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Antonio Sileo: circolare “in batteria” sarà competitivo

di Giacomo Selmi
29 Settembre 2010

Il mercato è saturo. Grandi e piccole aziende puntano sulle auto elettriche. Più volte lanciate negli ultimi decenni si sono sempre rivelate un flop. Ma nel 2020 si calcola che saranno l'1 per cento del parco circolante. E i costi sono destinati a scendere

Antonio Sileo, ricercatore presso lo IEFE, l’Istituto di Economia e Politica dell’Energia e dell’Ambiente dell’Università Bocconi,è tra i costitutori del Centro Studi per i Servizi Pubblici e l’Energia presso il Politecnico di Bari e research fellow presso l’Istituto per la competitività (I-com). Si sta occupando di auto elettrica da economista dell’energia e forse anche da appassionato d’automobili.

 

Antonio Sileo, ricercatore presso lo IEFEDottor Sileo, da dove partiamo?

 

Si potrebbe iniziare dalle polemiche sul prezzo crescente dei carburanti tradizionali. O, meglio, dalla nuova generazione di auto elettriche che comincia a circolare. Infatti sono ormai tanti i progetti che vedono coinvolti case automobilistiche, pubbliche amministrazioni e aziende elettriche, e non sempre sono solo sperimentali. Diciamo che possiamo aspettarci grandi novità da questo settore già per fine anno.

 

E’ però vero che negli ultimi venti o trenta anni si è parlato ciclicamente di auto elettrica, e la cosa si è sempre risolta in un flop. Perché questa dovrebbe essere la volta buona?

 

Prima di tutto dobbiamo considerare che nelle nostre città si stanno imponendo limiti di emissione e di circolazione sempre più stringenti; e i veicoli elettrici sono virtualmente privi di emissioni dirette, se escludiamo le polveri causate dall’usura dei freni e degli pneumatici. C’è, poi, un motivo tutto industriale: i produttori di automobili si stanno sempre più accordando tra di loro per abbattere i costi, e condividono numerosi componenti, tra cui i motori. Se pensiamo che sull’auto elettrica, e sulla sua componentistica, sono oggi impegnate grandi aziende, tradizionalmente lontane dall’auto, e piccoli produttori innovatori, di cui le grandi case stanno acquisendo quote, le cose non sono messe per nulla male.

Electric Car

Quindi un successo determinato da norme e mercato?

 

Non solo. Il limite fondamentale è sempre stato la capacità delle batterie: troppo limitata per un mezzo di trasporto efficiente sulle grandi distanze. Le ultime innovazioni nelle batterie per l’elettronica portatile, come cellulari e computer, e le ricerche più recenti ci dicono che per il futuro possiamo aspettarci una riduzione dei costi. E poi questa volta possiamo contare sull’esperienza che i costruttori hanno maturato con le vetture ibride, sia nell’elettronica sia nella telematica, elementi essenziali nella gestione e nell’utilizzo di questa tipologia di veicolo.

 

Electric Car, album di TheNickster/flickrParliamo del “carburante”. E’ evidente che se l’auto elettrica prenderà piede ci sarà una crescita dei consumi elettrici; cosa succederà al sistema elettrico?

 

Beh, sicuramente una diffusione di massa delle autoveicoli elettrici avrebbe un impatto sul profilo di carico, cioè la quantità di energia elettrica utilizzata nell’arco della giornata oltre che sulla prevedibilità del carico stesso. La rete di distribuzione dovrà scambiare energia con le auto elettriche, dotate di sistemi di accumulo – le batterie – potranno rilasciare energia nelle ore di maggior consumo e ricaricare quando la domanda è minore. Ci sarà bisogno di nuove regole, si svilupperanno reti intelligenti che, accumulando o rilasciando energia, potranno anche contribuire a un miglior sfruttamento del potenziale derivante dalle fonti rinnovabili.

 

Dopo queste considerazioni, viene spontanea un’altra domanda: quante saranno le auto elettriche in Italia? E quanto consumeranno?

 

Non è facile dirlo. Dipenderà dall’entità degli incentivi che si riusciranno ad erogare. Comunque, per fare una stima della penetrazione dell’auto elettrica si dovrebbe partire dai risultati raggiunti con GPL e metano nonché tener conto che il terreno di elezione dell’auto elettrica la città, e che un’auto, innovativa e costosa, come la Smart ha impiegato 10 anni per arrivare alla diffusione attuale. Così ragionando, si potrebbe ipotizzare che al 2020 le auto elettriche raggiungano almeno l’1% del parco circolante. Ciò si tradurrebbe in circa 1 TWh di energia elettrica consumata in più, grosso modo lo 0,3% dei consumi finali attuali.

 

Per concludere?

 

In generale, la diffusione dell’auto elettrica dipenderà molto dalle politiche ambientali, anche e soprattutto quelle internazionali: se non si pongono dei vincoli forti alle emissioni delle auto, sarà difficile innescare il circolo virtuoso dell’innovazione radicale in questo settore. Un cambiamento che, per altro, verrebbe accolto di buon grado dai produttori di automobili soprattutto nei mercati più maturi ormai sempre più saturi. E’ certo però che sul piano della ricerca e dell’innovazione tecnologica, ambientale e anche economica ci troviamo di fronte ad una questione di enorme interesse.

Recharging point, album di OiMax/flickr

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