Wise Society : Sobria, solidale e sostenibile. Ecco l’Italia di domani

Sobria, solidale e sostenibile. Ecco l’Italia di domani

di Ilaria Lucchetti
30 Novembre 2011

La fondazione Pubblicità Progresso compie 40 anni e fa i conti con una nuova società: il cui benessere non dipenderà solo dal PIL

Dal PIL (prodotto interno lordo) al FIL (felicità interna lorda) e i nuovi parametri per valutare la qualità della vita. Ovvero gli indicatori più adatti a misurare il benessere collettivo e il ruolo strategico della comunicazione sociale nel mondo. Sono stati questi i fili conduttori che hanno animato Communication For Happiness, la settima Conferenza Internazionale della Comunicazione Sociale, organizzata venerdì 18 novembre all’Università Iulm di Milano dalla Fondazione Pubblicità Progresso, in occasione dei suoi 40 anni.

«È sempre più necessario utilizzare nuovi parametri per valutare il contesto sociale attuale», ha commentato Alberto Contri, Presidente della Fondazione Pubblicità Progresso, «e aver posto questo tema al centro della nostra annuale Conferenza Internazionale della Comunicazione Sociale, dimostra ancora una volta quanto siano sensibili le nostre antenne sulla società».

Poche nascite, tanti immigrati

 

Ma in questi quarant’anni come è cambiato il nostro Paese? E noi italiani? A fornire le risposte, Paolo Anselmi, vicepresidente dell’istituto di ricerche di mercato Gfk Eurisko, che ha presentato un nuovo studio. Rispetto al 1971, oggi l’Italia fa registrare un tasso di natalità quasi dimezzato e, di conseguenza, una crescita al rallentatore della popolazione, con un più 6,5 milioni di abitanti, il 70 percento dei quali figli di cittadini immigrati.

È aumentata contestualmente l’aspettativa di vita, mediamente di 10 anni sia per la popolazione maschile che per quella femminile, fattore che ha portato a spese previdenziali superiori. Cresciuto anche il livello dell’istruzione, in particolare delle donne. E si è rivoluzionato pure il quadro relativo alle situazioni familiari: quadruplicate le separazioni e triplicati i divorzi. In una sorta di decalogo, Anselmi ha poi tratteggiato più nello specifico, voce per voce, i capitoli di questa metamorfosi. A partire dall’aumento dei tassi di istruzione che ha spinto verso l’alto la domanda di informazione, sviluppando così una maggiore capacità critica e il rafforzamento della soggettività individuale. A ciò è seguito, tra la metà degli anni ’80 e i primi anni ’90, la diffusione delle tecnologie, portatrici di più ampie possibilità di comunicazione, di scambi sociali e di opportunità di accesso alle informazioni. «Ma il fenomeno più rilevante colto in questi quarant’anni è stata l’emancipazione della componente femminile della popolazione», ha sottolineato il vicepresidente di Gfk Eurisko. L’accesso diffuso ai traguardi più alti della scolarizzazione tra le donne italiane ha avuto molteplici effetti, «ha modificato la natalità, mutato l’organizzazione del lavoro in termini di conciliazione e ha reso necessario rivedere i progetti di vita, non soltanto femminili, ma anche dell’universo maschile». La quarta svolta importante riguarda poi il processo di maturazione della società. Oltre all’aumento delle spese pensionistiche, questo fattore ha avuto come conseguenza un maggiore sviluppo dei valori legati alla cura, agli affetti, alle relazioni. Permettendo l’emersione di un nuovo paradigma non più soltanto economico e materiale. I soggetti anziani, ma attivi, hanno infatti favorito un clima culturale più conservativo, attento alle funzioni di recupero e di protezione del patrimonio naturale, artistico e delle tradizioni in generale.

Fanalino di coda: i giovani

 

Non proprio incoraggiante invece il focus sui giovani che rappresentano un punto dolente, della trasformazione dagli anni ’70 a oggi. Incertezza, disagio, marginalità e scarse prospettive occupazionali caratterizzano nel 2011 quello che quarant’anni fa era il gruppo sociale più trascinante, contestatore ma di riferimento. Anche se resta lo spazio per uno spiraglio positivo, dato che questa situazione spinge i ragazzi a investimenti elevati nella propria crescita personale e professionale. Un altro cambiamento macroscopico da un punto di vista sociale, e non soltanto poiché fondamentale e connesso con aspetti economici, è il passaggio verso una realtà multietnica, tuttora comunque vissuta come potenzialmente rischiosa. Cresciuta poi l’attenzione per il well-being, il benessere personale, e la consapevolezza dell’importanza di stili di vita sani che hanno portato a una diminuzione di fumatori e consumatori di alcol, parallelamente alla diffusione delle attività fisiche e sportive.

Il futuro: sobrio e responsabile

 

La popolazione italiana è divenuta anche più sensibile alle eco-tematiche: in un primo momento, mostrando un’attenzione sempre più viva verso le emergenze del degrado ambientale e poi ampliando la propria disponibilità attiva a cambiare abitudini per migliorare lo status quo. Anche in termini di Rsi e sostenibilità sociale. Nemmeno il versante dei consumi è rimasto immutato e noi italiani siamo diventati acquirenti sempre più consapevoli e informati, pretenziosi quanto a qualità e impatto ambientale e sociale dei prodotti comprati. Infine, l’istantanea di Eurisko svela quello che è l’ultimo dei punti cardine, la maggiore soggettività. Fenomeno che si è andato esprimendo attraverso livelli superiori di autonomia e di elaborazione etica, maggiore impegno civile e responsabilità sociale. Fino qui, le fotografie appaiate. Come eravamo e come siamo. Ma si può ipotizzare come saremo? «Si, secondo segnali che abbiamo raccolto negli ultimi anni e mesi, stiamo andando verso un nuovo modello di benessere che si fonda su maggiore moderazione e sobrietà e su una dimensione meno materiale» ha concluso Paolo Anselmi. Svilupperemo un’attenzione sempre più intensa verso la dimensione pubblica, ambientale e non soltanto: crescerà la partecipazione, la sensibilità verso la responsabilità sociale d’impresa e un’orgogliosa consapevolezza di tutto ciò che è “made in Italy”.

 

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