Wise Society : Le fake news e il loro impatto su salute, ambiente, lavoro e politica

Le fake news e il loro impatto su salute, ambiente, lavoro e politica

di Fabio Di Todaro
14 Dicembre 2017

L'ultima edizione di Science for Peace incentrato sulle bufale on line, ha evidenziato come sia molto facile spararle e molto difficile smentirle

«Le fake news sono un veleno per la democrazia». Nelle scorse settimane, aprendo la nona edizione di Science for Peace, la conferenza mondiale sulla pace organizzata dalla Fondazione Umberto Veronesi, Laura Boldrini ha ribadito con un intervento appassionato il suo impegno sul tema della verità. «Le fake news non sono un gioco di giovani burloni: le notizie false non sono innocue e puntano a creare caos e odio», ha rilanciato il presidente della Camera, da tempo protagonista di una campagna di controinformazione soprattutto sui temi dell’immigrazione e dell’accoglienza sociale. «La minaccia è seria – ha ribadito Boldrini – anche perché si lega alla rabbia sociale diffusa a causa delle disuguaglianze contro le quali finora non si è agito». La terza carica più alta dello Stato ha richiamato il sospetto dell’azione programmata di fake news nelle elezioni americane, nella votazione finita con la Brexit e, più in generale, nel loro condizionamento accertato sulle elezioni in 18 Paesi.

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Secondo la giornalista Giulia Innocenzi “le fake newsche nascono dal web possono essere smascherate attraverso lo stesso mezzo, purché lo si usi con criterio. Quando un articolo non ci convince, per esempio, cerchiamo di risalire alla fonte originale”, image by iStock

L’IMPATTO DELLE FAKE-NEWS NELLA POLITICA – La conferenza – il tema di quest’anno: «Post-verità: scienza, democrazia, informazione nella società digitale» – ha dato la possibilità a una serie di esperti a confrontarsi sull’impatto che le fake news hanno in diversi ambiti: salute, ambiente, salute. E politica, naturalmente. «La democrazia è anche frutto di bricolage: nel senso che è l’ideale delle istituzioni, ma un ideale mai realizzato pienamente», ha puntualizzato Yves Mény, professore di scienze politiche e presidente della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. «Adesso bisogna riaggiustare qualcosa contro la post-verità». Secondo Alberto Martinelli, professore emerito dell’Università di Milano e presidente dell’International Social Science Council, «oggi ci troviamo in una crisi nella democrazia, non della democrazia, in cui dominano i populismi, che sono una contrapposizione tra il popolo e le élite. I populisti non sono di per sé antidemocratici, ma antiliberali: attribuiscono cioè scarso peso alle garanzie costituzionali». Su questo tema è intervenuta pure Emma Bonino, membro del comitato di programma di Science for Peace. «Le fake news rappresentano uno degli aspetti più pericolosi che mette a rischio uno dei principi fondanti del principio democratico: conoscere per deliberare. Le nuove tecnologie amplificano questa violazione di fondo e innescano il cortocircuito. Sul tema dell’Europa e dell’immigrazione che mi vede impegnata, ogni giorno ce n’è una. Serve metodo scientifico per ridare slancio al processo democratico: ecco perché è bene che in questo momento storico gli uomini di scienza siano più vicini alla politica rispetto al passato».

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Per Emma Bonino “le fake news rappresentano uno degli aspetti più pericolosi che mette a rischio uno dei principi fondanti del principio democratico: conoscere per deliberare. Le nuove tecnologie amplificano questa violazione di fondo e innescano il cortocircuito”, Image by iStock

COME TENERSI ALLA LARGA DALLE BUFALE? – Difendersi dalle fake news non è facile, alle volte pure per i giornalisti. «Sono incappata anche io in alcune bufale, che poi ho riconosciuto grazie al lavoro di analisi condotto con i miei colleghi – racconta Giulia Innocenzi -. Le notizie false che nascono dal web possono essere smascherate attraverso lo stesso mezzo, purché lo si usi con criterio. Quando un articolo non ci convince, per esempio, cerchiamo di risalire alla fonte originale. Idem quando riceviamo un documento: andiamo a verificare che il mittente esista che gli indirizzi corrispondano». Prima tra amici ci si diceva: «Lo ha detto la televisione». Adesso: «Mi è arrivato un messaggio su WhatsApp». Le bufale sono sempre esistite o oggi il fenomeno è più accentuato? «Non sono una peculiarità del nostro tempo, ma la promiscuità dei mezzi ha portato ad accentuarlo – ribadisce la conduttrice -. Più che altro, però, oggi le fake news sono più difficili da smontare. Se la notizia parte dalla tv e subito dopo arriva la smentita, anche a mezzo web, l’impatto è contenuto. Ma se la bufala parte dal web, il pubblico potenziale è molto più ampio e comunque impossibile da circoscrivere. A quel punto una smentita sul piccolo schermo, a parti invertite, è perfettamente inutile».

IL WEB SI PRENDA LE SUE RESPONSABILITÀ – Ma come si fa a venire fuori da questa bolla, allora? «Del valore economico che le fake news procurano a Google, Facebook, Youtube e Twitter sappiamo tutto, ma ne parliamo ancora troppo poco – ha sintetizzato Marta Dassù, direttore degli affari europei dell’Aspen Institute, andando al cuore del problema -. Sarebbe auspicabile invece che noi pagassimo qualcosa per usare questi servizi e, all’altro capo, i padroni si prendessero la responsabilità dei contenuti che pubblicano, invece di dichiararsi innocentemente estranei. Al momento noi li usiamo gratis e loro ci guadagnano. Ma in realtà così siamo soltanto degli utili idioti».

Twitter @fabioditodaro

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