Wise Society : Cultura, tecnologia e spazi urbani contro l’invecchiamento della società

Cultura, tecnologia e spazi urbani contro l’invecchiamento della società

di Fabio Di Todaro
13 Marzo 2018

Secondo Age Platform Europe per una città a misura di anziano servono pianificazione urbana, strutture culturali e sportive accessibili, quartieri stimolanti, assistenza sanitaria e sociale, alloggi adeguati e tecnologie alla loro portata.

Viviamo nel secondo Paese più longevo al mondo, dopo il Giappone. Ma la possibilità di vivere sempre più a lungo ha pure un rovescio della medaglia: su cui si può già intravedere una società sempre più anziana, che di conseguenza risulta più esposta anche alle malattie e alla disabilità. Come dovrà cambiare allora l’Italia da qui al 2050? «Per gestire il cambiamento demografico che stiamo vivendo e il continuo aumento delle persone anziane, è necessario creare spazi urbani e società a misura di anziano e che consentano relazioni intergenerazionali», afferma la sociologa Heidrun Mollenkopf, vicepresidente di «Age Platform Europe», rete europea che rappresenta gli interessi degli anziani.

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In molte città europee sono state adottate misure anti-invecchiamento, image by iStock

PER UNA CITTÀ A MISURA DI ANZIANO – Alcuni dei problemi principali della terza età sono la pianificazione urbana, il traffico e i trasporti. E poi: servono quanto prima strutture culturali e sportive accessibili, quartieri stimolanti, assistenza sanitaria e sociale, alloggi adeguati e tecnologie a misura di anziano. Se queste priorità non verranno soddisfatte, la qualità della vita di tutte le fasce d’età delle popolazioni è destinata a diminuire. «È importante chiarire che se le persone anziane di oggi vengono trascurate, ciò ricadrà sulle generazioni successive – prosegue l’esperta, 78 anni, che per tutta la sua carriera da ricercatrice s’è occupata di anziani e di invecchiamento attivo -. Quello che si a beneficio degli anziani di oggi sarà a vantaggio degli anziani di domani e di tutte le generazioni. Molte regioni e comuni hanno sviluppato piani di lavoro che coinvolgono autorità locali, organizzazioni, volontari, imprese e anziani per migliorare la qualità della vita delle persone anziane nelle loro città. Per esempio a Manchester sono stati istituiti un Consiglio per anziani e un forum, che fungono da organo consultivo e offrono agli anziani la possibilità di esprimere le loro preoccupazioni e i loro consigli direttamente ai decisori politici». Mentre alle fermate degli autobus di Newcastle esistono panchine per l’attesa progettate con un’altezza adeguata e sedute sufficientemente lunghe, con braccioli che aiutano a sedersi o ad alzarsi e alcuni accessori come il gancio per il guinzaglio del cane o il porta ombrello. In Francia, a Lione, è stato avviato un servizio di trasporto pubblico a pedali eco-sostenibile, Cyclopousse, dedicato solamente alla popolazione anziana. E in diverse città della Germania alcune catene di supermercati sono state riprogettate con corridoi più larghi, pavimenti antisdrucciolo, etichette dei prezzi più grandi e scaffali più bassi. A Varsavia, invece, i semafori sono più lenti: per favorire l’attraverso degli anziani.

LA REALTÀ ITALIANA – È lecito dunque chiedersi: ma le città «age friendly» esistono pure in Italia? Le città italiane che hanno preso parte all’iniziativa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sono Udine e Imperia. In particolare il capoluogo friulano è a capo di un gruppo di lavoro della Rete europea città sane, che da diversi anni studia i bisogni delle persone anziane all’interno degli spazi urbani. Una mappatura del territorio ha permesso di verificare la presenza di servizi primari come farmacie, negozi alimentari, medici di base e fermate dei mezzi di trasporto pubblici e quindi di lavorare affinché non siano più lontani di 500 metri dalle abitazioni cittadine. Negli ultimi anni a Udine sono nate anche molte iniziative che coinvolgono la popolazione anziana: con l’intento di promuovere attività fisica, vita sociale e culturale. A seguire s’è aggiunta Imperia, che ha puntato tutto sull’educazione intergenerazionale. I progetti «Pedibus» e «Nonni civici» coinvolgono gli anziani in servizi di accompagnamento dei ragazzi a piedi presso le scuole e di sorveglianza di aree gioco e biblioteche all’interno degli istituti. Fin qui ciò che è riconosciuto a livello mondiale. Ma in realtà iniziative di questo tipo esistono pure a Bolzano, a Torino, a Genova, a Brescia, a Trieste, a Padova, a Bologna, a Roma e a Orvieto. Tutti i progetti in essere, pur con le dovute differenze, puntano a evitare l’isolamento degli anziani e a renderli finanche utili nei confronti dei più giovani: ospitandoli, aiutandoli a fare la spesa o ad accompagnare i figli. E poi: attività fisica, momenti ricreativi di gruppo, uscite. Tutto ciò, messo assieme, è utile a evitare il decadimento fisico e cognitivo della persona.

LE LACUNE NEL MEZZOGIORNO – Qualcosa si muove, dunque, ma nel complesso l’Italia può e deve fare di più per evitare di essere «travolta» dalle difficoltà nella gestione degli anziani. Al Sud, per esempio, di esperimenti simili ce ne sono molti di meno. Idem dicasi per le residenze sanitarie assistenziali, a cui ci si rivolge quando si ha un parente anziano disabile: spesso perché colpito da una malattia neurodegenerativa. È un dato di fatto infine che il volontariato, il lavoro e la gestione dei nipoti fanno bene alla salute degli anziani. Uno studio condotto dall’Università Cattolica ha infatti evidenziato come l’invecchiamento attivo sia responsabile di almeno un terzo delle disuguaglianze in termini di salute negli over-65. Più si muovono, gli anziani, meglio vivono l’ultima parentesi della loro vita.

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Alcuni dei problemi principali della terza età secondo alcuni studiosi sono la pianificazione urbana, il traffico e i trasporti. Se risolti potrebbero prevenire l’invecchiamento della popolazione. Nella foto il dipinto “La città ideale” esposto alla Galleria Nazionale delle Marche

Twitter @fabioditodaro

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