Wise Society : Lavorare il legno di riuso con creatività e maestria artigianale
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Lavorare il legno di riuso con creatività e maestria artigianale

di Alessandra Manetto
17 Novembre 2011

Etica, design e responsabilità d'impresa. Sono questi i valori di riferimento di Riva 1920, azienda lombarda oggi guidata dal nipoti del fondatore

Maurizio RivaÈ quello inebriante e aromatico del cedro del Libano il profumo dell’azienda Riva 1920. Da oltre vent’anni ha fatto di creatività, ecologia e riuso della materia prima il proprio leit motiv. Sede a Cantù, Como, un’ottantina di dipendenti, definirla solo azienda produttrice di mobili di legno massello è riduttivo; il segreto sta nella filosofia di fondo, un mix fra custodire e tramandare le tradizioni artigianali, produrre senza sprechi, utilizzare in modo razionale le materie prime naturali, cura dell’ambiente durante tutto il ciclo produttivo. Per questo l’apertura, nel 2001, del Museo del Legno con circa tremila utensili e macchine dal Settecento in poi.

La quadratura del cerchio arriva dal design con la “D” maiuscola, che sposa l’uso di legno antico pregiato (come il millenario Kauri originario della della Nuova Zelanda, rimasto 50mila anni sotto il fango senza pietrificare o decomporsi), il recupero del legno di riciclo (la collezione “Le Briccole di Venezia”, con pezzi fra gli altri di Paola Navone, Antonio Citterio, Marc Sadler, David Chipperfield, Gualtiero Marchesi, Piero Lissoni), la proposta di concept innovativi (l’installazione “La Cucina” di Matteo Thun per la fiera tedesca “Living Kitchen” a Colonia). Il cedro, utilizzato da tempo per le celebri sedute scolpite da pezzi monoblocco, diventa anche un potente antitarme bio per produrre armadi e arredi per il locale lavanderia. Per Maurizio Riva, contitolare dell’azienda di famiglia, tutto questo si traduce in un impegno anche e soprattutto sociale con il giusto mix di idealismo e concretezza d’impresa.

Le scelte virtuose di un’azienda modello

 

Come è maturato questo approccio negli anni?

Quando è nata nel 1920 con mio nonno Nino Romano, cui è subentrato mio padre Mario, l’azienda produceva soggiorni “Chippendale” e camere da letto. Oltre 20 anni fa siamo arrivati io, mio fratello Davide e mia sorella Anna. Cercavo qualcosa di nuovo per produrre collezioni e in America ho “scoperto” il legno di ciliegio proveniente da foreste controllate, un’emozione che ha aperto una nuova strada per la produzione dei primi mobili secondo un approccio di sostenibilità. Oggi usiamo legno multistrato listellare o legno massello di forestazione, colle senza formaldeide, olii e cere naturali applicati a mano per le finiture. Non solo, siamo attenti a risparmio energetico, controllo delle emissioni, contenimento degli scarti, ecosostenibilità degli imballaggi e smaltimento dei rifiuti.

Seduta KAIRO di cedro di Karim RashidA contraddistinguervi sono le collezioni realizzate con legni antichi, pregiati e di riuso. Come è nata l’idea?

Il cedro del Libano, il Kauri e il legno di riuso delle briccole veneziane creano la nostra immagine e ci permettono di lavorare con i grandi designer. Tutto è nato un po’ per caso e un po’ per intuizione, da un incontro fortuito, come nel caso del Kauri dopo la visita in azienda di un operatore della Nuova Zelanda, o da un’opportunità, come il recupero delle piante di cedro abbattute perchè hanno subito colpi di vento o sono ammalate alle radici, oppure il riutilizzo delle briccole (i pali di legno usati per la segnaletica nella laguna veneziana, ndr). E siamo sempre alla ricerca di nuovi materiali di risulta per produrre anche solo una piccola collezione.

Coinvolgere è una delle vostre parole d’ordine: com’è nata l’idea  “Se compri un mobile ti regalo una pianta…”?

Vogliamo portare cultura sul territorio, clienti, progettisti e studenti dentro le nostre fabbriche, per mostrare quello che facciamo e come. Solo la Festa del Legno promossa a settembre insieme con altre aziende del settore ha visto la presenza di 3mila persone in due giorni. A chi la richiedeva abbiamo consegnato una piantina di quercia o di cedro per il giardino o per un bosco, distribuendo circa 180 esemplari. Questo si aggiunge al dono di una pianta per ogni bambino che nasce a Cantù secondo il progetto i Boschi della vita, e alla consegna, a chi acquista un nostro prodotto, di una pianta dello stesso legno utilizzato, per riforestare il territorio. Vuol dire che per ogni albero tagliato per produrre un mobile altri ne vengono messi a dimora, senza interrompere il ciclo delle foreste.

Riutilizzare e recuperare

 

Perché organizzare eventi come la Festa del legno?

Noi forse siamo un po’ matti….Ma credo che la gente abbia voglia di iniziative come queste, una volta tanto ha avuto un’alternativa allo shopping nei centri commerciali.

Che rapporto hanno oggi i giovani con questo materiale?

Di legno non sanno niente, neppure uscendo dall’università, e nessuno spiega loro nulla. Noi promuoviamo concorsi di idee, come quello per il recupero delle briccole, 738 progetti in gara da un migliaio di designer per progettare una panca da esterno e la seconda edizione già in partenza. Con il progetto “Le botti rinascono a San Patrignano” per il riutilizzo delle botti di rovere usate per l’invecchiamento del vino prodotto dalla comunità, con l’aiuto di una trentina di designer i giovani ex tossicodipendenti produrranno oggetti che poi saranno venduti attraverso la rete commerciale della comunità stessa. Stiamo seminando e se si semina alla fine si raccoglie: i giovani sono pieni di voglia di fare, il problema è che hanno di fronte un deserto.

Prendersi cura dei prodotti

 

Museo del legnoCom’è nato il feeling con il mondo del design?

Con Renzo Piano l’amicizia dura da dodici anni, recentemente abbiamo prodotto e fornito buona parte degli arredi per il convento delle suore Clarisse a Ronchamp, in Francia, da lui progettato. Così come abbiamo un rapporto molto bello con architetti come Michele De Lucchi, Matteo Thun e altri. È entusiasmante lavorare con loro, vederli sviluppare un’idea e poi realizzarla insieme.

La vostra è un’azienda con una filosofia che nasce, anche, dalla volontà di tramandare il sapere artigianale…

L’approccio tradizionale alla lavorazione del legno è molto importante per noi, come si vede anche dalla scelta di conservare una forte manualità all’interno del processo produttivo. Ma è soprattutto essere responsabili in prima persona, a partire dal datore di lavoro. Bisogna “prendersi cura” del prodotto: nei nostri stabilimenti alla fine della giornata di lavoro ogni mobile o semilavorato viene coperto con teli di cotone rosso per proteggerli dalla polvere e dai raggi ultravioletti. E poi sono convinto lavorare in un luogo ordinato contribuisce a migliorare la qualità del prodotto.

 

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