Wise Society : A Milano il verde si coltiva ovunque

A Milano il verde si coltiva ovunque

di Michele Novaga
16 Ottobre 2015

Non solo balconi con piante officinali e fiori. Ma anche orti verticali e risaie sui tetti

Che a Milano negli ultimi anni si sia mosso qualcosa e che quella che era una cultura green forse un po’ confinata a pochi pionieri e nascosta, sia sbocciata è un fatto assodato. Lo ha confermato una manifestazione come l’edizione zero del Milano Green City: un festival verde voluto dall’amministrazione comunale e dall’assessora Chiara Bisconti che dal 2 al 4 ottobre ha organizzato oltre 300 eventi verdi coinvolgendo migliaia di persone nonostante le condizioni climatiche non certo favorevoli.

Wise Society ha partecipato ad alcuni eventi scoprendo che i milanesi coltivano il verde ovunque. E non solo piante, fiori ed erbe aromatiche che comunque abbelliscono i balconi di tutti i quartieri. Tanto che un’associazione di quartiere (Vivilambrate) ha dovuto organizzare un concorso chiamato Fuoribalcone e votare il migliore che per la cronaca è stato quello della psicologa Raffaella Bricchetti di Lambrate.

Oltre a gruppi che trasformano in giardini belli ed eleganti aiuole striminzite divenute toilette per cani sottraendole tra l’altro anche ai copertoni delle automobili che sopra vi parcheggiano, a Milano ci sono studi di architettura che hanno sperimentato la versione 2.0 delle pareti verticali. Non più create con sistemi a feltri che presentavano evidenti problemi di usura con conseguenti problemi per l’irrigazione, ma moderni sistemi di vasi a incastro senza costi di manutenzione e con un sistema di irrigazione a goccia che, come racconta Giampiero Airato dello Studio Plinio 63 Hublab, «permette un’irrigazione senza sprechi e senza sporcare piantando di tutto: lattughino, cicoria, finocchi e molto altro. Il concetto è quello di realizzarsi un proprio orticello senza consumare superficie. Oggi l’architettura deve cambiare i punti di vista perché non si può prescindere dal recupero dell’esistente e della sostenibilità. E il Vertical Field è una delle strade per riqualificare l’immobile e risparmiare sui consumi per rendere le nostre città più verdi grazie al miglioramento del microclima», conclude l’architetto aggiungendo che i costi sono di circa 500 euro al metro quadrato.

Ma a Milano sui tetti si coltivano anche gli orti. E ultimamente anche il riso. Avviene su una superficie di 700 metri quadrati del lastrico solare di uno degli edifici più conosciuti perché ospita tantissimi eventi, il Superstudiopiù di via Tortona. Un piccolo gruppo di pensionate del quartiere ha infatti curato un orto che produce verdure di tutti i tipi che vengono consumate da otto famiglie. «Un progetto che – come racconta Tiziana Monterisi di Novacivitas – speriamo di replicare in altri luoghi con l’aiuto di sponsor privati, dell’ente proprietario delle case popolari, del Politecnico di Milano e di Torino per coltivare la città grazie a tantissimi metri quadri inutilizzati dalle persone che appartengono all’edificio e che nessuno vive. Riqualificandoli a verde non solo si abbatte l’inquinamento acustico e il riscaldamento della città, ma si riesce anche a mitigare il flusso delle acque piovane aiutando ad evitare disastri dovuti e bombe d’acqua. E dall’altro lato sono corridoi ecologici che riportano in città la biodiversità». In via Tortona hanno provato a piantare anche una risaia di 100 metri quadrati con successo dato che sono arrivati uccelli, libellule ed altri insetti come farfalle e api. E a far raccogliere il riso da anziane mondine. «E’ la dimostrazione di come si possa coltivare anche a Milano ma anche di come lo scarto del riso sia utile dato che la paglia e la lolla di riso possono diventare materiale per l’architettura per costruire case», conclude l’architetto. Una bella sorpresa per Milano ma non per Chiara Bisconti, assessora al Verde del Comune. «Milano è più verde di quanto percepiamo e deve tirare fuori questa sua forte identità di verde e partecipazione. Perché il verde è curato, ideato, pensato anche nei luoghi più stravaganti dai cittadini. Su questo si può lavorare in futuro per cambiare profondamente la nostra città».

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