Wise Society : Se a Milano l’aria è irrespirabile
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Se a Milano l’aria è irrespirabile

di Francesca Tozzi
18 Aprile 2013

Migliorie al piano regionale contro l'inquinamento, allargamento dell'area C, razionalizzazione del trasporto pubblico in città. Anna Gerometta, presidente dell'Associazione Genitori antismog, spiega come si stanno muovendo per perseguire questi obiettivi. Con una visione sempre più nazionale

Anna Gerometta

Foto: Wisesociety

Da 10 anni l’Associazione Genitori antismog si impegna a Milano per spronare le autorità pubbliche a mettere in atto e perseguire una vera politica ambientale, coinvolgendo quei luoghi che possano dare un contributo al miglioramento del traffico e dell’inquinamento attraverso iniziative e progetti (scuole, istituzioni comunali, aziende e attività commerciali). Nata in un momento di particolare emergenza ambientale, a fronte della quale l’unica iniziativa dell’Amministrazione è stata quella di consigliare alle mamme di tenere i figli a casa, questa associazione – che all’inizio si chiamava “Mamme Antismog di Milano” – ha messo in campo una serie di iniziative come progetti educativi, azioni legali e flashmob. L’emergenza, però, rimane. Molto attiva su Milano, si è negli ultimi tempi dedicata soprattutto alla sensibilizzazione dell’Amministrazione Regionale sul tema della qualità dell’aria in relazione all’emergenza inquinamento. Il presidente, l’avvocato Anna Gerometta, ricorda che nel 2011 l’associazione ha proposto un ricorso al Tar contro Regione Lombardia, ricorso vinto nel settembre 2012 in seguito al quale la Regione si è vista costretta a predisporre il piano degli interventi per l’aria che è la base di programmazione per la riduzione delle emissioni atmosferiche a livello regionale. “Questa è stata una grandissima vittoria – spiega – sia per la novità dell’iter giuridico sia perché l’attivazione di questa procedura ha riportato in primo piano il problema dell’inquinamento atmosferico e del suo impatto sanitario. Questa procedura si è in qualche modo interrotta a causa delle elezioni e del cambio della giunta: la bozza del piano è stata stata depositata nel gennaio 2013 e aspetta di essere approvata. Per questo è nostra intenzione riprendere le fila del discorso e fare in modo che prima dell’approvazione da parte della Regione il documento venga migliorato. Sembra che l’amministrazione faccia ancora fatica a percepire con chiarezza qual è la direzione da prendere”.

 

Meno camion, più ferrovia

Operate solo a livello locale?

Milano è la nostra base ma l’ambito delle nostre iniziative ha ricadute a livello regionale. Ci rendiamo conto, però, che non basta ancora. Non molti sanno che in Italia il problema dell’inquinamento atmosferico è molto più grave che in altri Paesi europei. Per questo stiamo cercando di creare una rete con altre associazioni e altre realtà che in Italia se ne stanno occupano per far sì che venga trattato a livello nazionale, cioè per far sì che le amministrazioni comunali e regionali se ne occupino predisponendo dei piani coordinati. Il problema è che i fondi per finanziarne la realizzazione arrivano da Roma per cui se le priorità vanno in un’altra direzione il margine operativo si riduce.

In che direzione?

Le faccio un esempio che potrebbe sembrare banale ma che per me è significativo di una certa mancanza di consapevolezza. In una pizzeria ho trovato negli espositori delle cartoline pubblicitarie commissionate dal Ministero delle infrastrutture per sostenere il settore dell’autotrasporto. Al di là dello spreco di carta e denaro, e pur riconoscendo l’importanza di questo settore, non penso che sia questa la direzione che dovremmo prendere quanto piuttosto quella di cercare di riconvertire il trasporto su gomma in trasporto su ferro. Il trasporto delle merci nei camion è uno dei principali responsabili della pessima qualità dell’aria nel nostro Paese, questo si sa. Ed è su questo aspetto che stiamo puntando in Lombardia; non basta l’allargamento dell’Area C a Milano, che pure presenta i maggiori picchi di emissioni di gas serra: bisogna riconvertire la mobilità attuale in una mobilità sostenibile attraverso il potenziamento, la razionalizzazione, la ristrutturazione del trasporto pubblico in modo che diventi finalmente un’alternativa seria all’attuale viabilità. Il guanto di sfida che vorremmo lanciare a Maroni è che, visto che si sono ritrovati tre governatori dello stesso partito in un’area congestionata e inquinata per via del traffico come quella padana, si mettano d’accordo per spostare le merci su ferro. Ferrovia per le merci e mezzi pubblici per le persone.

Matthias Strauss/dpa/Corbis

Foto: Matthias Strauss/dpa/Corbis

Tram o auto elettrica?

La seconda scelta presuppone una scelta individuale….

Al di là delle politiche delle amministrazioni locali sono ovviamente le scelte individuali dei cittadini a fare la differenza. Parte del nostro lavoro consiste nel tentare di rendere la cittadinanza consapevole della gravità del problema e quindi responsabile. Il grande pubblico non è ancora consapevole del danno sanitario che comporta l’inquinamento atmosferico: oggi è in Europa, che mediamente è messa meglio di noi, la terza causa di morte insieme al fumo e all’alcol. La situazione della Pianura Padana è come quella della vecchia Europa con le vecchie fabbriche distribuite sul territorio e le strade invase dai camion.

Non abbiamo parlato delle auto ibride ed elettriche

Sono entrambe vie valide ma la preferenza va data all’utilizzo dei mezzi pubblici perché un autobus carico di 50 persone inquinerà sempre meno di 50 veicoli ibridi o elettrici. Non tutti lo sanno ma gli studi sull’inquinamento dell’aria indicano che non ci sono solo le emissioni dal tubo di scappamento ma anche quelle che derivano dall’abrasione dei pneumatici, dei freni e delle lamiere; queste ultime in alcune aree urbane sono estremamente pesanti: a Milano arrivano quasi al 50%. Fra l’altro l’ultimo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che è stato presentato 15 giorni fa nel corso di un’importante conferenza indica che oltre al grave impatto delle polveri sottili sta emergendo quello delle polveri “grossolane” dovute a questa seconda fonte inquinante. L’OMS ha aggiornato gli studi scientifici ed epidemiologici che sono stati fatti negli ultimi otto anni ricavandone evidenze e dando delle indicazioni forti: una di queste è che non ci si può più limitare a misurare i livelli di pm10 e pm2.5 per valutare l’inquinamento ma bisogna guardare i livelli di carbon black. I primi due parametri da soli non sono significativi. Il che significa che possiamo avere un livello di pm2.5 e pm10 uguale in Duomo e in Piazza Frattini, per esempio, ma se il carbon black è più alto in uno dei due punti lì, a parità di polveri sottili, il problema sarà più consistente. Il carbon black sta assurgendo a metro dell’impatto sanitario dovuto all’inquinamento. In una situazione come Milano dove abbiamo avuto la dimostrazione del fatto che provvedimenti di natura locale come area C hanno ottenuto un’importante riduzione di questo parametro, bisogna riprendere in mano la situazione e estendere le limitazioni del traffico ad altre zone della città.

Foto di shutterstock

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