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Il gastroenterologo Giovanni Gasbarrini: «Dentro il nostro stomaco vive un altro organo»

di Mariella Caruso
11 Aprile 2014

Il docente della Cattolica di Roma spiega l'importanza del macrobiota intestinale e avverte: «Bisogna nutrirlo adeguatamente, sennò diventa vorace»

Image by © Pasieka/Science Photo Library/CorbisC’era una volta la flora batterica intestinale. E c’è ancora, ma è stata ribattezzata con la più consona denominazione di macrobiota intestinale. «Alla luce di tutte le conoscenze acquisite, oggi si tende a considerarlo un vero e proprio organo, l’undicesimo, più che fondamentale per la nostra salute», spiega il professor Giovanni Gasbarrini, docente alla Scuola di specialità in gastroenterologia ed endoscopia digestiva dell’università Cattolica di Roma e presidente della Fondazione Ricerca in medicina onlus di Bologna, che abbiamo incontrato a NutriMi, ottava edizione del Forum di nutrizione pratica organizzato da Sprim Italia.

Professore, cos’è esattamente il macrobiota intestinale e perché è così importante?

Il macrobiota intestinale è l’insieme di miliardi di germi riuniti in divisioni con numerose migliaia di geni e specificità che colonizza il nostro intestino. In un uomo adulto raggiunge globalmente il peso di un chilo e mezzo. È importante perché i germi che lo compongono svolgono migliaia di funzioni, nel loro insieme possono essere considerati come un vero reattore biologico perché si tratta di produttori di energia. La nostra vita, è bene ricordarlo, dipende dalla loro presenza e dal nutrimento che noi gli offriamo. Quando questo viene a mancare sono loro che si “mangiano” noi…

Come si costruisce questo patrimonio di germi che ci rende unici?

Ognuno di noi nasce con l’intestino sterile. La mamma al momento del parto, a patto che sia naturale, “regala” al nascituro i germi che andranno a costituire un terzo del suo patrimonio di germi che rimarrà immodificabile per tutta la vita. Il resto dei germi, che non risiedono soltanto nell’intestino, ma anche nell’apparato respiratorio, urinario, sulla pelle, si acquisiscono giorno dopo giorno. Quelli che compongono il macrobiota intestinale, però, raggiungono dei quantitativi nettamente superiori agli altri e svolgono delle funzioni che sono vitali perché ci nutrono e vogliono essere nutriti.

In che modo?

Tutto ciò che mangiamo e che transita nel tubo digerente passa sotto il loro controllo. Una parte di questo lo utilizzano, lo metabolizzano e lo trasformano restituendocelo in forma diversa: energia e nutrimento per gli altri organi.

Saltare i pasti è il modo peggiore per cercare di perdere peso

Image by © Rick Gayle Studio/CorbisCome possiamo nutrire correttamente il nostro macrobiota?

Alimentandoci normalmente e fornendogli carboidrati, zuccheri, fibre, proteine animali e vegetali e grassi. Il macrobiota intestinale ha la facoltà di capire quali sono le sostanze che ci servono aumentando le offerte quando perdiamo qualche sostanza e riducendolo quando ne abbiamo troppa. Questa, però, è la funzione favorevole di quel terzo di macrobiota intestinale che ereditiamo.

Cosa capita, invece, con gli altri due terzi di macrobiota?

Intanto che cambia continuamente in funzione dei luoghi in cui viviamo, delle abitudini alimentari, degli spostamenti ed è diverso a seconda dell’età, delle origini e della dieta di ognuno e, a seconda dell’influenza genetica, può procurare problemi importanti come l’obesità.

Quindi una dieta dovrebbe essere modulata stando attenti anche a questi fattori. Oggi molti nutrizionisti basano la costruzione delle diete su ipotetiche intolleranze alimentari. C’è da fidarsi?

Intanto il nutrizionista dovrebbe conoscere gli alimenti, il loro apporto calorico, le caratteristiche del soggetto per il quale si sta elaborando un regime alimentare compreso il suo macrobiota intestinale, le sue intolleranze. Per prescrivere una dieta non ci si può limitare a effettuare una plicometria, pesare e misurare una persona per verificare se è in sovrappeso. Naturalmente non tutti i soggetti sono facili da studiare, per questo i nutrizionisti dovrebbero collaborare con altri specialisti. Quanto al problema delle intolleranze alimentari c’è una grande confusione. Possono avere origine da problemi psicologici, poi ci sono quelle su base allergica (non più del 6-7%) e quelle su base disenzimatica, ovvero causate dalla mancanza di certi enzimi che preparano il cibo per essere assorbito, come il deficit di lattasi che provoca l’intolleranza al latte e ai suoi derivati. In questi due ultimi casi i test danno risposte precise.

Saltare i pasti per dimagrire, quindi, non è un buon metodo per perdere peso…

Assolutamente no. Saltare i pasti mette il macrobiota intestinale in una condizione di fame, pronto a metabolizzare tutto ciò che viene ingerito. Il segreto è mangiare poco e spesso e quando si ha molta fame evitare gli alimenti facilmente assorbibili e digeribili e preferire, quindi, sostanze di difficile digestione che il macrobiota fatica a metabolizzare.

Conoscere il proprio macrobiota per vivere meglio

Image by Franzconde/Flickr Che tipo di alimenti?

Quelli che contengono un certo quantitativo di proteine vegetali, scarso quantitativo di proteine animali, siano ben digeribili ma richiedano un certo impegno da parte del macrobiota. Una colazione perfetta è quella con pane poco lievitato, non di grano duro, con sopra del pomodoro e dell’olio d’oliva. Ma non a tutte le ore il cibo viene assorbito allo stesso modo: esiste un ritmo circadiano nell’azione della flora batterica che agisce in maniera diversa nelle diverse ore del giorno».

Come si fa un medico a conoscere il macrobiota dei propri pazienti?

Molto grossolanamente facendo qualche domanda sulle funzionalità dell’intestino e sulle reazioni a certi alimenti. Diarrea, meteorismo e dolori addominali sono manifestazioni dirette di malattie dell’intestino con intolleranze, mentre in quelle infiammatorie croniche come per esempio il morbo di Chron, ci possono essere manifestazioni associate come le dermatiti o l’alopecia.

Lei ha parlato di un kit che può servire a identificare precisamente il macrobiota?

Si tratta di un kit frutto di una ricerca in fase avanzata, ma ancora molto costosa, con la quale è stato dimostrato che anche componenti di una stessa famiglia hanno un macrobiota molto diverso e quindi le terapie per le malattie intestinali non possono essere uguali per tutti.

Quindi la modulazione del macrobiota può essere utile nella prevenzione e nel trattamento delle malattie intestinali…

Se non è utile nella cura delle malattie, serve di sicuro ad alleviare i sintomi: i dolori addominali, le flatulenze, le areofagie.

I probiotici servono o no a riequilibrare il macrobiota intestinale?

Servono a patto che siano quelli giusti.

C’è un ruolo di questi germi nello sviluppo dei tumori dell’apparato digerente

Possono essere un fattore di stimolo e di assorbimento di sostanze ampiamente oncogene.

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