Wise Society : I sentimenti nutrono il mondo, non sprechiamoli

I sentimenti nutrono il mondo, non sprechiamoli

di Enrico Tezza e Simon Goldstein
15 Dicembre 2014

Perché nel Protocollo di Milano deve essere inglobato anche un Protocollo della Sostenibilità Emozionale

Da quando nel 1987 la Commissione Bruntland delineò lo “sviluppo sostenibile”, proponendolo come criterio l’adozione nelle politiche di sviluppo locali, regionali, nazionali e globali, il termine “sostenibilità” è diventato linguaggio quotidiano. Si parla di sostenibilità economica, ambientale, finanziaria, con una estensione in tutti i settori economici, come il turismo e in ogni politica sociale, trascurando che la sostenibilità è tale solo quando gli esseri umani diventano disponibili a legittimarsi reciprocamente nella consapevolezza di essere l’uno la risorsa dell’altro, empatici e autonomi nella loro capacità di autodeterminazione.

Introdurre il concetto di sostenibilità emozionale nel linguaggio relativo alla sostenibilità, significa aprire una nuova generazione di sentimenti empatici e azioni virtuose verso lo sviluppo sostenibile. Rapiti dalla cultura del fast food, della velocità e dell’immediatezza, condita con l’incessante desiderio di cose materiali, ci siamo allontanati dal piacere della serenità interiore, che appare incompatibile con gli atteggiamenti funzionali del successo, alla competitività, al bisogno di controllare comportamenti e linguaggi emozionalmente insostenibili.

Expo 2015 offre l’opportunità di promuovere il linguaggio della sostenibilità emozionale con il Protocollo di Milano che diventa uno strumento centrale per rivolgere l’attenzione sulle azioni che educano alla sostenibilità emozionale.

Il Protocollo di Milano affronta tre problemi fondamentali, chiamati “paradossi” per costruire uno sviluppo sostenibile: lo spreco di alimenti, l’insostenibilità delle politiche agricole e la coesistenza dell’obesità con la fame. Il Protocollo viene presentato al mondo da un Paese dove sono stati evidenziati fenomeni di corruzione che rischiano di rendere poco credibile il Protocollo di Milano. Questi fenomeni, incoerenti rispetto alle azioni virtuose auspicate nel Protocollo, hanno in comune un comportamento umano incline all’egoismo e al desiderio insaziabile di arricchirsi. Queste emozioni umane, caratterizzate dal proprio tornaconto e dal cinismo, contrastano con la sostenibilità dello sviluppo umano indebolendo il contenuto stesso del Protocollo. Per queste ragioni è indispensabile riconoscere gli errori e rilanciare i propositi di una comunità, come quella milanese, che si prende cura di se stessa, ritrovando i sentimenti virtuosi e le emozioni costruttive che orientino i comportamenti verso la sostenibilità.

Il Protocollo di Milano può diventare così l’occasione affinché l’Italia si prenda cura di se stessa per ripartire e offrire al Mondo una rinascita alimentata dai tre principi cardine del Protocollo: economia, ecologia e etica. Il rilancio dell’economia prende corpo negli obiettivi contenuti nel “primo impegno”, riferito alla riduzione del 50% dello spreco delle 1,3 tonnellate di cibo commestibile entro il 2020. La valorizzazione dell’ecologia è rappresentata negli obiettivi del “secondo impegno”, concernente la sostenibilità dell’agricoltura e della produzione alimentare. Infine, l’attenzione sull’etica è evidenziata dal “terzo impegno” per combattere l’obesità ed eliminare la fame entro il 2025.

Mentre la società italiana è impegnata a ottenere sempre di più, da risorse che sono sempre più scarse, il bisogno di distribuire i frutti della prosperità economica diventa sempre più forte e pressante. A tal fine, l’impegno all’equità e al rispetto dei diritti umani indicati nel Protocollo dovrebbe essere accompagnato dall’impegno all’eguaglianza e alla promozione della consapevolezza di azioni virtuose necessarie all’Umanità, lungo tutta la filiera alimentare. Per queste ragioni, è indispensabile allargare il significato di sostenibilità includendo la parte costitutiva della natura umana: le emozioni. Come lo sviluppo sostenibile era stato definito in termini di capacità di soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere quelli della generazione futura, la sostenibilità emozionale è intesa come la capacità di soddisfare i propri bisogni emozionali senza compromettere quelli degli altri.

La Sostenibilità Emozionale è un modo di vivere risultante dalla capacità di riconoscere e regolare le proprie emozioni nella relazione con se stessi e gli altri. Così come lo sviluppo sostenibile è considerato uno stato di armonia variabile e mutabile, così la sostenibilità emozionale varia continuamente a causa degli errori umani e della capacità di porvi rimedio, sia affrontando le emozioni negative, come l’odio, la violenza, l’avidità, l’invidia, la collera, l’avarizia e la superbia, sia promuovendo le emozioni positive come l’equanimità, la generosità, l’umiltà, il rispetto, l’altruismo, la compassione, la moderazione, la rettitudine e l’onestà.

Il Rapporto sullo sviluppo sostenibile del 1987 collegava l’etica delle scelte per il progresso all’uguaglianza delle opportunità per tutti e all’equità nella distribuzione delle risorse. Alla lotta contro la povertà veniva aggiunta la promozione della capacità delle persone di aspirare a (e di raggiungere) migliori condizioni per una vita migliore. Anche il Protocollo di Milano offre l’opportunità di irrobustire gli obiettivi sociali, economici e ambientali del 1987 mettendo in luce la Sostenibilità Emozionale quale precondizione allo sviluppo umano sostenibile.

Per queste ragioni, diventa importante rafforzare i tre impegni del Protocollo di Milano affiancando un Protocollo della Sostenibilità Emozionale che riconosca il bisogno della comunità di prendersi cura di se stessa attraverso l’impegno nell’economia del bene comune, nell’ecologia relazionale e nell’etica. Un Protocollo capace di descrivere lo spreco di sentimenti che accompagna quello di alimenti e in grado di spiegare l’utilizzo e l’efficacia dei semi emozionali costruttivi, accanto alle sementi nutritive del corpo. Un Protocollo ampio nell’affrontare l’equilibrio fra cibo, mente e comportamento, convincente nel prospettare il bisogno di un Osservatorio della Sostenibilità Emozionale e solido nella diffusione di una Dichiarazione Universale del Diritto alla Sostenibilità Emozionale. Il Protocollo della Sostenibilità Emozionale è proposto alla comunità milanese dalla Associazione Our Common Emotions all’interno dell’iniziativa “Sostenibilità Emozionale che si prende cura di se stessa”.

 

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