Wise Society : Le app per smartphone che rendono la mobilità semplice (2)

Le app per smartphone che rendono la mobilità semplice (2)

di Stefano Panzeri
3 Giugno 2016

Con gli smartphone la mobilità semplice è possibile. Ci si può muovere infatti in modo “intelligente” grazie alle applicazioni che semplificano la ricerca

Con gli smartphone la mobilità semplice è possibile. Ci si può muovere infatti in modo “intelligente” grazie alle applicazioni che semplificano la ricerca dei mezzi ideali per raggiungere la destinazione desiderata nel minor tempo e con costi ed emissioni contenute. A sedurre la platea di Mobility in Italy non sono state soltanto le app per gli spostamenti individuali (di cui parliamo in questo articolo), ma pure le soluzioni per rendere più semplici e comodi gli spostamenti con mezzi pubblici o condivisi.

MOOVIT CERCA IL MEZZO IDEALE. Pensata per agevolare la ricerca del mezzo ideale per spostarsi è Moovit, app nata in Israele nel 2012 e oggi usata da 35 milioni di persone in 800 città di 60 paesi, Italia inclusa con oltre 3 milioni di utenti in 50 località. L’idea è semplificare l’uso del mezzi pubblici fornendo all’utente tutte le informazioni su bus e metro, con possibilità programmare il percorso più veloce o comodo per raggiungere la destinazione e di ricevere avvisi in tempo reale dei tempi d’attesa grazie all’integrazione delle informazioni ufficiali con quelle provenienti dalla community. Inizialmente concentrato sulle aree metropolitane, il servizio è in espansione a livello regionale (già attivo in Lombardia e Campania) con l’introduzione delle news sui treni. L’altra evoluzione riguarda l’intermobilità, ossia l’inserimento dei servizi di taxi e sharing disponibili, modalità quest’ultima già presente in molte città in riferimento alla bici in condivisione, mentre in futuro potrebbe essere abilitato il pagamento “mobile”.

URBI, LA SHARED MOBILITY IN UN’APP. Se il trasporto pubblico può crescere, il car sharing è destinato a una forte ascesa nei prossimi anni con il probabile ingresso di nuovi operatori. A Milano i servizi di auto, scooter e bici in condivisione sono già sei, oltre a MyTaxi, e scegliere il mezzo più vicino e comodo diventa difficile. Per semplificare la ricerca del mezzo ideale è nata Urbi, app che trova il veicolo più vicino tra quelli dei diversi operatori e ne consente la prenotazione. Tra le funzioni ricordiamo quelle di notifica appena si libera una vettura in prossimità del luogo richiesto, di verifica dello storico dei viaggi e dei relativi costi, di ricerca delle stazioni di servizio e dei parcheggi convenzionati. C’è pure “Calcola il percorso” che suggerisce la modalità più rapida ed economica per raggiungere una destinazione. Di fatto, con un’unica app è possibile gestire tutti i servizi di sharing mobility attivi in città senza dovere effettuare accessi diretti ai singoli providers e dover calcolare i costi di ciascun servizio. Attivo a Roma, Milano, Firenze, Torino e in altre sette città con car sharing ICS e bike sharing.

DRIVY, LA CONDIVISIONE TRA PRIVATI. «Domani esisterà un grande progetto di mobilità dove tutti collaboreranno». Ne è convinto Patrick Foster, amministratore delegato di Drivy, l’app pensata per il car sharing peer to peer, ossia effettuato con le vetture dei privati. Una soluzione che ha già un milione di clienti tra Germania, Spagna e Francia, dove è nata. L’idea è di rendere disponibili le proprie auto, in genere inutilizzate per il 95% del tempo, con un funzionamento simile a un normale servizio di condivisione e con prenotazione tramite smartphone. A cambiare sono le tariffe scelte dagli stessi proprietari considerando un prezzo minimo di 8 euro/giorno per coprire le spese di assicurazione sostenute da Drivy. Secondo Forster «è una soluzione efficace che non richiede investimenti, non necessita di molte vetture sul territorio per funzionare ed è sicura, tanto che il tasso di incidenti con le auto condivise è sette volte inferiore alla media nazionale».

JOJOB, AL LAVORO CON I COLLEGHI. Buone prospettive future ci sono pure per il car pooling, la condivisione della auto di gruppi di persone che contribuisce a ridurre traffico, CO2 e spese degli spostamenti. Di certo è piaciuta Jojob, app realizzata dalla start up torinese Bringme e scelta da 73 aziende con più di 200 dipendenti e oltre 1000 piccole e medie imprese. L’app creata per rendere più efficienti gli spostamenti casa-lavoro consente agli utenti registrati di cercare sulla mappa dello smartphone la posizione di partenza dei dipendenti della propria azienda e di quelle vicine, di identificare le persone sul proprio percorso e di contattarle per organizzare la condivisione dell’auto per recarsi in ufficio. Altre funzioni disponibili sono la messaggistica interna, la misurazione del tasso di adesione dei dipendenti e il monitoraggio del risparmio energetico e di CO2 generata dall’uso del servizio, dato utilizzabile dai dirigenti aziendali per ottenere le certificazioni ambientali. Tra i benefici dei dipendenti sarebbero da annoverare la maggiore socializzazione e la riduzione dello stress per recarsi al lavoro.

UN FUTURO INTEGRATO E SICURO. Se le app presentate sono efficaci per migliorare la mobilità e ridurre l’impatto ambientale dei trasporti, sussistono due questioni da ottimizzare, interoperabilità e la sicurezza dei dati. La prima riguarda l’integrazione dei diversi servizi e può essere sintetizzata con la suggestione di Lukas Neckermann, autore del libro The Mobility Revolution. «L’app del futuro è quella che mi consente di inserire luogo di partenza e di destinazione, mi informa sui percorsi possibili e sui mezzi disponibili. E per ogni alternativa mi indica il prezzo e mi permette di comprare un biglietto unico tramite smartphone. In pratica, per il viaggio da Londra a Milano, vorrei fare un solo acquisto prenotando tutti i mezzi necessari, dalla bici o all’auto in sharing, fino taxi, bus, treno e aereo». In tema di sicurezza dei dati Stefano Quintarelli, esperto informatico e membro della Commissione parlamentare sulle garanzie per l’uso di internet, avverte della necessità di avere un sistema di riconoscimento dell’identità efficace capace di garantire la riservatezza dei dati personali e di semplificare l’ autenticazione alle varie app con un semplice gesto. Una soluzione al quale sta lavorando il Governo e che nei prossimi anni dovrebbe sfociare in un sistema di identità digitale certificato per tutti i cittadini italiani, una sorta di codice fiscale del web.

© Riproduzione riservata
Altri contenuti su questi temi: ,
Continua a leggere questo articolo: