Wise Society : Alex Zanotelli: è l’ora di aprire gli occhi e la mente, la decrescita è dentro di noi
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Alex Zanotelli: è l’ora di aprire gli occhi e la mente, la decrescita è dentro di noi

di Michele Novaga
4 Ottobre 2012

Lotta alla fame e alla povertà, stop al consumo di risorse, nuovo ruolo delle Chiese. Questi i punti chiave dell'intervento del missionario comboniano, alla terza conferenza internazionale di Venezia. Che invita ognuno di noi a essere parte attiva del cambiamento

Alex ZanotelliPadre Alex Zanotelli, il missionario comboniano che dopo varie esperienze in Africa, oggi vive al Quartiere Sanità di Napoli, è intervenuto alla Terza conferenza internazionale sulla decrescita di Venezia. Particolarmente apprezzato il suo intervento alla Basilica dei Frari, gremita da oltre mille persone, durante un dialogo a tre con Serge Latouche e Marcelo Barros.

«È bello vedere che finalmente le chiese diventano luoghi pubblici dove tutti si ritrovano» ha detto Padre Alex che, partendo dalla sua esperienza nell’inferno della baraccopoli di Korococho (nei pressi di Nairobi in Kenya, una delle più grandi del mondo), ha voluto confermare che il primo passo verso la decrescita è dentro noi stessi. Come ribadisce in questa intervista a Wisesociety.it

Sempre di più la globalizzazione sembra arrivata alla fine. Insomma “il re è nudo”?

Image by DonkeyHotey/flickrIl re è nudo, anche se non si vuol riconoscere nudo. È incredibile l’affermazione del candidato dei Repubblicani alla casa Bianca, Mitt Romney, che dice che lui dei poveri non sa cosa farsene.

È incredibile che in un Paese in cui la povertà è in aumento un candidato alla Presidenza non riconosca il problema dei poveri. Sembra che la cecità, elemento costituente di ogni sistema e di ogni impero, stia diventando sempre più forte in mezzo a noi.

Eppure questo sistema ha prodotto un disastro in chiave di impoverimento. Lo dice la Fao che parla di un miliardo di esseri umani che fanno la fame e lo dice Habitat, l’agenzia dell’Onu, che afferma che alla fine del secolo avremo 3 miliardi di esseri umani che vivranno in baraccopoli. Questo è quello che il sistema fa. Ma non è solo quello: siamo arrivati al punto che questo sistema economico-finanziario non è più sopportato dal pianeta Terra.

Questo sistema è basato sul concetto che noi possiamo crescere all’infinito. È sbagliato: in un mondo in cui le risorse sono limitate – gli scienziati ci dicono da tempo che alla fine di questo secolo avremo fatto fuori quasi tutte le scorte del pianeta – non è più concepibile poter disporre di risorse illimitate.

Non siamo Dio né siamo dèi, siamo semplicemente esseri umani e dobbiamo ripensare tutto. Ma io dico a tutti: è possibile che dopo 8000 anni di storia che conosciamo e di cui abbiamo documentazione, dominati da imperi, imperi, e ancora imperi compreso il nostro che è l’impero del denaro, non ci siamo ancora stancati di tutti i disastri che hanno fatto? Non riusciamo a inventarci un’altra forma di vivere che non sia questa? Ecco la grande sfida che abbiamo davanti.

Cosa possiamo fare noi cittadini concretamente?

La cosa più difficile e più urgente è decolonizzare la mente: noi siamo così parte del sistema che siamo ciechi. Pensiamo di vedere ma in realtà siamo prigionieri e solo quando usciamo fuori dal sistema, come è successo a me a Korococho, cominciamo a leggere la realtà.

Crediti photo: Gabriel Pecot/Demotix/Corbis

Foto Corbis

E come possiamo andare in una nuova direzione, realizzare una vera decrescita?

È chiaro che ormai la politica è schiava dei potentati economico-finanziari. Io penso che il nuovo può nascere solo dal basso attraverso una presa di coscienza, collettiva, una rilettura della realtà che porti a vivere in un’altra maniera e, lentamente, far capire che si possono mettere in atto esperienze di vita alternativa a quella del sistema dominante.

Una volta che si rafforzerà questo movimento di cittadinanza attiva e avremo abbastanza peso, speriamo di poter eleggere qualcuno in modo da prendere decisioni più in alto. L’unico problema però è che i tempi sono stretti: la situazione ecologica è gravissima e sono molti gli scienziati che temono che già alla fine di questo secolo avremo molti problemi ad andare avanti. Ma io non vedo altra strada.

L’altra questione penso sia di tipo spirituale. Le chiese, le religioni e soprattutto chi si dice dedicato a Dio, chi ha il compito di toccare le coscienze deve convertirsi: cominciare ad aiutare la gente, essere i primi a dare esempi di stili di vita alternativi. Le comunità cristiane devono diventare comunità alternative al sistema. Le chiese, se si convertono, possono dare un grande contributo.

Don Andrea Gallo, foto di William Domenichini/wikipedia

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