Wise Society : Isabella Ragonese: recitare. Una terapia che consiglierei a tutti
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Isabella Ragonese: recitare. Una terapia che consiglierei a tutti

di Vincenzo Petraglia
23 Aprile 2012

Secondo l'attrice palermitana, in scena al teatro Argentina di Roma fino al 20 maggio, si possono recuperare energia e positività dal rapporto con l'arte e la natura

Isabella RagoneseÈ indubbiamente una delle attrici di punta del nostro cinema, non a caso scelta due anni fa, nonostante la sua giovane età, come madrina della Mostra internazionale del cinema di Venezia. Isabella Ragonese, oltre che bella e brava, è anche una ragazza semplice e solare che, come ci racconta, non disdegna di mettere al servizio di chi soffre il suo tempo e la sua arte, valido strumento, dice, per salvare vite umane.

Gli ultimi anni sono stati per lei un crescendo di successi e riconoscimenti grazie a interpretazioni di livello in pellicole quali: Tutta la vita davanti di Paolo Virzì, Dieci inverni di Valerio Mieli, La nostra vita di Daniele Lucchetti, Il primo incarico di Giorgia Cecere[correlatieditorale]

 

Imparare a nutrire mente e corpo

 

Nel mestiere d’attrice un corpo che “parla” è la base per trasmettere emozioni al pubblico. Lei come se ne prende cura, come lo nutre?

Isabella Ragonese in scena ne "La commedia di Orlando"Il corpo è fondamentale per il mio lavoro, ma non inteso come s’intende oggi, quindi come un mero involucro, quanto come voce, energia. Mente e corpo sono un tutt’uno e io li nutro essenzialmente col mio lavoro, perché quando questo mestiere si fa con amore e serietà è davvero totalizzante, vero nutrimento per corpo e mente.

Poi cerco di nutrirmi anche attraverso il bello, coltivando momenti soltanto per me o facendomi ogni tanto un bel regalo, che può essere anche soltanto mangiare il mio piatto preferito, godermi un film, andare a vedere un spettacolo interessante, fare un giro in motorino.Provo a concedermi tutti i giorni, insomma, quelle piccole cure quotidiane che mi fanno stare bene.

Questo atteggiamento la aiuta a combattere anche lo stress?

Fortunatamente non sono una persona né ansiosa né particolarmente stressata. Certo, questo lavoro è impegnativo dal punto di vista psicologico e in alcuni momenti è capace di mettere a dura prova le persone, però per mia natura sono molto placida.

E poi amo dormire, il mio vizio principale, e questo mi aiuta molto a ricaricarmi.

Molti suoi colleghi dicono che fare l’attore sia altamente terapeutico. Lei cosa ne pensa?

È sicuramente uno sfogo che ti dà delle sensazioni molto forti. Fare cinema è una sorta di sport estremo potremmo dire, capace cioè di mettere in circolo tantissima adrenalina. Che se da una parte è positivo, dall’altra non è detto che lo sia.

Bisogna, infatti, poi vedere cosa succede prima e soprattutto dopo questa iniezione di adrenalina. Se cioè si riesce a reggere il confronto con la realtà, visto che questa è una professione che per sua natura, attraverso gli svariati personaggi che si interpretano, porta ad allontanarsi un po’ dalla vita reale.

Sfidare i propri limiti e vincere la paura

Secondo lei, se la recitazione venisse considerata materia di studio, potrebbe contribuire a migliorare la società?

Isabella RagoneseInserire il teatro a scuola sarebbe qualcosa di molto importante. Innanzitutto perché l’ho provato sulla mia pelle e poi perché, facendo spesso laboratori teatrali in centri per persone con disabilità e disagi psichici, ho toccato con mano quanto veramente il teatro, la musica e l’arte in generale, siano in grado di salvare delle vite.

