Wise Society : Uscire dalla crisi con un nuovo modello di sviluppo

Uscire dalla crisi con un nuovo modello di sviluppo

di Francesca Tozzi
20 Luglio 2012

Andare oltre il PIL, condividere risorse e strutture, passare dal capitalismo selvaggio a un nuovo modello economico etico e sostenibile. L'Italia lo sta già facendo. Come dimostrano i libri che abbiamo selezionato per voi

L’economia del noi – l’Italia che condivide di Roberta Carlini (Edizioni Laterza, Collana Saggi Tascabili), 2011, 134 pp., 12 euro

Condivisione è la parola chiave per il passaggio, ormai chiesto a più voci, da un’economia del singolo a un’economia del gruppo perché il singolo non ce la fa, che si tratti un nucleo familiare o di un’azienda. Oltre 700 gruppi d’acquisto solidale in tutt’Italia; un Fondo di microcredito che presta soldi a tasso zero alla periferia di Firenze; la finanza per chi non può o non vuole entrare in banca, messa in rete o in comunità; le 32 famiglie che vivono in cohousing alla Bovisa di Milano, e un gruppo di terremotati dell’Aquila che inventa Eva, progetto collettivo di auto-ricostruzione; Binario etico, che mette le pratiche dell’open source al servizio dell’ecologia, la collaborazione di massa nelle reti degli attivisti informatici, il lavoro condiviso in un particolare Hub di imprese innovative. Il libro accompagna il lettore in un viaggio-inchiesta in un’Italia poco conosciuta, quella dei tanti che cercano soluzioni comuni a problemi comuni, sopravvivono alla crisi con le risorse della solidarietà, e nel farlo mettono le basi di un’altra economia.

Oltre il PIL – un’altra economia di Aldo Eduardo Carra (Edizioni Ediesse), 2010, 144 pp., 10 euro

Nuovi indicatori per una società del ben-essere: è un sottotitolo che già indica un superamento ideale del Prodotto Interno Lordo come unico parametro su cui misurare lo stato di salute di una nazione. Il PIL, che per ottant’anni ha influenzato le scelte di organi e governi mondiali, e quindi la vita quotidiana di ogni singolo cittadino, è sempre più lontano dal costituire un buon misuratore del benessere. Ma come sostituirlo? Con un altro indicatore tuttofare? Con una batteria di indicatori? E come si può fare questa scelta se non si definisce cos’è il benessere nella società di oggi? E ancora, si può far uscire il dibattito dalla cerchia degli addetti ai lavori facendovi partecipare anche i comuni cittadini? Non si tratta soltanto di scegliere nuovi indicatori, ma di decidere quale modello di sviluppo si vuole per il futuro e, di conseguenza, come orientare e misurare tale mutazione. Il libro si cimenta con questo problema, anche esaminando le diverse sperimentazioni in corso nel mondo, e conclude con la necessità di migliorare il calcolo del PIL come «indicatore della quantità e della qualità della produzione», affiancando ad esso altri due macroindicatori, uno della «qualità ambientale» e uno della «qualità sociale». Il tutto esposto con un linguaggio semplice, con testi accessibili e snelli, con illustrazioni che rendono la lettura piacevole e scorrevole senza nulla togliere al rigore dell’analisi e delle proposte.

Economia a colori di Andrea Segrè (Collana Vele Giulio Einaudi editore), 2012, 123 pp., 10 euro

Il nuovo libro del professor Andrea Segrè, già ideatore del Last Minute Market, mette l’ecologia al centro di un sistema economico alternativo basato sulla riduzione dell’uso delle risorse, sul riuso e sul riciclo dei materiali, dell’acqua e dell’energia. Economia a colori perché dal rosso del consumo selvaggio si potrebbe passare al blu della blue economy, dal nero del sommerso alla green economy, superando il giallo del modello cinese che, dopo una crescita forsennata, sta svelando a sua volta debolezze e contraddizioni. Il libro propone di passare dall’economia singolare ed egoista a quella plurale dei presidi, del cohousing, del commercio equo e solidale, delle banche etiche; dai limiti dello sviluppo lineare ai vantaggi di un sistema circolare che non sprechi le risorse naturali e non sfrutti le risorse umane.

