Wise Society : Francesca Magliulo: fare profitto in modo responsabile conviene a tutti
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Francesca Magliulo: fare profitto in modo responsabile conviene a tutti

di Vincenzo Petraglia
7 Giugno 2011

Salute e sicurezza sul lavoro sono i punti chiave del modello di business sviluppato dalla più antica società europea nel settore dell'energia: Edison. A ribadirlo è la responsabile della Corporate Responsibility dell'azienda, convinta che coniugare etica e obiettivi economici sia l'unico modo per andare lontano

Francesca Magliulo, responsabile Corporate Responsibility di EdisonFondata nel 1884, Edison è la più antica società europea nel settore dell’energia che ha fatto della sostenibilità e dell’attenzione alle tematiche sociali un elemento strategico del proprio modello di business. In che modo? Ce lo spiega Francesca Magliulo, responsabile della Corporate Responsibility della società.

Quanto è importante per un’azienda che lavora in campo energetico, coniugare obiettivi economici e responsabilità sociale, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile?

È fondamentale e non a caso Edison ha pubblicato nel 2008 un piano sullo sviluppo sostenibile che definisce sfide e impegni precisi: perché fare profitto, obiettivo principale di ogni azienda, in modo responsabile conviene a tutti. Quindi, in concreto: prevenzione del rischio, buone relazioni con i clienti, per attrarli o fidelizzarli, creazione di condizioni stabili nei territori in cui operiamo sia in Italia che all’estero. Importantissimi anche il miglioramento del clima aziendale e i rapporti con i dipendenti per una più costruttiva collaborazione. Di buoni motivi, insomma, per fare responsabilità sociale ce ne sono parecchi, a maggior ragione per un’azienda energetica le cui centrali rimangono sul territorio almeno trent’anni e per costruire le quali è importante instaurare un dialogo positivo, capace di creare consenso, con le comunità locali.

I nostri dipendenti, album di Edison SpaQual è il valore aggiunto di un’impresa socialmente responsabile rispetto a una che non lo è e quanto questo può fare la differenza in un mercato globale?

Il valore aggiunto è dato sicuramente dalla prevenzione del rischio. Un’azienda che già applica sistemi di gestione ambientale, di salute e sicurezza in modo trasparente e con sistemi certificati a livello internazionale è sempre una garanzia.

È in questa logica che è nato l’obiettivo “Rischio Zero” di Edison?

La sicurezza è per la nostra azienda un punto fondamentale. Infatti facciamo tantissima formazione su questo tema e quello della salute, sia ai dipendenti sia alle imprese esterne che lavorano nei nostri cantieri, delle quali pubblichiamo ogni anno (oltre a quelli interni di Edison) i relativi indici di infortuni. L’azienda spende 14 milioni di euro in salute e sicurezza, con circa 30 mila ore di formazione (il 35 percento del totale). Insieme a questo obiettivo abbiamo tante altre iniziative che vanno sempre in questa direzione: la “settimana della sicurezza”, i concorsi sulla sicurezza per i dipendenti e il progetto pilota, lanciato quest’anno, sull’osservazione dei comportamenti rischiosi in azienda. Un modo per coinvolgere tutti i dipendenti e promuovere, anche in maniera informale, una cultura su questo importante tema.

Che cos’è, invece, il “Progetto Biodiversità”?

Un’iniziativa che ci ha portati a sviluppare un’analisi dell’impatto dei nostri impianti sul territorio dal punto di vista della biodiversità e quindi su flora e fauna. Uno studio approfondito delle aree protette, dell’uso del suolo, della distribuzione dei vertebrati per evidenziare ipotetiche situazioni di pericolo sulle quali eventualmente intervenire.

Progetto "it's my right, it's my life", album di Edison SpaUna parte non trascurabile della vostra politica sociale riguarda anche i diritti umani…

Sì perché spesso ci troviamo a lavorare in Paesi poco stabili dal punto di vista sociale e politico che quindi non sempre riescono a salvaguardare i diritti fondamentali. In Egitto, per esempio, dove siamo presenti da oltre dieci anni, abbiamo acquisito circa 800 nuovi dipendenti egiziani e abbiamo sviluppato il progetto “It’s my righ. It’s my life!” dedicato alla formazione di bambini e madri sui loro diritti, realizzata in collaborazione con l’associazione fiorentina Cospe. Fra i bambini ci sono sia normodotati che disabili e per questi ultimi, che in Egitto sono totalmente esclusi dalla società, è un’occasione importante per incontrare i loro coetanei e prendere coscienza di ciò che anche a loro spetterebbe: istruzione, assistenza, opportunità di miglioramento.

