Wise Society : Toshiyuki Kita: «Bisogna guardare al passato per capire il futuro»
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Toshiyuki Kita: «Bisogna guardare al passato per capire il futuro»

di Chiara Bondioli
14 Maggio 2010

Natura e tecnologia non possono essere disgiunte. Sono condizioni essenziali per progettare una migliore qualità della vita. E un buon progetto di design. Che per essere tale deve avere storia, bellezza e gentilezza. Incontro con un creativo giapponese che ha scelto Milano come sua seconda casa

Pendolare della creatività, con uno studio a Milano e uno a Osaka, Toshiyuki Kita dagli anni Sessanta  disegna mobili e accessori per Moroso, Cassina, Magis e alcuni suoi lavori sono al MoMA di New York e al Centre Georges Pompidou di Parigi. Curioso e appassionato osservatore della natura, è anche un convinto assertore dell’impatto positivo della tecnologia sulla vita dell’uomo. Due punti di vista che spesso si incontrano nei suoi progetti. Come nel robottino Wakamaru ideato nel 2003 per Mitsubishi: un piccolo aiutante casalingo con due occhioni neri che, come ci ha confidato Kita, sono nati proprio dalla studio degli occhi del suo adorato cagnolino. Sornione, con una spontaneità molto lontana dalla prosopopea intellettuale di alcuni suoi colleghi, Toshiyuki Kita, in un grammelot ital-nipponico, ci ha raccontato come per disegnare il futuro si debba prima fare un viaggio a ritroso di millenni.

Saruyama di Moroso, Wakamaru di Mitsubishi, Multi lingual Chair non in produzione, Kick di Cassina

Cos’è il design oggi?

Una parola per vivere bene, fondamentale per l’industria, l’economia, la natura. E’ un punto cruciale della nostra vita. La natura deve essere al centro anche nel design

Quale progetto la rappresenta di più?

Da circa quarant’anni lavoro nel design. Ho progettato di tutto: mobili, sedie, porcellane. A me piace questo lavoro perché si scopre quanto sia il valore della tradizione, come certi processi antichi di mille anni valgano ancora oggi. Nel mio lavoro guardo un po’ verso il futuro, ma soprattutto guardo al passato. Perché bellezza, gentilezza, sono valori eterni che non sono mai cambiati. Certe finezze di interpretazione dei materiali sono rimaste intatte nelle loro bellezza. Anche se sono passati cinquecento anni. Per questo per me è molto importante guardare al passato

Wajima di Ohmukai-Kosyudo

Nel 2003 ha progettato un robot per Mitsubishi. Cosa ne pensa della tecnologia che invece è proiezione nel futuro?

Sulla Terra ci sono ormai milioni di persone; se noi viviamo solo secondo natura, il nostro equilibrio può svanire in pochi anni. Invece la tecnologia può controllare la nostra crescita, le nostre vite. Io vivo tra l’Italia e il Giappone: la tecnologia me lo permette. Altrimenti come potrei fare? Quindi la tecnologia per me è importante quanto la natura. Il robot è nato 7 anni fa. Per me il pezzo più difficile sono stati gli occhi, non sapevo come realizzarli. Pio mi è venuta l’idea: ho imitato gli occhi del mio cane. A cui ero affezionatissimo.

Qual è un suo progetto per il futuro?

A me piacerebbe fare un progetto che unisca natura, tecnologia, poesia, arte, bellezza. Tutte unite in un’utopia. Un sogno.

Dodo di Cassina

Come sono le città in Giappone?

Molte sono state ricostruite nel dopoguerra. Quindi sono realizzate in ferro e cemento. Sono artificiali.

Saruyama, è un divano disegnato per Moroso ormai nel 1967 sembra essere stato disegnato oggi. Com’è possibile?

Saruyama significa in giapponese, la montagna delle scimmie. Una forma che non può invecchiare, che fa parte della nostra storia.

Saruyama di Moroso

Che materiali predilige?

Gli ultimi pezzi sono realizzati in legno. C’è anche una poltroncina fatta con erbe infestanti e bambù. Il bambù appena nato cresce ogni giorno 50 cm, dopo 3 anni, se si taglia, si può utilizzare e resiste centinaia di anni. Perciò credo sia il materiale del futuro.

I valori che dobbiamo recuperare. O meglio che non dobbiamo mai dimenticare?

Il dialogo, l’amicizia. Sono i valori fondamentali della vita.

 

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