L’Italia della green economy di Silvia Zamboni (Edizioni Ambiente), 2011, 320 pp., 28 euro

Idee, aziende e prodotti nei nuovi scenari globali, il sottotitolo del libro, ben ne chiarisce il taglio “pratico” da guida. Il libro documenta e racconta, infatti, attraverso la voce dei protagonisti, 81 storie di successo dell’economia verde italiana, storie che nascono da scelte imprenditoriali rispettose dell’ambiente e della qualità del lavoro, imprese che immettono sul mercato prodotti innovativi e sostenibili. L’autrice ha raccolto i risultati del Premio Sviluppo Sostenibile dal 2009 al 2011, indetto dalla Fondazione omonima, finalizzato a mettere in luce le eccellenze italiane della green economy. Dall’agricoltura ai settori dell’industria e dei servizi, dall’energia all’information technology, una guida dettagliata a un’Italia che è già nel futuro, corredata da immagini e da schede con i principali riferimenti delle aziende coinvolte.

Dopo la crisi. Proposte per un’economia sostenibile A cura di Andrew Watt, Andreas Botsch e Roberta Carlini (Edizioni dell’Asino), 2010, 224 pp., 12 euro

Una raccolta di contributi di studiosi e sindacalisti europei che, consapevoli della profondità dell’attuale recessione, cercano soluzioni per superarla (il volume comprende 16 capitoli del testo inglese originale, pubblicato da European Trade Union Institute, Bruxelles 2010, con traduzioni di Giuliano Battiston, Laura Bisio, Alessandra Cataldi, Matteo Lucchese, Elisabetta Segre, Anna Villa, e 14 capitoli originali di autori italiani). Il libro prende le mosse da alcune considerazioni sulla crisi che evidenziano l’insostenibilità del modello economico dominante e nel contempo mettono in luce come la crisi abbia aperto l’opportunità di riforme progressiste sul piano sociale ed ecologico, ostacolate tuttavia dalle forze conservatrici che cercano di ristabilire la loro egemonia intellettuale non appena si profila qualche segnale di ripresa. Dopo l’analisi delle cause della crisi, si offrono proposte concrete per un modello di sviluppo sostenibile dal punto di vista economico, finanziario e ambientale.

Green Italy. Perché ce la possiamo fare di Ermete Realacci (Chiarelettere editore, Collana Reverse), 2012, 336 pp., 15 euro

Possiamo uscire da una crisi globale che, oltre a intralciare il nostro presente, sembra non offrire prospettive per il futuro? Non sarà facile, ma la risposta è sì. Se sapremo guardare l’Italia con occhi diversi da quelli delle agenzie di rating, con l’affetto e la curiosità necessari a cogliere i nostri tanti talenti. Ermete Realacci prova a farlo. Racconta, dal Nord al Sud, storie di un’alleanza tra imprese e comunità, tra ambiente e nuovi modi di vivere che possono traghettarci verso un paese più desiderabile e più competitivo. Un’Italia dove la green economy sposa le vocazioni nazionali, tiene insieme le tradizioni con l’elettronica e la meccanica di precisione. Punta su qualità, ricerca e conoscenza per produrre un’economia più sostenibile e innovativa. Si apre ai mercati globali e rinsalda i legami con il territorio, facendosi forte della coesione sociale e del capitale umano. È la via di un patriottismo dolce che può cambiare il corso delle cose. Il libro non ignora i problemi ma preferisce sottolineare le eccellenze, proponendo al lettore un’idea di futuro per l’economia, la società, la politica.

Per un’abbondanza frugale. Malintesi e controversie sulla decrescita di Serge Latouche (Bollati Boringhieri), 2012, 150 pp., 15 euro

In questa breve, e per necessità di cose parziale, rassegna di libri che parlano di crisi, globalizzazione e possibili soluzioni per uscirne: nuovi modelli di economia orientati alla sostenibilità, all’etica e alla condivisione, non poteva mancare l’ultimo libro del discusso teorico della decrescita felice. A chi considera la sua visione anacronistica, a chi ritiene il concetto di abbondanza frugale un ossimoro impraticabile per quanto suggestivo, a chi pensa che la sobrietà e il consumo del necessario rappresentino una scelta di vita punitiva, il filosofo ed economista Serge Latouche risponde cercando di argomentare le sue ragioni al di là dei vari malintesi, resistenze, travisamenti strumentali e controversie che si sono accese da quando ha cominciato a parlare di decrescita. L’obiettivo è parlare a tutti, ma in particolare ai sostenitori delle magnifiche sorti e progressive, per convincerli che la decrescita è tutt’altro che una via retrograda, utopica, tecnofoba, patriarcale e pauperista. Secondo l’autore, la crisi devastante che stiamo vivendo la indica invece come l’uscita laterale dalla falsa alternativa tra austerità e rilancio scriteriato dei consumi. Un’abbondanza virtuosa, ci avverte Latouche, è forse l’unica compatibile con una società davvero solidale.

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