Wise Society : Dai misteri dell’India… la carta fatta a mano

Dai misteri dell’India… la carta fatta a mano

di Graziella Turiello
8 Maggio 2013

Sanganer, è un piccolo villaggio, distante 16 km da Jaipur, nella regione del Rajasthan, è uno dei più antichi e importanti centri di produzione della carta fatta a mano.

India, Rajastan, il nome di questa regione significa il paese dei principi, i leggendari marajà, che oggi hanno ormai perso potere e privilegi reali e sono stati costretti a reinventarsi come impresari, commercianti e, per quelli che hanno potuto conservare le proprietà di famiglia, in albergatori.

Sanganer, è un piccolo villaggio, distante 16 km da Jaipur, detta la città rosa e capitale della regione del Rajasthan, è uno dei più antichi e importanti centri di produzione della carta fatta a mano, nei suoi piccoli laboratori viene realizzata la maggior parte della produzione di carta dell’intera India. Per chi, come il fotografo Luciano Zuccaccia, ama il contatto fisico con i vari tipi di questo materiale, raggiungere questa piccola zona rappresenta sicuramente una tappa obbligata di ogni viaggio in India, un’esperienza per capire cosa succede prima che quel pezzo così fragile e al tempo stesso prezioso venga toccato nei negozi.

In India, la produzione di carta fatta a mano, é considerata un’arte, tanto che, chi effettua le operazioni viene chiamato ‘maestro’ proprio grazie all’altissima qualità del suo lavoro. La carta si fá, non si fabbrica, con i vecchi telai lasciati dagli inglesi quando abbandonarono la colonia. I migliori artigiani del settore alla fine del Settecento si trasferirono dalla splendida fortezza di Amber a Santanger, dove c’era maggiore disponibilità d’acqua.

Luciano Zuccaccia descrive nel suo racconto come «Sanganer sia un grande villaggio di artigiani dove ci sono fabbriche più o meno importanti per la produzione della carta e anche chi non produce la miglior carta commerciabile si specializza nella produzione dei cartoni grezzi da lasciare ad asciugare a terra al sole, una grande distesa di fogli in ampi campi. Arrivare nelle fabbriche non è facile, ma con una buona guida si può fare un giro per il villaggio alla ricerca dei vari laboratori di produzione. Infatti a Sanganer non sono molte le ditte che permettono la visione delle fasi di lavorazione della carta. Gli standard di sicurezza in queste fabbriche sono distanti rispetto a quelli a cui siamo abituati in occidente, ma tranne qualche macchinario, quasi tutte le operazioni si svolgono manualmente, senza particolari pericoli.

La base della carta non è composta dalla comune pasta di legno bensì da avanzi di stoffa che, prima vengono ridotti in poltiglia e poi appositamente colorati per i vari tipi di utilizzo, una variante consiste nell’abbellire la base con decorazioni di petali di fiori o lustrini. A questa base si aggiunge del collante per consolidare il foglio che, in questa fase si presenta ancora come una poltiglia. Il foglio successivamente viene estratto dalle vasche a cui segue la fase della pressa, un procedimento che serve per togliere la maggior parte d’acqua e per compattare il foglio. Il foglio di carta è ancora umido e per questo viene appeso ad asciugare in un ampio locale ben protetto ma aerato.»

Luciano Zuccaccia ha realizzato una sequenza d’immagini in cui «le donne appendono migliaia di fogli di carta al giorno con la stessa cura con cui appendono il bucato casalingo, senza rovinarli. Quando i fogli sono ben asciutti saranno pressati di nuovo per far riprendere loro la giusta forma. Da qui in poi possono essere utilizzati per comporre cartoline, buste da lettera o buste da pacco o semplicemente come fogli singoli. Al tatto questa carta rimane un poco ruvida a causa della lavorazione artigianale, ma forse è proprio questa la caratteristica che la rende unica e bella.»

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