Wise Society : Lo zen e l’arte di camminare
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Lo zen e l’arte di camminare

di Lia del Fabro
15 Novembre 2011

Viaggiare a piedi, in modo consapevole e profondo, è un modo per rallentare lo stile di vita. Ecco come si impara e con quali benefici

Luca GianottiLuca Gianotti è persona schiva e profonda che ha fatto dell’arte del camminare, come la chiama lui, la sua ragione di vita. Nato a Modena, oggi vive in un casale tra i monti d’Abruzzo vicino ad Avezzano, dove organizza trekking con gli asini e dà ospitalità (www.casalecrete.it).

Da sempre appassionato di montagna, guida Cai e alpinista di una certa esperienza con all’attivo spedizioni importanti in Islanda e in Kazakistan, da qualche anno si dedica ai temi del camminare fatto in modo consapevole, e al cammino profondo o deep walking, pratica ideata dopo anni di approfondimenti, studi, esperienze e forse complice anche una laurea in filosofia. È tra i fondatori della Compagnia del Cammino (www.compagniadeicammini.it) di cui è anche guida.

Nel luglio 2011 ha pubblicato con l’editore Ediciclo il libro L’arte del camminare. Consigli per partire con il piede giusto scritto con linguaggio sobrio e accattivante che vuole essere un piccolo manuale zen per camminatori esperti e non, dove si riflette sull’essere viaggiatori oggi.

Viaggiare a basso impatto

 

Che senso ha proporre oggi il viaggiare con lentezza ?

Camminare è un gesto rivoluzionario e controcorrente in una mondo stressante che va sempre di corsa. E va riscuotendo sempre maggior interesse, specie tra persone che sentono l’esigenza del contatto con la natura, perché soddisfa dei nostri bisogni profondi. Non a caso i più sensibili sono proprio le persone che vivono in grandi città e hanno bisogno di rallentare il loro stile di vita. Per questo si parla con sempre maggiore insistenza di fenomeni che si chiamano slow food o slow travel. Più in generale si tratta dello stesso concetto economico di decrescita, di cui si discute molto in questo periodo, come antidoto a un sistema che ha accelerato troppo e che ora vuole rallentare.

Cover libroA cosa fa riferimento quando parla dell’arte del camminare con consapevolezza?

Camminare è il modo di viaggiare più sano e più attento che esista all’incontro con il prossimo, in sintonia con i ritmi naturali e antichi dell’uomo. Camminare consente di capire se stessi utilizzando proprio il cammino per riflettere sulla propria situazione, per guardarsi dentro, fino a diventare uno strumento potente di meditazione. L’ho chiamata l’“arte del camminare” perché, per me, è come una delle tante discipline orientali che consentono di concentrarsi su se stessi e sulla propria presenza mentale. Ma a questo ci si arriva gradualmente, dopo un lungo processo, iniziando pian piano a camminare in modo itinerante per un periodo che deve per forza coprire più giorni, riflettendo prima di tutto sulle conseguenze fisiche, sullo stare bene nel proprio corpo. Il passaggio di qualità avviene quando ci si rende conto delle potenzialità di questo atto – nuovo rispetto a passeggiate ed escursioni brevi a cui siamo abituati – in particolare nelle fasi di crisi della vita in cui andare avanti con le proprie gambe diventa strumento di trasformazione, momento di rinascita, superamento delle difficoltà…perdersi per ritrovarsi. Tutto questo fa del cammino un’esperienza molto profonda.

Ci dice anche qualcosa in più sulla sua idea di deep walking?

