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Domenico Finiguerra: non si vive di solo cemento

di Sebastiano Guanziroli
10 Giugno 2010

A Cassinetta di Lugagnano il Piano di Governo del Territorio impedisce di edificare nuove costruzioni, consentendo solo il riuso e recupero. La scelta coraggiosa di un giovane sindaco

Immersa nel Parco del Ticino, a poco più di 20 chilometri da Milano, Cassinetta di Lugagnano è un Comune che ha detto stop al consumo di territorio. E lo ha messo nero su bianco nel 2007, approvando un Piano di Governo del Territorio “a crescita zero”, che limita l’urbanizzazione al solo recupero e riuso di suolo.  Il fautore principale di una scelta così controcorrente in Italia rispetto alle tradizionali politiche urbanistiche è stato il sindaco, Domenico Finiguerra. Eletto a capo di una lista civica vicina al centrosinistra nel 2002, quando aveva solo 31 anni, ha dedicato il primo mandato alla realizzazione di un’idea e di una filosofia politica che è stata capita, sostenuta e approvata anche dai suoi concittadini. I quali, infatti, lo hanno riconfermato nel 2007 con oltre il 60% delle preferenze, in netta controtendenza con i voti espressi a livello nazionale e provinciale.

Domenico Finiguerra, Sindaco di Cassinetta di LugagnanoPerché è importante fermare il consumo di territorio?

L’urbanistica non può e non deve ridursi solo a consumo di suolo. In Lombardia si perdono 13 ettari di territorio al giorno, si costruisce ovunque ma poi gli immobili restano vuoti. Noi abbiamo voluto sottrarci a questa tendenza. È stata una scelta morale obbligata. Alcuni ci definiscono estremisti, ma è paradossale: noi siamo moderati, nel senso letterale della parola. Sono gli altri gli estremisti del mattone.

È così difficile andare contro interessi così consolidati?

In realtà non è stato poi così difficile. Ci eravamo presentati in campagna elettorale già con l’obiettivo chiaro di fermare la speculazione. Appena eletto l’ho messo in pratica, condividendolo il più possibile con i cittadini durante le assemblee pubbliche. La cosa difficile è stata trovare un’alternativa alle entrate garantite dagli oneri di urbanizzazione.

Come coprite le minori entrate?

La creatività è un pilastro della nostra politica. Per esempio abbiamo inventato i “Matrimoni per la terra”: Cassinetta è una bella località dove sposarsi, e così abbiamo deciso di valorizzare le nostre ville storiche e altri angoli del paese, dando la possibilità alle coppie residenti e non di celebrare e festeggiare il matrimonio, recuperando in questo modo risorse preziose. L’importante è abbandonare la pigrizia, che è uno dei mali della politica.

Si aspettava la rielezione, pur avendo dovuto alzare anche le imposte comunali?

Ero tranquillo perché i cittadini avevano capito il mio messaggio. L’unica paura era che venissero condizionati da chi ci additava come “nemici dello sviluppo”. Ma noi non siamo affatto nemici dello sviluppo, siamo semplicemente contro il costruire su territorio non ancora utilizzato.

Villa Visconti Grande, comune Cassinetta di Lugagnano

Ha ricevuto collaborazione agli alti livelli istituzionali?

No, non abbiamo ricevuto nessun aiuto. Nessun contributo per sopperire alle mancate entrate. Diciamo che la nostra è stata una politica che abbiamo fatto da soli più per necessità che per scelta. Siamo la bestia nera di alcuni comuni vicini e della Regione Lombardia, che perseguono un modello di sviluppo opposto al nostro.

Cassinetta è stata presa ad esempio da altri amministratori?

A livello nazionale abbiamo contribuito a lanciare la campagna “Stop al consumo di territorio”, e pian piano incominciano a svilupparsi nuove e belle esperienze, anche al sud. Per esempio nel 2009 il comune di Santa Caterina dello Ionio ha ricevuto il premio Comune Virtuoso per la gestione del suo territorio, oppure a Casigliano, in provincia di Caserta, dove si sta redigendo un nuovo strumento urbanistico che non prevede aree di espansione edilizia .

È possibile percorrere la stessa politica in Comuni più grandi?

Certo. Anzi, è molto più difficile per i piccoli, che non hanno grandi alternative agli oneri di urbanizzazione. Un comune come quello di Milano, invece, avrebbe molte altre leve per sostenere le casse comunali. Ma la politica è pigra… Dalla mia prospettiva è il resto d’Italia a costituire l’eccezione, non Cassinetta, rispetto alla storia dell’urbanistica: noi preserviamo la campagna e salvaguardiamo il nucleo storico della città, così come si è sempre fatto fino a che non è cominciata l’era della speculazione edilizia.

In Italia quello di Cassinetta è un caso raro. E in Europa?

In Europa la cultura del territorio è completamente diversa. Si cerca di preservare il tessuto urbano e sociale senza allontanare le persone dalla città, distruggendo di conseguenza le campagne. Identità culturale, sociale e territoriale sono legate indissolubilmente, e in Europa – e a Cassinetta – si cerca di tutelarle. Hanno norme molto stringenti in Francia, Gran Bretagna, nei paesi scandinavi. In Germania, per esempio, quando Angela Merkel era Ministro dell’Ambiente ha promosso una legislazione proprio per limitare il consumo di suolo.

Forse non è direttamente a Cassinetta di Lugagnano che faceva riferimento l’ex Primo Ministro Giapponese quando, pochi mesi fa, annunciò di voler intraprendere una politica di salvaguardia del territorio per vietare la costruzione di nuovi edifici. Però il più importante e autorevole quotidiano giapponese, Asahi Shimbun, ha poi dedicato un articolo proprio al piccolo comune lombardo. Un raro esempio di buona politica italiana da esportazione…

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