Wise Society : Gli sciamani del nuovo millennio sono high tech

Gli sciamani del nuovo millennio sono high tech

di di Sebastiano Guanziroli
2 Settembre 2010

Un giornalista alla ricerca di un rimedio a un malessere fisico scopre un nuovo mondo. Popolato da persone che in rete offrono le loro virtù curative per mente e corpo. Un viaggio nella spiritualità high tech del nuovo millennio

Partito alla ricerca di una cosa, una cura per il mal di schiena, il giornalista Carlo Pizzati ne ha trovata un’altra assolutamente inaspettata, un’esperienza spirituale che è diventata un viaggio al  confine tra tecnologia e spiritualità. Ne è nato un libro, “Tecnosciamani” (FBE Edizioni), che racconta il suo percorso e gli (strani) incontri che lo hanno caratterizzato.

 

Il titolo, “Tecnosciamani”, richiama due parole, tecnologia e sciamanesimo, ovvero razionalità e irrazionalità, che sembrano inconciliabili tra loro. E’ così?


No, non è così, ci sono molti legami, e nel libro si parla proprio di questo. Non solo tecnologia e spiritualità si integrano bene, ma ciò può accadere addirittura facendo a meno del corpo umano. Lo dicono anche i Veda: se lo spirito è ovunque, può abitare anche in un oggetto. E’ ciò che sostengono anche i tecnosciamani.

 

Partiamo dall’inizio allora: chi sono i tecnosciamani?


Sono una “tribù” che abita il cyberspazio. Esistono veramente, hanno un corpo, ma è là che si incontrano ed è là che si trasformano. Credono che lo spirito pervada Internet. Sono, per esempio, hacker, oppure musicisti trance, o i guaritori che utilizzano la tecnologia come strumento di cura, come l’esorcista che ha fotografato il demone che secondo lui mi stava possedendo.

 

Un esorcista?


Sì. Il libro prende avvio dalla ricerca di una cura per un mal di schiena che mi affliggeva. La voce narrante è la mia, quella di un uomo in crisi, fisica e non solo, che mette in dubbio molte cose e inizia a farsi molte domande. Deluso dalla medicina tradizionale, ho iniziato a cercare un diverso approccio – alla ricerca di guarigione più che cure in senso stretto – e mi sono imbattuto nella diagnosi di un problema spirituale come possibile causa del dolore. Sono passato attraverso sedute di esorcismo, cure ayurvediche, yoga e meditazione, con scetticismo ma anche grande curiosità. Pensando: può essere vero, perché no? E infatti lo scetticismo si è trasformato in qualcos’altro, dopo aver osservato gli effetti positivi di molte di queste esperienze.

 

Man Kneels in Front of Automatic Confession Machine, Louie Psihoyos/Science Faction/CorbisMolti di questi “sciamani” si affidano alla tecnologia, e in tanti si affidano a loro. Non è che oggi ci si rivolge alla tecnologia così come una volta ci si rivolgeva alla religione alla ricerca di qualcosa che ci manca o che ci guarisca?


Sì, è anche così. C’è una ricerca di risposte in un mondo dove la tecnologia accelera i cambiamenti e le religioni sembrano non riuscire a stare al passo.

 

Le religioni organizzate dovrebbero sentirsi minacciate?


Se il loro obiettivo è solo proteggere il loro credo e mantenere i propri fedeli, lo sono già, perché in tanti cercano altrove le risposte alle proprie domande.

 

Aziende che hanno cambiato il mondo come Microsoft, Apple o Google e uomini come Bill Gates o Steve Jobs, che vengono trattati come guru, hanno qualcosa di affine al tecnosciamanesimo?


Nei loro confronti in effetti c’è una sorta di idolatria, ma non sono convinto che siano guru. Sono visionari e sanno interpretare i tempi, ma come ricordo più volte nel libro noi uomini non abbiamo il controllo di ciò che accade: quando arriva una nuova tecnologia, anche Jobs e Gates stanno lì a guardare cosa succederà… sono esseri umani. Un guru è chi porta la luce nell’oscurità, loro sono solo innovatori. Contribuiscono alla trasformazione dell’uomo, ma non vanno oltre, non sono in grado di controllare le conseguenze delle loro scoperte. Pensiamo, ad esempio, che quando è stato inventato l’sms, nessuno aveva previsto che sarebbero diventati uno strumento così pervasivo da rivoluzionare la comunicazione.

Steve Jobs, album di acaben/flickr

C’è un paese che più di altri è “tecnosciamano”?


Verrebbe da dire l’India, perché lì c’è un forte sviluppo tecnologico e ovviamente una spiccata spiritualità. Ma non sarebbe corretto, perché è ancora molto più forte la spiritualità e la tecnologia viene vissuta diversamente. Credo siano gli Stati Uniti il paese dove funziona meglio l’interfaccia uomo-tecnologia: per quanto siano in difficoltà, lì c’è ancora energia, invenzione, scambio, e il rapporto più intimo con la tecnologia. C’è un’analogia interessante: così come gli Stati Uniti consumano il 25% delle risorse mondiali rappresentando il 5% della popolazione, così nel corpo umano il cervello consuma il 25% dell’energia pesando per il 5%.

 

Technological Feelings, album di pedroelnegro/flickrRiguardo questi temi vengono in mente letteratura e cinema e gli scenari quasi sempre apocalittici che immaginano: si avvicinano a quello che sarà il futuro?


Sempre più persone vedono come possibile uno scenario in cui le macchine saranno il nostro prossimo gradino evolutivo, quindi è giusto farsi delle domande. Ma già oggi siamo compenetrati con gli oggetti tecnologici, e in un certo senso siamo già androidi

 

Sulla base delle lunghe esperienze e osservazioni che hanno portato al libro, dal suo punto di vista questo rapporto con la tecnologia è positivo o preoccupante?


Dipende. Ci sono ricerche da cui è emerso che alcuni ragazzi considerano il proprio computer più importante dei propri amici: questa è sicuramente una degenerazione evolutiva del nostro rapporto con la tecnologia. Se invece le macchine servono a sviluppare le nostre capacità e potenzialità, non può che essere un bene. In fondo sono solo strumenti…

Carlo Pizzati giornalista

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