Wise Society : I veicoli diesel in Italia causano 1250 morti l’anno

I veicoli diesel in Italia causano 1250 morti l’anno

di Fabio Di Todaro
21 Settembre 2017

Da uno studio scientifico internazionale emerge che le emissioni di polveri sottili emessi dalle automobili sono superiori a quelle dichiarate dalle case produttrici

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Secondo gli esperti sarebbero almeno 425mila i decessi annui attribuibili all’inquinamento dell’aria nei 28 Paesi dell’Unione europea. Di questi, poco meno di diecimila sono attribuibili alle emissioni di ossidi di azoto dai motori diesel, image by iStcok

È l’Italia il Paese europeo in cui l’inquinamento provocato dalle automobili miete il maggior numero di vittime. Il surplus di emissioni dei veicoli diesel, rispetto a quanto dichiarato dalle case automobilistiche, ha causato in Italia 1.250 morti all’anno. A quantificare le conseguenze del Dieselgate sono l’Istituto meteorologico norvegese e l’istituto internazionale Iiasa, in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica «Environmental Research Letters» da cui emerge che il nostro Paese è il più colpito di tutta l’Europa. I dati riportati dagli esperti sono raggelanti. Sarebbero almeno 425mila i decessi annui attribuibili all’inquinamento dell’aria nei 28 Paesi dell’Unione europea: a cui occorre aggiungere la Norvegia e la Svizzera. Di questi, poco meno di diecimila sono attribuibili alle emissioni di ossidi di azoto dai motori diesel. Mentre poco più di 4500 da ricollegare a emissioni in eccesso rispetto ai limiti dichiarati dai produttori di veicoli. I ricercatori hanno infatti riscontrato alcune variazioni significative tra i dati rilevati nei test in laboratorio e quelli misurati in «real life».

IL TRISTE PRIMATO DELL’ITALIA – Dalla ricerca si evince come il nostro Paese sia quello che registra il più alto numero di morti premature riconducibili alle polveri sottili emesse dai veicoli diesel: 2.810 all’anno. Seguono la Germania, con 960 decessi annui correlati agli ossidi di azoto in eccesso, e la Francia con 680. La top ten include Paesi Bassi, Polonia, Spagna, Belgio, Svizzera e Ungheria. Mentre i restanti venti Paesi, pur rappresentando il 23 per cento della popolazione europea, contano soltanto il dieci per cento dei decessi: in particolare, in Norvegia, Finlandia e Cipro il rischio di morte è 14 volte inferiore alla media continentale. Dal lato opposto della classifica ci sono Norvegia, Finlandia e Cipro. Il triste primato della Penisola «riflette la situazione molto negativa dell’inquinamento specialmente nel Nord Italia, densamente popolato», spiega l’autore della ricerca, Jan Eiof Jonson, ricercatore dell’Istituto norvegese di meteorologia. Sempre secondo lo studio, se i veicoli diesel avessero avuto emissioni basse come quelli a benzina, si sarebbero potuti evitare i tre quarti dei decessi prematuri, pari a circa 7.500 all’anno in Europa e a 1.920 in Italia. Le conclusioni dello studio cristallizzano quello che era uno scenario ormai tratteggiato già da diversi mesi. Per legge, i produttori di automobili hanno l’obbligo di dimostrare alle agenzie di controllo nazionali che rispettano le soglie di emissione prescritte. Il meccanismo di certificazione si è basato, finora, sui test compiuti in laboratorio. Oggi si scopre – o meglio si ha la conferma – che in realtà le emissioni rilevate in strada sono diverse da quelle dichiarate dalle aziende. Una realtà che fa il paio con la bufera che nei mesi scorsi ha travolto Volkswagen e costretto aziende e governi ad ammettere la difformità delle rilevazioni.

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Secondo uno studio internazionale se i veicoli diesel avessero avuto emissioni basse come quelli a benzina, si sarebbero potuti evitare i tre quarti dei decessi prematuri, pari a circa 7.500 all’anno in Europa e a 1.920 in Italia, Image by iStock

LA CLASS ACTION DI «ALTROCONSUMO» – A proposito: c’è tempo fino al primo ottobre per sottoscrivere la class action lanciata da «Altroconsumo». «Speriamo in una sentenza del tribunale di Venezia già tra fine 2018 e metà del 2019», affermava pochi giorni fa all’«Adnkronos» il presidente Paolo Martinello – La questione dell’illecito, che noi contestiamo a Volkswagen è in pratica già dimostrato perché da un lato la casa automobilistica ha sostanzialmente ammesso, dall’altro abbiamo la decisione di Antitrust con la condanna a cinque milioni di euro, sanzione massima prevista, per pratiche commerciali scorrette». Al centro della questione c’è la commercializzazione dal 2009 in avanti di veicoli diesel omologati ricorrendo a un software in grado di alterare il comportamento del veicolo durante i test per il controllo delle emissioni inquinanti. Risultato: emissioni di ossido di azoto più basse rispetto a quelle rilevate in strada. Proprio ciò che adesso ha messo nero su bianco anche la comunità scientifica, riconoscendo all’Italia un triste e poco invidiabile primato.

Twitter @fabioditodaro

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