Wise Society : Come educare i bambini alla felicità rendendoli adulti resilienti

Come educare i bambini alla felicità rendendoli adulti resilienti

di Chiara Bondioli
25 Novembre 2020

Di che cosa ha bisogno un bambino per diventare un adulto equilibrato e sereno? Magari avessimo una risposta semplice e capace di risolvere i molteplici interrogativi che i genitori  si pongono quotidianamente sull’educazione dei figli

Eppure qualche risposta la scienza ce la suggerisce e, grazie ai tanti studi realizzati negli ultimi cinquant’anni da psicologi infantili e ricercatori, qualche spunto concreto ce l’abbiamo. Scopriamo, quindi, quali sono i punti fondamentali di un rapporto genitori-figli sano e capace di  formare adulti solidi e resilienti (strumenti essenziali, a quanto pare, per la ricerca della felicità.)

Rapporto genitori-figli: la figura di accudimento e il sistema di attaccamento

«Nel bambino, come del resto negli animali, esiste un innato sistema di attaccamento alla figura che garantisce la sopravvivenza. Non solo dal punto di vista biologico ma anche da quello emotivo, in quanto la persona che accudisce deve esprimere anche sicurezza, conforto e accoglienza» sottolinea la psicologa e psicoterapeuta Elena Besana.

Un dato che emerge molto chiaramente da una serie di esperimenti realizzati negli anni Cinquanta dal professor Harry F. Harlow dall’Università del Wisconsin, che dimostra come questi due tipi di attaccamento siano assolutamente istintivi. In laboratorio viene portata una scimmietta ancora lattante. La piccola è chiusa in una gabbia che ha di fronte due finte mamme in metallo.

Quando la scimmia ha fame, la gabbia si apre, e lei corre da quella dotata di biberon; viceversa quando ha bisogno di essere rassicurata e accolta si rivolge all’altra, realizzata con identica struttura metallica, ma ricoperta da una calda pelliccia perché istintivamente sente che solo da lei può trovare protezione.

Essere genitori: responsività ai segnali del bambino

La principale dote di mamma e papà  è quella della responsività, ovvero la capacità di rispondere ai segnali del bambino e di entrare in sintonia con il suo stato d’animo. Perciò anche se un genitore è presente fisicamente ma assente a livello emotivo e non mette in atto questa sintonizzazione, provocherà nel proprio figlio una reazione di stress acuto.

In questo senso è particolarmente interessante il video di un esperimento effettuato negli anni Ottanta dal dottor Edward Tronick dell’Università di Harvard dove una madre gioca e ride con il suo piccolo di circa sei mesi, e d’improvviso muta espressione, anzi cancella ogni espressività dal volto diventando neutra come una statua.

Ebbene il bimbo cerca in ogni modo di attrarre la sua attenzione per interagire di nuovo con lei, ma alla fine, scoraggiato e stressato da tutti questi tentativi caduti nel vuoto, si abbandona alla sola via d’uscita che gli resta per risolvere il problema: un pianto disperato. Solo quando la mamma sorride e lo rassicura, il piccolo torna calmo e ridanciano, proprio come il volto sereno di sua madre (il potere dei neuroni a specchio.).

Papà e figlia

Image by © Tim Pannell/Corbis

Genitori e figli: i tipi di attaccamento

Si parla di stile prevalente di attaccamento che può essere l’attaccamento sicuro, ovvero quando un bambino sa che i suoi genitori rispondono positivamente ai suoi segnali e questo lo predispone in modo positivo anche verso il mondo esterno; oppure l’attaccamento insicuro che nasce sia da un genitore troppo protettivo (motore inconsapevole di uno stato di paura che inibisce la tensione a esplorare ciò che è all’esterno) o viceversa da uno distaccato che genera nel bimbo la volontà di essere totalmente autonomo e lo spinge così disattivare il meccanismo di ricerca della protezione e attivare solo quello dell’esplorazione. Azione che rappresenta comunque una reazione da stress dove i piccoli stentano a formare le competenze utili a creare uno stato sereno ed equilibrato.

Un rapporto genitori-figli che dà sicurezza crea un adulto felice

Come ci spiega lo psicologo Roberto Bonanomi, un bambino che ha avuto questo tipo di relazione, acquista solo grazie a figure relazionali significative, sarà un adulto:

  1. resiliente, in grado di superare in modo costruttivo le difficoltà.
  2. positivo ossia con un buon equilibrio tra la sua sfera interiore e il mondo esterno, e con la capacità di accettare anche le emozioni negative
  3. dotato di flessibilità psicologica che significa avere metacognizione ovvero la capacità di riflettere sugli stati psicologici propri e delle altre persone.

Inoltre da una recente ricerca scientifica è stato dimostrato che circa l’80% delle persone che hanno sofferto di crisi depressive hanno avuto uno stato di attaccamento insicuro. Quindi questo ci dovrebbe far pensare a quanto potere abbiamo nel trasmettere energia (positiva o negativa) non solo ai nostri figli ma anche alle persone con cui veniamo ogni giorno in contatto, la nostra energia. E cercare così di rendere la vita, nostra e degli altri, più lieve e serena.

Famiglia felice

Image by © Graham Oliver/Juice Images/Corbis

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