Wise Society : «Io, diabetico, che corro sfidando Giganti e pregiudizi»

«Io, diabetico, che corro sfidando Giganti e pregiudizi»

di Andrea Ballocchi
8 Settembre 2016

Fabrizio Cacciatore, ultra maratoneta dilettante, parteciperà alla Tor des Geants, per molti la corsa più dura del mondo. Sfidando paure e luoghi comuni della malattia

Diabete, Fabrizio Cacciatore, glicemia

Fabrizio Cacciatore, ultra maratoneta diabetico

Molti la considerano la corsa più dura del mondo. È la Tor des Geants, che in patois valdostano significa “Giro dei Giganti”: una gara di corsa endurance che si snoda su una distanza di 330 chilometri e 24mila metri di dislivello. Il via è previsto il prossimo 11 settembre e terminerà al massimo 150 ore dopo, vale a dire il 18 settembre.

Tra i circa 800 partecipanti (da 72 Paesi diversi) ci sarà quest’anno per la prima volta anche Fabrizio Cacciatore. Non è un recordman né un corridore olimpionico o un campione affermato. È una persona qualunque, anche se già solo il fatto di essere un ultra maratoneta lo fa appartenere a una categoria a parte. La peculiarità di Fabrizio è la sua condizione di diabetico, che lo accomuna a più di 5 milioni di italiani. Ma se il 90% circa di loro ha superati i 65 anni, solo il 3% colpisce gli under 35. Lui in particolare soffre del diabete infantile: «Mi è stato diagnosticato all’età di 8 anni il diabete di tipo 1, che prevede appunto iniezioni giornaliere di insulina», racconta. Se non fosse per questo, la sua sarebbe una storia normale, anche il suo innamoramento per la corsa. Una passione giunta in età matura: «ho cominciato nel 2011, a 36 anni. Sono partito da zero, dopo molti anni di inattività, dopo dei trascorsi di calcio giusto a livello amatoriale, e scontando anche un po’ di pancetta da smaltire». Galeotte furono un paio di scarpe da running ricevute come regalo. Così, per caso, comincia a provare a correre e da lì non si è più fermato. Complici le colline e i vigneti dell’Oltrepò Pavese in cui vive, che gli fanno da suggestivo sfondo in occasione della sua prima gara, cui si iscrive nello stesso anno di inizio attività: 36 chilometri e 1600 metri di dislivello.

Fabrizio si allena cinque giorni la settimana, a casaccio, senza un programma specifico. Tutto questo, dovendo comunque sottostare alla sua cura quotidiana, fatta di quattro iniezioni. «La prima maratona cui ho partecipato è stata sempre nel 2011» racconta Fabrizio. Da lì a oltrepassare la distanza olimpica il passo è relativamente breve: nel 2013 prendendo a esempio Giorgio Calcaterra, plurivincitore (11 edizioni consecutive) della gara di ultra-trail “100 km del Passatore” che si snoda da Firenze a Faenza, decide di parteciparvi.

CORRERE DA DIABETICI – Ma cosa significa correre come diabetico e quali aspetti vanno tenuti in considerazione? «Sinceramente, io non so cosa significhi correre senza diabete, in quanto ci convivo sin da piccolo. Quindi, per me questa è la normalità: la mia esperienza testimonia che si può correre tranquillamente, partecipando anche ad attività impegnative come sono le ultra maratone. Lo faccio perché mi piace, perché correre mi fa star bene indipendentemente dal fatto che sia diabetico o meno», ammette.

Nel 2013, terminato il primo “Passatore”, decide di affidarsi a un preparatore atletico «per riuscire a recuperare più velocemente e riprendere a correre nel minor tempo possibile» spiega. Nel frattempo viene seguito da un dietologo.

ALLENAMENTO E VITA SANA – Ora per il Tor des Geants, i chilometri e il tempo trascorso correndo per prepararsi si sono moltiplicati, arrivando a sfiorare in una settimana anche 45 ore di corsa. «Solo un mese fa mi preparavo correndo decine e decine di chilometri: alla fine di luglio ho sommato 130 km in un unico weekend, arrivando in tre giorni a quasi 10mila metri di dislivello». Malgrado tutto riesce ad allenarsi con scrupolo, monitorando attentamente la glicemia (mediante una tecnologia specifica chiamata micro infusore, collegato a un sensore), oltre a condurre una vita quanto più sana possibile, partendo dalla alimentazione. «Per esempio, evito cibi fritti, formaggi troppo grassi, ho ridotto il più possibile salumi e affettati, non assumo integratori chimici, gel o barrette, prediligendo pane e olio extra vergine d’oliva, che assumo ogni tot ore come prescritto dal mio dietologo, anche cioccolato fondente. In generale, nei pasti consumo molta verdura e in prossimità di una gara aumento la quantità dei carboidrati», illustra l’ultra maratoneta. I risultati, a livello medico, come sono? «Finora confermano che sono in ottima salute, anzi il mio indice glicemico è migliorato sensibilmente da quando corro». Anche l’inconveniente delle quattro iniezioni è facilmente superato: che sia uno spazio riservato o una radura boscosa, l’occasione e il tempo per espletare la cura quotidiana lo trova facilmente.

Diabete, Fabrizio Cacciatore, glicemia

Per Fabrizio Cacciatore atleta diabetico, “seppure sia una malattia cronica, il diabete non è un “mostro”

Fabrizio riesce anche a conciliare la pratica sportiva con il lavoro: «quando sono in trasferta, cosa che mi capita spesso, ho l’abitudine di correre, prima di cena, tenendomi le sessioni lunghe per il weekend». Anche la sua vita privata non ne soffre, tutt’altro: «ho trovato in mia moglie Elisa la mia prima supporter, la sua presenza mi ha permesso di trovare i giusti stimoli per passare alle ultra maratone», racconta.

Certo, non dimentica di essere diabetico, ma lo fa cercando di abbattere i luoghi comuni che di solito circondano chi è colpito da una malattia: le paure, i tabù, i mille dubbi. Per questo da anni sostiene un’associazione dedicata, la Agad (Associazione giovani e adulti diabetici, nata a fine 2015, che ha sede a Pavia) e ha intenzione nel prossimo futuro di aprire una raccolta fondi, facendo conoscere l’associazione tramite la sua presenza alle ultra maratone. L’obiettivo è sensibilizzare tutti, specialmente chi si trova nella condizione di diabetico e le rispettive famiglie: «Agad è nata per informare, sviscerando tutti i temi e gli aspetti possibili di chi vive la condizione, tra l’altro avvicinando le persone diabetiche all’attività fisica/sportiva. Il messaggio da far passare è che, seppure sia una malattia cronica, il diabete non è un “mostro”: è possibile conviverci, trascorrendo una vita normale. Con gli incontri svolti con Agad, aiutiamo ad affrontare e superare paure che vanno dall’affrontare l’ipoglicemia agli aspetti della vita quotidiana e i dubbi. Un esempio: è possibile partecipare a un aperitivo con gli amici o mangiarsi una fetta di torta? La risposta è: sì. Come pure partecipare alle ultra maratone… Con opportuni accorgimenti si può far tutto».

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