È un approccio, un ulteriore passaggio del viaggiare camminando, che consente di provare semplici pratiche di meditazione. Lo propongo in viaggi non estremi: non si tratta di ritiri e neppure un’immersione pesante nella spiritualità, ma durante il percorso si accentuano e si valorizzano alcuni aspetti che ho prima accennato, portandoli a una maggiore consapevolezza. La mattina si possono eseguire esercizi di Qi Gong con il bastone per aprirsi e concentrarsi sul cammino da fare e, durante la giornata, si trovano piccoli momenti di meditazione mutuandola dal buddismo zen secondo due insegnamenti, quello del maestro zen vietnamita tra i più importanti al mondo, Thich Nhat Hanh, che ha proposto la meditazione-camminata, e quello sperimentato dagli sciamani del Messico di cui ha parlato Carlos Castaneda. I nostri esercizi però sono a livelli più semplici. Per fare un esempio le camminate sono fatte in silenzio, portando l’attenzione sulla respirazione, sul corpo, sulla consapevolezza del gesto del camminare, magari scalzi o bendati per consentire una maggiore percezione e di entrare più facilmente in una dimensione di interiorità. A volte non si raggiungono subito dei risultati, perché gli esercizi dovrebbero essere fatti più spesso, ma le persone ne traggono vantaggio ugualmente.

Un percorso di ricerca interiore

 

Camminare nel labirintoQuali sono le regole e le modalità da seguire per intraprendere un viaggio di questo tipo?

L’idea è di immergersi il più possibile in un processo naturale di depurazione a 360 gradi, facendo attenzione a tutti gli aspetti. Primo ai ritmi lenti del cammino, senza l’ansia dell’arrivo. Poi all’alimentazione che deve essere sana per consentire al corpo di disintossicarsi, quindi niente grandi mangiate e bevute perché tanto si è camminato tutto il giorno. Anche curarsi con rimedi naturali sarebbe preferibile, come scegliere un abbigliamento traspirante, meglio se in fibre naturali. Durante il viaggio sarebbe bene non avere l’orologio, per evitare una dimensione del tempo falsata, e neppure il cellulare. Consiglio anche di non portare libri, che magari parlino di altri luoghi e di altri tempi rispetto a quelli che si stanno attraversando. È preferibile, invece, tenere un quadernetto dove disegnare o appuntare quei pensieri positivi che emergono durante il cammino, magari da condividere la sera con il gruppo.

E per quanto riguarda gli aspetti pratici, tipo mangiare e dormire?

Ci sono varie tipologie di camminata, con livelli di difficoltà e di ospitalità diverse per cercare di avvicinare il maggior numero di persone a questo modo di viaggiare. Si punta all’essenzialità e alla sobrietà, perché caricare sulla schiena il bagaglio costringe a portare solo l’indispensabile. Si mangia vegetariano perché vivere almeno una settimana senza carne significa disintossicarsi e anche le persone, e sono la maggioranza, che non hanno fatto questa scelta l’accettano e l’apprezzano perché ne comprendono il valore in termini di impatto ambientale e rispetto della vita. Si dorme in agriturismo di preferenza biologici, ma può capitare di dormire sotto le stelle che all’inizio può spaventare ma, una volta fatto, si rivela un’esperienza profonda che entusiasma e dà valore al viaggio.

Cosa vuol dire essere viaggiatori oggi e come fare in modo di esserlo in modo più consapevole?

Il camminatore vive l’incontro per quello che è, vive l’istante. Anche attraversare le periferie di una città può essere un momento di riflessione e di arricchimento. Nei percorsi di una settimana si entra in relazione con le persone in incontri non prestabiliti, è possibile deviare dal proprio percorso per chiacchierare e farti ospitare da un pastore incrociato per caso lungo la via. Il fatto che le mie proposte di viaggio si concentrino nel sud del mondo è proprio perché c’è una possibilità maggiore di entrare in relazione con gli altri. L’incontro vero nasce dall’ avere il tempo di fermarsi nella piazza di un paesino in mezzo alle montagne, scoprendo un mondo sconosciuto. Questo certo contraddice la logica del turismo classico che pretende il tutto organizzato. Il turista che viaggia in treno con le cuffie dell’iPod riproduce gesti televisivi, gli scorre il mondo dal finestrino, e una volta arrivato a destinazione corre a cercare il monumento per avere conferma di cose già viste su internet. Il senso profondo del viaggiare vero è trovare non quello che hai già conosciuto, ma trovare quello che non conosci.

Misurarsi con i propri limiti

 

Tutti in fila in SardegnaChi sceglie di camminare in modo itinerante per più giorni non ha paura di non farcela?

