Wise Society : Tai Tango: una danza guerriera per migliorare le nostre relazioni
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Tai Tango: una danza guerriera per migliorare le nostre relazioni

di Francesca Tozzi
27 Gennaio 2012

Questa nuova disciplina che unisce il ballo argentino all'arte marziale aiuta a prendere coscienza del corpo e delle emozioni. Ma anche a "sentire" l'altro e a mettersi in contatto con lui

Giuseppe Lotito e Cristina Scimè, foto Rosellina GarboCosa accade quando il tango argentino, ballo di coppia incentrato sull’abbraccio, l’improvvisazione e l’ascolto reciproco incontra un’antichissima arte marziale come il Tai Chi, quando cioè l’empatia e la corporeità del primo si fondono con un arte del combattimento che è prima di tutto una ricerca spirituale? Accade che Oriente e Occidente si incontrano inaspettatamente in una nuova disciplina: il Taitango, una sorta di danza guerriera o di combattimento danzato. Una contaminazione di due arti che aiuta chi le pratica a comprenderle e a svilupparle. Dopo anni di ricerca nel campo delle arti marziali “dell’interiorità” e un decennio di insegnamento di Tango Argentino, i danzatori Giuseppe Lotito e Cristina Scimè hanno sentito il bisogno di creare una danza di fusione che le riunisse. «Il Taitango è una danza guerriera ma anche una danza di coppia che prevede ruoli dinamici di decisione, ascolto e improvvisazione», spiega Lotito, «per questo è indirizzato a tutti coloro che sono interessati alla comprensione e al miglioramento di questi ultimi tre aspetti, presenti nelle relazioni e nella vita di ognuno».

Fondere gli insegnamenti dell’Oriente e dell’Occidente

 

 

Al di là dell’idea, in pratica come è nato il Taitango?

È stato un caso. Si può dire che è nato proprio per rispondere a un’esigenza pratica. Il fatto che a scuola arrivassero molte ballerine desiderose di imparare il tango e che ci fosse sempre carenza di uomini mi ha fatto pensare a come risolvere questo problema. Volevo farle praticare e mi dispiaceva rimanessero sedute a guardare, aspettando il cambio di coppia. Così ho avuto l’idea di usare qualcosa che non necessitasse per forza di un abbraccio per farle lavorare sull’asse del loro corpo, sull’equilibrio, sugli spostamenti e sulle varie tecniche del tango. Per poi applicarle nel ballo di coppia. È nata così una nuova disciplina che fonde il Tai Chi Chuan e il Tango Argentino dove la parte superiore del corpo incontra i movimenti del Tai Chi e la parte inferiore segue le dinamiche e le rotazioni del Tango. Il risultato è un movimento fluido e in continua evoluzione dove l’equilibrio è costantemente perso e riguadagnato così come il contatto e la frontalità della coppia.

 

Cosa accomuna due discipline così lontane nel tempo e nello spazio?

Tai tango, foto Rosellina GarboEntrambe rispondono al bisogno di ricercare qualcosa di profondo. Il mio maestro di Tango, non a caso, mi diceva più o meno le stesse cose del mio maestro di arti marziali: trova il tuo asse, trova il tuo equilibrio, prova a sentire il tuo respiro, guarda dentro di te, prendi coscienza del tuo corpo, delle tue emozioni e di ciò che ti circonda. E io prendevo concetti e risposte sia da Oriente sia da Occidente. Queste due discipline si sono incontrate nel Taitango perché il Tai Chi ti porta a studiare come connetterti con l’avversario, “come sentirlo” e il tango a sua volta si occupa tantissimo della connessione con il corpo della ballerina in relazione allo spazio, per sentirla e farsi sentire da lei.

 

Come coesistono la danza e il combattimento, l’armonia e il conflitto?

La base di ogni combattimento, come anche di ogni ballo, quindi di ogni relazione, è il conflitto. Ogni volta che, muovendomi, cambio direzione, come spesso nel tango accade, creo un conflitto. Il Taitango si concentra su questo meccanismo e lo elabora attraversa la danza, il corpo, la simulazione del combattimento, l’ascolto, la presenza. Non riguarda più solo il ballo: inizia a occuparsi di un’energia interna nel rapporto fra i due ballerini. C’è bisogno di ascoltare l’altro per capire dov’è la sua anima e che tipo di energia sta manifestando, per sentire non solo il suo peso e la sua posizione ma anche il suo respiro e la sua personalità, tutto quello che riguarda la possibilità di noi stessi e dell’altro di manifestarci attraverso questa danza. Ci sono delle affinità sottili. L’ho capito bene durante un allenamento di Tai Chi…

 

Imparare a usare meglio corpo e mente

 

In che modo?

Il maestro ci chiese di difenderci da quattro attaccanti provenienti dalle quattro diverse direzioni. Quando fu il mio turno fu davvero difficile resistere alla tentazione di effettuare mille movimenti convulsi alla ricerca affannosa di non essere colpito. Caddi numerose volte e il maestro, ad un tratto, quando ero sfinito e ormai senza fiato, mi suggerì di respirare e smettere di creare tagli continui nella realtà simili a spezzoni di un film sul combattimento, collegati da dissolvenze in nero. No, avrei dovuto creare una continuità attraverso il respiro senza mai mozzarlo in quel modo convulso e insignificante. Mi stava, in sostanza, suggerendo di danzare, come se il combattimento inelegante messo in pratica fino a quel momento fosse stato inutile. Dovevo diventare leggero, elegante. Dovevo restare in un movimento continuo e consapevole, legato indissolubilmente al mio respiro. Allora il corpo avrebbe lavorato correttamente. E così la mente.

 

Che noi usiamo in modo parziale, vero?

Tai tango, foto Rosellina GarboAccade anche con il corpo. Noi usiamo forse il 25 percento della nostra parte fisica. Ma nel Tai Chi e nel Tango, la consapevolezza del corpo, delle emozioni e del pensiero è amplificata. Unire queste due discipline è stato come usare dei codici già pronti e farli dialogare fra loro. Il Tai Chi contiene una serie di regole sviluppate nel tempo per acquisire equilibrio nel proprio corpo, nel proprio asse ma anche un grande rispetto dell’avversario, l’altro da sé, quel tramite con l’esterno che ci ricorda come occupiamo un luogo fisico e insieme “non fisico”. Il nostro corpo può essere direzionato ovunque, in uno qualsiasi dei punti cardinali, in pratica può ruotare e mostrare la frontalità a ogni lato dello spazio. Ed è qui che troviamo una correlazione con il Tango, un ballo duplice dove una parte è occupata dallo spostamento nello spazio, cioè la camminata, e l’altra parte costituisce l’evoluzione del ballo sul posto, ovvero il mondo in cui giriamo attorno a qualcosa.

 

Quanto è importante la respirazione in tutto questo?

È proprio da quest’ultima che dipende la qualità della nostra danza e, in maniera conseguente, della nostra vita. Il respiro richiama il KI, l’energia vitale. Quando respiriamo correttamente siamo pieni di energia ed è proprio con questa che affrontiamo i nostri avversari, che siano essi reali o che siano immaginari, in situazioni di pericolo concrete o nelle nostre battaglie interiori. Quando respiriamo bene entriamo in uno stato di presenza e di calma; ogni valutazione assume una qualità più distaccata e consapevolmente utile. Se la nostra respirazione, invece, è frammentaria, sospesa o di minima intensità, anche le nostre decisioni, il nostro movimento corporeo, la qualità della nostra relazione con il mondo circostante diventano povere. E la frenesia porta nel combattimento ad azioni convulse e nella danza a movimenti disarmonici e scoordinati


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