Il teatro ha la grande forza di mettere di fronte ai propri limiti, alle proprie paure e resistenze psicologiche ed è allo stesso tempo un modo per sfogarsi. Penso che se si dessero più strumenti di questo tipo ai ragazzi delle scuole si potrebbero evitare errori e derive che, soprattutto nei più giovani, nascono anche dalla noia e dalla mancanza di passioni.

L’adolescenza dovrebbe essere, infatti, il periodo delle esperienze importanti, nel quale una persona scopre quali sono le cose che la fanno sentire viva e da cui trae il massimo benessere.

Purtroppo, invece, spesso ciò non avviene proprio perché non vengono offerte ai ragazzi occasioni per farlo. La scuola credo, quindi, possa giocare un ruolo fondamentale in tal senso.

Come mai, secondo lei, i suoi coetanei non amano molto il teatro?

Spesso i giovani vedono il teatro come un luogo ostile e respingente, frutto, purtroppo, di un retaggio che viene da lontano.Peccato che non sia così e questo lo si scopre soltanto quando si comincia a frequentarlo.

Se nel mio piccolo posso contribuire a incuriosire ed attirare un po’ di giovani verso il teatro, attraverso la popolarità che ho avuto dal cinema, non posso che esserne felice. Il teatro è capace di offrire emozioni incredibili ed è importante creare, quindi, una nuova generazione di pubblico perché a beneficiarne sarà l’intera nazione e la sua capacità di creare e reinventarsi.

Cercare aiuto nel contatto con l’ambiente

Come vede la situazione attuale in un periodo in cui rischiamo un po’ tutti di farci prendere dalla rassegnazione e dallo sconforto?

Credo che sia importante ritrovare l’energia, la positività, la voglia di fare, per non permettere alla disillusione e al pessimismo di prevalere su tutto.

Bisogna riprendere in mano la situazione cominciando a riappropriarci di ciò che ci appartiene e dei nostri spazi, com’è avvenuto, per esempio, con l’occupazione dei teatri.

Che rapporto ha con la natura?

Il mio rapporto con la natura è piuttosto recente, in quanto prima ero molto più metropolitana. Le devo molto però, perché mi ha aiutata tantissimo in un periodo molto difficile della mia vita.

Un mio amico mi suggerì di fare, per ritrovare serenità, delle passeggiate nella campagna intorno a Palermo. Mi diceva: «Da lassù, dalle montagne (Palermo è, infatti, circondata da bellissimi rilievi montuosi che offrono una magnifica vista su mare e città) tutto ti sembrerà più piccolo».

Seguii il suo consiglio e, in effetti, mi ha aiutata ad assumere un punto di vista diverso anche nei confronti della mia vita.

Sono, quindi, fortemente convinta che il rapporto con la natura possa in molti casi aiutare anche a risolvere, o almeno ad attenuare, alcuni dei tormenti che sperimentiamo nelle nostre vite.

Non sprecare le risorse del pianeta

 

Quali sono i comportamenti sostenibili che mette in atto nella sua vita quotidiana?

Faccio sicuramente la raccolta differenziata, in un posto, il Sud Italia, in cui spesso è complicato essere rispettosi della natura, proprio perché non sempre vengono dati ai cittadini gli strumenti pratici per poterlo fare.

Poi cerco di non sprecare inutilmente l’energia elettrica. Non lascio, quindi, mai la luce accesa quando non serve, quando sono via per lavoro stacco le prese degli elettrodomestici che non hanno bisogno di rimanere collegati alla corrente. E poi sto molto attenta a non sciupare l’acqua.

Pur non venendo da una famiglia povera, a Palermo ho sempre vissuto il problema della mancanza d’acqua e probabilmente solo quando non se ne può disporre illimitatamente, si comprende il vero valore di questo bene prezioso, a cui non tutti nel mondo hanno la fortuna di poter accedere. Si impara ad averne in qualche modo più cura e a non sprecarla per nessun motivo.

 

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