Wise Society : Ernesto Ciorra: «L’innovazione è poesia»
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Ernesto Ciorra: «L’innovazione è poesia»

di Michele Novaga
12 Gennaio 2016

Il responsabile Innovazione e sostenibilità di Enel spiega a wisesociety.it come innovazione e sostenibilità non siano meno importanti del marketing

«Innovability vuol dire creare un mondo migliore di cui vorremmo fare parte». Comincia così l’intervista Ernesto Ciorra, responsabile Innovazione e sostenibilità di Enel prima di parlare di business, green e sostenibilità della multinazionale italiana che opera in 30 paesi di quattro continenti impiegando oltre 68.000 addetti. Il manager romano è convinto che «L’innovazione è condizione stessa dell’esistenza» e per essa ha anche elaborato una formula.

Si dice che le piccole imprese italiane abbiano un’anima green incorporata. Anche voi che siete una grande multinazionale ne avete una?

Foto: archivio EnelNoi abbiamo una società che è la Enel Green Power che è stata pioneristica nel mondo nella realizzazione di impianti fotovoltaici e di tutte le tecnologie di generazione di energia rinnovabile e pioniera anche nel portare nel mondo questa filosofia. Che è ancora di più che fare impianti: è dire al mondo che si può produrre energia in maniera rinnovabile e pulita.

Attualmente in Italia stiamo chiudendo 23 centrali a combustibili fossili (carbone, olio e gas), stiamo dismettendo le fonti nucleari e stiamo chiedendo, in quei luoghi dove abbiamo permessi per costruire impianti con tecnologie tradizionali, di sviluppare al posto loro impianti di rinnovabili.

Che cosa vuol dire sostenibile per voi?

Vuol dire essere in grado di sposare quelli che sono i bisogni della popolazione. Se noi, 10 o 15 anni fa, avessimo investito sul nucleare ci troveremmo come quei paesi europei che oggi hanno il problema di smantellare quegli stessi impianti e di perdere il valore residuo.

Noi pensiamo che sostenibilità non sia solo verde ma che riguardi la sfera economica, sociale, ambientale e culturale e non sia solo ideologia ma anche business. Vuol dire sviluppare le comunità dove siamo presenti a difesa e valorizzazione del nostro business. Perché se quella comunità cresce, consuma la nostra energia. Estremizzando: non esiste sostenibilità al di fuori di un circolo virtuoso che vede la società, la cultura e l’ambiente. Tutto il resto non è sostenibilità ma filantropia o comunicazione. Per noi sostenibilità non è comunicazione anche se certamente la dobbiamo comunicare. Vuol dire campare nel tempo perché se non cambi il tuo modello di business, se non innovi alla fine non sopravvivi.

Innovability di Enel non è solo una parola…

Infatti noi le parole innovation e sustainability le abbiamo messe insieme in una divisione che riporta direttamente all’amministratore delegato. Per Enel ciò è importante ed esprime il vero commitment: se in un’azienda l’innovazione e la sostenibilità sono meno importanti della finanza c’è il rischio di dire “Io guardo i flussi di cassa a breve e me ne infischio di creare valore per il futuro”. E allora cosa succede? Che l’azienda nel breve fa sì i soldi, ma poi chiude. L’innovazione non è grigia ma bianca o nera: nel senso che se la fai sopravvivi, se non la fai muori. Prima potevi sopravvivere non innovando, oggi non è più possibile.

Innovazione va a pari passo con le start up: quanto sono importanti?

Le start up sono uno degli attori ma non l’unico attore dell’innovazione. Per esempio noi stiamo lavorando con 86 grosse aziende ma abbiamo visto 310 start up negli ultimi tre mesi. Le start up sono importanti perché hanno la velocità, la fame dell’imprenditore

ARCHIVIO FOTOGRAFICO INTERNAZIONALE ENEL ENEL INTERNATIONAL PHOTOGRAPHIC ARCHIVE Tula (provincia di Sassari), aprile 2007: Centrale Eolica ''Sa Turrina Manna''. Tecnici su uno dei crinali dove sono poste le torri eoliche

e rappresentano il sogno di persone che vogliono cambiare il mondo e anche la loro vita. Noi possiamo valorizzare tutto ciò integrando e non controllando lo start upper ma influenzandolo e cercando di convogliare la sua fame verso qualcosa che per noi è utile. Attenzione però: coloro che pensano di trovare le start up per comprarne il 60%, non hanno capito la mente degli start upper. Bisogna rispettarli e valorizzarli come stiamo facendo noi, perchè vogliamo che l’innovazione sia fatta con tutti gli altri attori e per questo lavoriamo anche con i centri di ricerca migliori del mondo e anche con le grandi aziende mondiali.

Una vocazione all’innovazione che vi è stata riconosciuta a livello internazionale..

Noi crediamo al concetto di open innovation e abbiamo strutturato l’innovazione della nostra azienda pensando a quello che ha scritto l’ideatore di questo concetto Henry Chesbrough professore all’Università di Berkeley e a quello che fanno i migliori del mondo. Anche per questo la rivista Fortune ci ha classificato come la quinta azienda al mondo in grado di creare progresso per l’umanità. Un riconoscimento grande di una rivista indipendente verso il lavoro del nostro Ad che ha voluto una funzione di innovazione e sostenibilità e per esserci strutturati come uno dei primi player al mondo.

Lei è un poeta e ha publicato tre raccolte di liriche: la poesia è importante anche nel business?

Assolutamente: ποιέω (poieo) in greco antico vuol dire creo e, per essere innovativi, si debbono fare tre cose: avere una idea nuova (e quindi fare poesia) avere la capacità di realizzarla (execution) e avere un cliente che ce la compra. Se manca anche solo una di queste componenti l’innovazione non vale nulla. Io ho codificato una formula dell’innovazione che utilizzano molte aziende e che ho ribattezzato “Innoformula” che dice che l’innovazione è uguale al prodotto di creativity per appeal per execution. L’innovazione è poesia: se non c’è uno slancio creativo iniziale tutto il resto non ha senso.

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