Wise Society : Eliminare le muffe in dieci mosse: istruzioni per l’uso

Eliminare le muffe in dieci mosse: istruzioni per l’uso

di Lia del Fabro
1 Febbraio 2012

Pulire spesso il frigo, non lasciare resti di alimenti in giro, combattere l'umidità. Semplici, ma importanti accorgimenti che possono ridurre o evitare la formazione di "funghi" tossici per la nostra salute

Le informazioni sulla tossicità delle muffe sono in aumento. Dalla Germania arriva un dato preoccupante: si stima che il 30 percento dei trenta milioni di persone affette da allergie, sia allergico a muffe e funghi. Ma quanti e quali strumenti abbiamo per indagare se determinate patologie dipendono dalla convivenza con questi funghi pluricellulari?

Inquinamento ambientale da “funghi”

 

Diciamo subito che esistono analisi cliniche per indagare se un paziente presenta malattie o disturbi di tipo allergico da muffe. Ma gli esami, per così dire classici, che si usano nella maggior parte dei nostri laboratori sono molto parziali e non coprono la complessità delle possibilità. Peggio è se ci spostiamo sul fronte delle indagini che dovrebbero verificare la presenza di sostanze volatili tossiche in un ambiente chiuso. Esiste una specifica unità di misura, che è stata chiamata  “Unità Formanti Colonia” (UCF),  utilizzata  per determinare il livello di inquinamento ambientale da muffe sulla base del numero di colonie in un metro cubo d’aria. Queste analisi sono costose ma sono fondamentali per la ricerca, l’individuazione di elementi tossici e quindi l’eventuale  bonifica dell’ambiente. Nel nostro Paese questo tipo di test è quasi sconosciuto per la scarsa formazione e conoscenza del problema. Manca la richiesta di specifiche indagini da parte di medici che non sono informati sui temi della medicina ambientale, l’industria non investe nella produzione di macchinari ad hoc e i laboratori non si attrezzano: di fronte a questa situazione il circolo virtuoso non si mette in moto.

In Germania kit di analisi fai da te

 

Su questo tipo di indagini in Germania hanno persino messo in commercio un kit di analisi “fai da te” che, attraverso l’uso di  piastre di piccole dimensioni fatte con sostanze che favoriscono la riproduzione di funghi, può rilevare la presenza ambientale di muffe pericolose per l’uomo. La procedura è semplice: una di queste piastre va posta all’esterno (perché la misurazione indoor deve sempre avvenire a confronto con la situazione esistente nell’ambiente esterno), mentre le altre piastre fornite nel kit sono collocate in ciascuno degli ambienti sospetti e successivamente devono essere sigillate dopo un certo numero di ore di esposizione. Il cittadino può agevolmente leggere i risultati oppure inviare le piastre ad un laboratorio per un’analisi specifica ed il medico di base è in grado di fare una prima valutazione sulla pericolosità o meno degli ambienti indagati. Il punto chiaro che deriva da questo significativo esempio è quello della sensibilizzazione al problema a livello sociale, da parte di medici e di cittadini, e anche dell’industria che ha immesso sul mercato un prodotto su cui esiste una specifica domanda. Per quanto riguarda le cure da patologie causate dalle muffe, esistono, soprattutto nei casi di malattie di natura infettiva, medicinali efficaci in grado di salvare la vita dei pazienti. Ma è quando il medico sospetta malattie che derivano dall’inquinamento ambientale di tipo tossico che le cose si fanno più difficili. Facciamo un esempio: un pediatra può tamponare nelle fasi acute la tosse cronica di nostro figlio con i farmaci, ma non in modo definitivo, se non è affrontata la causa reale della malattia che può dipendere dalla presenza di fattori tossici, ad esempio nella stanza del piccolo. Ma è possibile verificarlo solo se abbiamo una conoscenza completa di tutti gli aspetti del problema attraverso le opportune analisi in modo da verificare se siamo in presenza di muffe e se dobbiamo procedere alla bonifica dell’ambiente.

L’importanza della prevenzione

 

Fin qui l’approccio a livello di terapia, ma possiamo agire anche in termini di prevenzione. Ecco alcune semplici azioni da mettere in atto per evitare l’insorgere di muffe: prima di tutto arieggiare le stanze il più possibile per evitare che negli ambienti si crei un habitat ideale per la crescita ed il moltiplicarsi di muffe; eliminare gli umidificatori dai termosifoni, perché favoriscono il micro-clima caldo umido; verificare con attenzione se esistono muffe dietro i mobili, sulle superfici di legno e in tutte le zone dove sospettiamo si possa annidare l’umidità; eliminare il più possibile le perdite e la dispersione di acqua; ridurre la presenza di piante all’interno degli ambienti, soprattutto se in idrocoltura; per quanto riguarda i cibi, non lasciare resti di alimenti abbandonati; pulire il frigo di frequente; se troviamo la tipica patina che si forma sulla superficie dei cibi, c’è il sospetto che le muffe possano essersi diffuse al di là della parte visibilmente colpita e quindi meglio eliminare l’intero alimento; le zone di compostaggio presenti nei giardini e nei terrazzi sono ricchissime di muffe e i soggetti sensibili dovrebbero evitarle. Se la muffa si è formata in luoghi dove le guarnizioni sono difettose oppure dove la  ventilazione non è sufficiente, è bene lavorare sulle cause e quindi aggiustare le guarnizioni o garantire un maggiore ricambio dell’aria. All’estero sono sorti negli ultimi anni centri di assistenza e imprese specializzate che, nel momento in cui il cittadino non riesce a farlo da solo, risolvono in modo professionale il problema.

 

(con la collaborazione di Antonio Maria Pasciuto, medico ambientale a Roma)

 

 

 

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