Il primo passo, che è quello dell’avviarsi, è il più difficile. L’importante é partire magari da soli, o scegliere di fare il cammino di Santiago di Compostela, che rappresenta un’iniziazione al camminare per un numero sempre più folto di persone, e poi proseguire con cammini insieme ad altre persone. Camminare da soli o in gruppo, consente di misurarsi con i propri limiti e spesso di accorgersi che questi limiti sono posti più in là di quel che si pensava. E questo sicuramente accresce l’autostima. Del resto conosco psicoterapeuti che approfittano del camminare per far parlare i propri pazienti. In Francia si utilizza con grande successo la proposta di rieducazione di Bernard Ollivier, rivolta a minori deviati ai quali si fa scegliere o il carcere minorile o un’esperienza di tre mesi di cammino in un territorio sconosciuto insieme a un tutor: L’85 percento dei minori che fanno quest’esperienza rientra nella società contro il 5 percento di chi passa il periodo di detenzione dentro un carcere. Mi piacerebbe molto proporre quest’attività di volontariato anche in Italia, ma ci sono delle difficoltà che mi auguro sia possibile superare con l’aiuto del Ministero della Giustizia.

I bambini sono adatti a questo tipo di viaggio?

Si dovrebbero formare i gruppi con più di un bambino e di età omogenea ma questo è difficile realizzarlo in Italia perché le famiglie non hanno l’abitudine, più diffusa all’estero, di camminare con i figli piccoli. Per agevolare questo tipo di percorsi, credo che la cosa migliore sia viaggiare aiutati dagli asinelli. I bambini, per quel che ho visto, la vivono come un’esperienza magica e selvaggia che ricordano per tutta la vita.

Si riescono a trovare ancora territori selvaggi da attraversare?

Non ne esistono molti ma ci sono tratti costieri non toccati da strade e paesi, quasi unici in Europa. Si tratta di due percorsi che sono tra quelli che amo di più , il primo a Creta e il secondo sulla costa orientale della Sardegna, due posti dal terreno impervio, due angoli di “selvaggità”.

Rallentare i ritmi

 

Lei propone di camminare anche lungo territori urbanizzati, come in un viaggio che da Milano arriva a Venezia da fare nel 2012. Come mai?

La proposta nasce in parallelo alla Conferenza internazionale sulla decrescita che si svolgerà il prossimo anno a Venezia e il nostro gruppo è previsto arrivi a là in quei giorni, proprio come dimostrazione e testimonianza che il camminare è un atto di “rallentamento”. Voglio aggiungere che uscire a piedi da Milano può stupire perché si attraversano territori di cui non si immagina l’esistenza e poi c’è il valore duplice di partire da casa come legame con il proprio territorio e come scelta responsabile di muoversi a minimo impatto ambientale. Viaggiare in modo tradizionale, con l’aereo, possiamo farlo magari solo quando serve o alternando un viaggio lontano con un viaggio a piedi iniziato sul portone di casa, consapevoli di stare attuando un gesto significativo.

 

Le è sempre piaciuto camminare?

La passione c’è sempre stata e mi è sempre piaciuto accompagnare le persone come guida. All’inizio ho provato su di me molti benefici fisici e psicologici dopo aver camminato per lunghi periodi. In seguito ho approfondito con studi ed esperienze che mi hanno portato sempre più alla valorizzazione del camminare. Ho cambiato tante volte nella mia vita ma, a un certo punto, ho lasciato il mio lavoro di operatore culturale e ho fatto questa scelta in modo totale.

 

Il suo prossimo nuovo percorso quale sarà?

Ma io non mi sento un collezionista di viaggi…In passato ho viaggiato molto ma ora sono anch’io in una fase di rallentamento. Piuttosto che scoprire nuovi luoghi, quello che vorrei fare è sviluppare, in una terra che mi appassiona come Creta, il percorso di 500 km da est a ovest dell’isola che ho fatto in un mese, rendendolo una vera e propria via francigena, un itinerario da condividere con altri camminatori.

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