Wise Society : Sergio Marini: agli OGM dico no
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Sergio Marini: agli OGM dico no

di di Francesca Tozzi
9 Giugno 2010

...non fidarsi è meglio. Specie se non ci sono dati sicuri a dimostrare che gli Ogm non fanno male alla salute. Ecco perché il presidente di Coldiretti consiglia prudenza. Ed è convinto che la genetica modificata non porti grandi vantaggi economici

Gli OGM presenti ormai da anni nel settore dei mangimi, consentono un abbattimento dei costi di produzione del 30%; l’agricoltura italiana li rifiuta, ma non rischia di rimanere indietro e risultare meno competitiva? Sergio Marini, presidente della Coldiretti – la principale organizzazione degli imprenditori agricoli nazionali ed europei – è convinto di no.

 

Sergio Marini, presidente della Coldiretti«La realtà è molto diversa da quella che la propaganda commerciale vuole rappresentare», spiega. «Oggi in Europa si coltiva solo un tipo di mais geneticamente modificato che rappresenta appena lo 0,001 per cento della superficie complessivamente coltivata. Dopo il divieto posto in Germania, lo scorso anno si sono ridotti a sei, su ventisette, i Paesi Europei dove si coltivano organismi geneticamente modificati con un crollo del 12% delle semine in Spagna, Repubblica Ceca, Romania e Slovacchia. Ciò conferma che la coltivazione degli ogm, oltre a presentare rischi per la salute e per l’ambiente, non è neanche conveniente dal punto di vista economico.

 

Sugli scaffali dei supermercati sembra che non ci siano OGM, le etichette non li indicano e semmai dicono il contrario (OGM free). Eppure dai controlli su molti alimenti derivati dalla soia e dal mais è emerso che gli OGM erano presenti, se pur sotto della soglia dello 0,9…

 

La fissazione di una soglia di tolleranza dello 0,9 per cento è frutto di una decisione della Commissione Europea che non abbiamo condiviso. In ogni caso il rischio esiste solo per i prodotti importati e non per quelli che utilizzano le coltivazioni made in Italy dove gli OGM non si possono utilizzare.

 

Ma che senso ha vietare la coltivazione degli OGM se si ammette l’import e l’uso dei derivati di mais e soia transgenici?

 

Siamo contrari alla coltivazione in Italia dove, per la conformazione morfologica dei nostri terreni e le dimensioni delle nostre aziende, non sarebbe possibile evitare le contaminazioni delle colture non OGM. Chiediamo invece un’etichettatura chiara che permetta di sapere se il cibo che mangiamo contiene, direttamente o indirettamente, organismi geneticamente modificati. Ciò nell’interesse dei cittadini e contro chi sta magistralmente usando il pretesto che gli OGM li mangiamo tutti i giorni senza saperlo per convincerci a “spalancare le porte” alle coltivazioni transgeniche con la scusa che il danno “ormai è fatto”.

ADVERTISING GENERAL PICTURE (GM-FREE MAIZE/VOLVIC) KHECHINE DJAMEL/CORBIS KIPA

Perché la coltura degli OGM dovrebbe mettere a rischio l’agricoltura italiana?

 

Il rischio di contaminazioni limita la libertà degli agricoltori e dei cittadini di avere i propri territori liberi da OGM. Se parliamo della varietà di mais che in Italia si vorrebbe coltivare, è bene ricordare che si tratta di semi che sono stati proibiti dai governi francese e tedesco a seguito di nuove acquisizioni circa gli effetti negativi sull’apparato intestinale, sugli organismi del terreno e sulla dispersione del polline, con contaminazioni derivanti dall’impollinazione incrociata tra coltivazioni transgeniche e non.

Manifestation anti OGM à l'Assemblée Nationale, album di gcolson/flickr

Il problema quindi è questo…

 

Il modello produttivo cui è orientato l’impiego di organismi geneticamente modificati è un grande nemico della tipicità e della biodiversità e un alleato dell’omologazione, che non giova all’agroalimentare italiano. E non ci si racconti che buona parte delle nostre piante coltivate sono frutto di modificazioni genetiche; non va confusa l’applicazione della teoria dell’evoluzione di Darwin con gli interessi di brevetti e royalties delle multinazionali.

 

Salon agri, album di revolutionecolo/flickrLa scienza lavora per ottenere piante robuste, resistenti ai parassiti e alle malattie: non potrebbe aiutare gli agricoltori a limitare gli sprechi e risolvere il problema della mancanza di cibo?

 

Sono ormai vent’anni che si coltivano OGM nel mondo. Nei Paesi in via di sviluppo, dove la coltivazione è già storia, la fame anziché diminuire è aumentata mentre in Europa, nei sei Paesi dove la semina è permessa la coltivazione interessa di fatto solo il mais o meglio una sola varietà di mais. Voglio dire che, se veramente queste colture avessero tutte le proprietà straordinarie in termini economici , ambientali o salutistici che ci stanno raccontando, in Europa avremmo ben altre superfici coltivate e nel mondo non avremmo superato proprio quest’anno la cifra di un miliardo di persone che soffrono la fame.

 

Tracce di OGM sono state trovate anche nei cibi biologici…

 

Il biologico made in Italy garantisce l’assoluta assenza di OGM e per questo chiediamo da tempo un’etichettatura chiara per il biologico italiano in modo da distinguerlo da quello importato da Paesi stranieri a rischio di contaminazione.

 

Sul rapporto fra OGM e salute ci sono pareri discordanti: non è stato ancora dimostrato che facciano male e ci sono ricerche che parlano di cibi supernutrienti, senza malattie, capaci anzi di prevenirle… Qual è il suo punto di vista?

 

Tutte le indagini serie dicono che tre italiani su quattro non vogliono gli OGM nel piatto, e questo può bastare. Gli scienziati sono divisi e quando si parla di cibo ci vuole qualche precauzione in più. Non dimentichiamo che in passato agli agricoltori è stato spiegato che la modernizzazione dell’agricoltura passava attraverso l’uso delle farine animali nell’alimentazione del bestiame, che si sono poi dimostrate la causa della “mucca pazza”. Per questo siamo pronti, se sarà necessario, anche al referendum. Cosi chiuderemo la questione OGM in Italia una volta per tutte con democrazia e senza demagogia.

Mad cow disease, album di Garrette/flickr

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