Wise Society : Riattivare le ferrovie dismesse per favorire la mobilità dolce

Riattivare le ferrovie dismesse per favorire la mobilità dolce

di Michele Novaga
11 Giugno 2014

Gli oltre 5500 chilometri di linee abbandonate italiane potrebbero ora trovare una riqualificazione. Grazie ad un disegno di legge. E grazie all'azione delle associazioni

In Svizzera le antiche ferrovie le potenziano e le fanno diventare un’attrazione turistica. Prendete il leggendario (e centenario) Trenino Rosso del Bernina che, da Tirano in Valtellina, raggiunge la famosa località turistica di Sainkt Moritz nei Grigioni. Sessantuno chilometri percorsi ogni anno da centinaia di migliaia di turisti (e ovviamente anche dai residenti che possono così in pochi minuti andare da una valle all’altra anche in inverno in presenza di vari metri di neve) che dal 2008 sono entrati nel patrimonio mondiale dell’Unesco.

Le ferrovie abbandonate in Italia

In Italia, invece, le ferrovie le dismettono. Secondo l’associazione Greenways, lungo lo Stivale ci sono oltre 5500 chilometri di linee ferroviarie da valorizzare oggi abbandonate così come le stazioni divenute impresenziate a cause dello sviluppo tecnologico. Ma anche di politiche ambientali errate che hanno privilegiato il trasporto su gomma. Ce ne sono in ogni regione d’Italia. Impossibile elencarle tutte. Sul sito ferrovieabbandonate.it si possono trovare tutti i dettagli. Numeri impressionanti: 195 sono le linee chiuse al traffico, 60 i tratti abbandonati in seguito alla costruzione di varianti di tracciato. Poi ci sono le 17 linee cominciate e, secondo tradizione, incompiute.

Un argomento che però non lascia insensibili gli italiani. Ogni anno a marzo si celebra la Giornata delle ferrovie abbandonate, in cui vengono organizzate in varie città italiane delle manifestazioni di sensibilizzazione promosse dalle associazioni che si battono per il ripristino e il recupero delle linee.

Ferrovie e mobilità dolce: perché non recuperare le linee?

Proprio dall’azione di queste associazioni che auspicano un cambio deciso verso la mobilità dolce e che raggruppano tantissime persone, nasce il disegno di legge che è stato presentato il 10 di giugno a Roma. Una proposta che, oltre a valorizzare il patrimonio in disuso grazie a progetti di mobilità ad hoc, ha come obiettivo anche quello di reinserire le linee nell’ambito della mobilità urbana sostenibile sviluppandole anche dal punto di vista turistico. Come si legge nella relazione del ddl: “Creare percorsi turistici o affidare le infrastrutture in gestione a enti locali ed enti di promozione sociale per un riutilizzo che possa essere utile per le comunità locali”. 

L’impegno del Parlamento insieme a quello del governo che recentemente tramite il ministero della cultura ha elaborato un decreto che prevede un piano di mobilità turistica dolce, però da solo non basta. Ci vogliono fondi e soprattutto la volontà di lavorare uniti e, come si dice in questi casi, di fare squadra. «Le ferrovie hanno fatto l’unità del paese e sono un patrimonio comune. Non è facile cancellare il canale fisico di una ferrovia ma esso può continuare ad essere non solo un simbolo ma una buona operazione di gestione del territorio», spiega a wisesociety.it Massimo Bottini presidente di Co.Mo.Do Confederazione per la Mobilità Dolce. Che aggiunge: «Ci deve essere una operazione congiunta che coinvolge le amministrazioni locali e le regioni che non possono pensare di comportarsi ognuna a prescindere da quello che avviene nei confini del vicino».

Tanti gli esempi positivi in Italia

Per fortuna non mancano degli esempi positivi di ripristino di linee ferroviarie in Italia. Anche se non siamo certo di fronte ad una valorizzazione turistica come quella di cui parlavamo in apertura. Ma, grazie alla Fondazione FS, sono state riaperte quattro linee: la Ferrovia della Val d’Orcia tra Asciano e Monte Antico in Toscana lunga 51 km, la Ferrovia del Parco Sulmona Castel di Sangro in Abruzzo, la Bergamo-lago d’Iseo che prevede un viaggio con una carrozza a vapore e la suggestiva Agrigento-Porto Empedocle in Sicilia. La cosiddetta Ferrovia dei Templi non molto lunga (10 km) ma che attraversa tutto il parco archeologico, patrimonio Unesco. «Perché – come aggiunge ancora Bottini – la forza dell’Italia risiede nella sua straordinaria biodiversità naturale e paesaggistica e si potrebbe realizzare una rete della mobilità dolce e intermodale. Il viaggio in treno è collettivo ed è una grande palestra di civiltà».

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