Wise Society : In orbita per cambiare visione. Anche di noi stessi
Wise Incontri

In orbita per cambiare visione. Anche di noi stessi

di Barbara Pozzoni
27 Gennaio 2012

Paolo Nespoli, astronauta dell'Agenzia Spaziale Europea, racconta quanto sia emozionante vedere la Terra da lontano e imparare a fare lassù cose nuove, come da bambini. Per questo tutti, prima o poi, dovrebbero poter vivere questa esperienza

Paolo NespoliAstronauta dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), ingegnere e ufficiale italiano, Paolo Nespoli nel novembre 2008, è stato assegnato alla Spedizione 26/27, una missione di lunga durata sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) per cui ha seguito un addestramento di oltre due anni tra Russia e Stati Uniti. L’astronauta è partito il 15 dicembre 2010 dal cosmodromo di Baikonour, in Kazakistan, a bordo della navicella Soyuz con la missione MagISStra per tornare in orbita, sulla ISS, nel maggio 2011.  Lo abbiamo incontrato ad Assisi, alla Fondazione Patrizio Paoletti.

Il fascino dell’esplorazione e della conquista

È possibile ipotizzare un turismo nello spazio?

Sono convinto che il futuro nello spazio non sarà riservato solo agli astronauti che si addestrano per anni e che lavorano come cavie in orbita, ma anche alla gente comune. Ne sono convinto perché dopo essere stato lassù ho visto quanto sia bello trovarsi in questa particolare situazione di microgravità: imparare le cose daccapo, sentirsi bambino e riscoprire quello che ti sta attorno, rifare le cose che fai tutti i giorni, ma in maniera diversa. Lo penso dopo aver goduto di una sensazione forte di esplorazione e di conquista, dopo aver subito il fascino della terra da lontano: aver capito, sentito, visto che siamo tutti un’unica umanità su questo mondo, su questa barca in viaggio nell’universo. Ecco queste sono cose così importanti e uniche che secondo me giustificano l’andare lì e fare questa esperienza. Sono tutte ragioni forti per cui il turismo spaziale ci sarà e tutti indistintamente, potremo avventurarci nello spazio. Poi ciascuno ci può aggiungere anche il divertimento: ribaltarsi, gironzolare o andare in orbita con gli amici, con una persona cara, così come sarebbe bello fare una luna di miele nello spazio.

Come si torna da una missione?

Essere catapultato fuori dal Pianeta, seduto sopra una bomba atomica che esplode in modo controllato verso il basso sparandoti in orbita, vuol dire affidare la tua vita ai tecnici che controllano questo veicolo, e poi l’essere nello spazio e guardare la Terra da lassù, vedere questo pianeta e sentirne la fragilità, sono cose che danno una consapevolezza veramente forte ed intima. La maggior parte di quelli che sono stati nello spazio, me compreso, torna con una sensazione di capire di più, di sapere di più di conoscere di più. Poi c’è questa presa di coscienza che porta a fare delle riflessioni, a mandare un messaggio a tutti per far capire che siamo su questo Pianeta e che stiamo viaggiando nell’universo e che dovremmo stare un po’ più attenti a come trattiamo a questo nostro mezzo di trasporto.

Cercare una risposta ai dubbi dell’umanità

 

Come uomo di scienza, qual è il suo rapporto con la religione?

Sono nato e cresciuto in un paesino a nord di Milano, dove la religione cattolica era molto presente, io frequentavo l’oratorio e da piccolo facevo il chierichetto. Mi sono allontanato dalla religione dopo i 20 anni, ma credo che gli insegnamenti di base mi siano rimasti: sapersi relazionare con gli altri, con se stessi, con le cose che non si conoscono o che non si vorrebbero conoscere…questi sono insegnamenti importanti quando si parla di religione. È successo un fatto abbastanza pesante quando ero in orbita; è morta mia madre, una cosa alla quale nessuno aveva pensato. Quando sono partito mai avrei immaginato potesse succedere…ma è accaduto. In una situazione che sarebbe stata critica e sconvolgente per chiunque, anche se lì vicino, io mi sono trovato invece a distanza di 400 km, girando intorno alla terra senza poter essere presente a questo momento veramente decisivo. Allora sì, ti viene da pensare e da farti le classiche domande: chi siamo? Dove andiamo? Esiste dio? C’è una volontà predefinita? E devo dire che sono momenti di ripensamento estremamente forti e importanti.  Abbiamo ricevuto in videoconferenza il Santo Padre, in orbita con noi e mi ha specificatamente parlato di questa cosa…è stato un momento veramente emozionante. Ora se dovessi rispondere alla domanda: credi in dio? Mi troverei in difficoltà e dico sempre che per trovare queste risposte bisognerebbe cominciare ad allargare i voli spaziali e mandare in orbita non solo tecnici, ma anche poeti, filosofi, fotografi, giornalisti, teologi…dovremmo mandare il Papa in orbita e fare loro questa domanda per sentire dove si può arrivare.

Imparare ad affrontare i momenti di tensione

 

Cosa manca della Terra quando si è in orbita?

Image by © Ikon Images/CorbisL’ambiente della stazione spaziale internazionale è uno spazio isolato e confinato, relativamente piccolo, ed è un ambiente artificiale. Viverci da un lato è confortevole, perché è tutto studiato a misura d’uomo e dall’altro ti mancano le cose che hai sulla terra. Naturalmente manca il cibo, i sapori di base, perché lì gli alimenti sono conservati e puoi mangiare solo scatolette, e poi a me mancavano gli amici e quello che fai di solito con loro, il contatto umano, la capacità di rilassarmi bevendo una birra in compagnia o raccontando barzellette… Adesso che sono sulla Terra dello spazio mi mancano le cose strepitose che si vivono lassù, la sensazione di essere un bambino alla scoperta di un mondo nuovo, i momenti di “eureka” dove ti senti veramente intelligente nel fare cose che prima non ti riuscivano, e ho nostalgia del vedere la Terra da lontano, dello scoprire e fotografare angoli di paradiso e d’inferno.  Mi manca il contatto con la gente che mi rispondeva e scriveva tramite i social network: 400 o 500 risposte e commenti alle foto ed alle notizie che ogni volta inviavo. Ecco, questo far partecipe la gente a Terra di quello che stavo facendo io, delle mie scoperte, mi dava il senso di fare delle cose che avevano valore per me e per gli altri…

Ha mai avuto paura?

La paura è un sentimento umano che però secondo me è legato all’ignoto. Uno ha paura quando si trova in una situazione non conosciuta e nella quale pensa che la sua vita sia in pericolo. Sebbene lì tu sia sostanzialmente in una situazione dove la vita è mantenuta artificialmente da una macchina, io sono sempre stato completamente cosciente del fatto che funzionava tutto e non ho mai avuto paura in quelle circostanze. Se ci sono stati dei momenti di tensione, erano legati a particolari esperimenti, al dover fare una particolare cosa che in quel momento era delicata e che avrebbe potuto avere conseguenze per quell’esperimento che era costato miliardi e che una mia disattenzione avrebbe potuto distruggere. Ecco in quegli istanti il mio cuore batteva veramente forte, perché magari stavo per prendere al volo un satellite o qualcosa di simile e sapevo che facendo una manovra sbagliata avrei potuto compromettere il lavoro di tante persone.

 

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