica in realtà. Vogliono, invece, e hanno ragione, controlli accurati e personalizzati, vogliono che i medici spieghino loro quanto e cosa rischiano. Certo, gli esempi di donne molto famose pongono il dubbio, ed è giusto che sia così. Nessuno dice che la mastectomia profilattica sia sbagliata: non lo è. Si deve avere un approccio individuale, sviluppare una buona relazione tra donna e medici e arrivare insieme a una decisione giusta per quella donna, proprio per lei. I test genetici sono importantissimi ma hanno un peso psicologico e nelle scelte della vita. Chi ha una familiarità molto alta per tumore può chiedere una valutazione nei centri di eccellenza: non si fa subito il test, si procede con colloqui e test e questionari, per arrivare solo quando è il caso, e quando la persona è motivata, al test genetico».

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