Ci parla di Edison Generation?

Edison GenerationÈ la community online dedicata alla sostenibilità dell’azienda, una specie di “diario di bordo” dei nostri progetti, ma anche un blog che ospita contributi di direttori di associazioni con cui collaboriamo, musicisti, studenti, giornalisti che si occupano di sociale. Per noi è un’occasione per aprirci e dialogare in modo più informale rispetto a un sito istituzionale ed è soprattutto un modo per approfondire argomenti e progetti che ci stanno a cuore anche attraverso il punto di vista degli altri. È uno strumento integrato anche ai social network perché siamo convinti che la responsabilità sociale vada comunicata attraverso nuovi canali. Il vecchio sistema dell’azienda che comunica i suoi risultati in modo univoco non funziona più, ci vuole invece dialogo e reciprocità attraverso l’uso di un linguaggio informale.

Più comprensibile dai giovani?

Sì, infatti nei nostri progetti legati allo sviluppo sostenibile e al risparmio energetico ci rivolgiamo soprattutto a loro perché è il pubblico più ricettivo su questi temi. Sia attraverso il progetto “Eco Generation”, portato avanti con Legambiente nelle scuole, che  “Edison change the music”. È la prima iniziativa sulla musica sostenibile in Italia costituita da una community online in cui si può parlare di come fare, produrre, ascoltare musica sostenibile, ed è un modo anche per dare spazio alle giovani band emergenti che periodicamente si esibiscono su palchi alimentati a energia rinnovabile e che quest’anno parteciperemo anche alla tappa italiana del tour di Bon Jovi.

Che ricadute ha sull’ambiente interno di Edison questa attenzione alle tematiche sociali?

Le ricadute sono tante e molto positive anche perchè da noi si cerca spesso di coinvolgere direttamente i dipendenti nei progetti sociali. Sono, infatti, parecchi anni che Edison sviluppa progetti di volontariato aziendale come, ad esempio, “Siticibo” col quale i dipendenti raccolgono le eccedenze alimentari per poi distribuirle alle mense dei poveri.

Il centro di accoglienza ANPIL di Port de Paix, Insieme per Haiti, album di Edison SpaDopo il terremoto di Haiti, abbiamo lanciato “Insieme per Haiti” per trasferire cento bambini dalle tendopoli a un centro di accoglienza dell’associazione Anpil, nel nord del Paese. Un progetto che non si è limitato alla semplice raccolta fondi, ma ha previsto l’invio in missione di nostri dipendenti-volontari. Più di novanta persone sono finora partite, alternandosi ogni 15 giorni nel centro di accoglienza per aiutare il personale locale, nell’assistenza ai bambini: curarli, farli studiare, ma soprattutto testimoniare loro affetto e vicinanza. Un coinvolgimento che, in azienda, ha riguardato tutti nessuno escluso, dagli uomini delle centrali agli impiegati fino dall’amministratore delegato, che appena avviato il progetto su Haiti mandò un’email a noi dipendenti per farci sapere che l’azienda avrebbe sostenuto tutte le spese necessarie di chi avesse voluto partire volontario. Da allora sono stati messi in piedi anche gruppi di lavoro per sviluppare ulteriormente questa iniziativa, provando a realizzare un centro di formazione per sviluppare impianti a fonti rinnovabili e mettere in contatto Anpil con la Comunità Europea per ottenere altri finanziamenti.

Lanciamo uno slogan per convincere le imprese che non l’hanno ancora fatto a convertirsi alla responsabilità sociale?

A parte ragioni etiche e morali, fare responsabilità sociale conviene perché si gestiscono meglio i rischi, si ottimizzano i processi, si creano migliori rapporti con tutti gli interlocutori dell’azienda. Non è una moda, ma un impegno concreto. Che può dare buoni frutti a patto di metterci costanza, convinzione e serietà.

Insieme per Haiti, album di Edison Spa

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