Wise Society : Se il bilancio di sostenibilità diventa report integrato

Se il bilancio di sostenibilità diventa report integrato

di Michele Novaga
5 Febbraio 2016

Sono sempre di più le aziende che scelgono di inserire nel bilancio anche le voci relative al contesto sociale, ambientale ed economico nel quale operano

Se da parecchi anni ormai tantissime aziende in Italia e nel mondo redigono un bilancio sociale o bilancio di sostenibilità, la nuova frontiera della rendicontazione è rappresentata dal Bilancio integrato che si propone di legare il tradizionale bilancio consolidato con la reportistica di sostenibilità, inserendo all’interno dei risultati aziendali i dati relativi alle performance legate alla Creazione di Valore.

Nel report integrato o Integrated Reporting (questo il termine internazionale utilizzato per definirlo), infatti, convergono non solo numeri riguardanti le entrate e le uscite. Ma, oltre ai risultati finanziari, nel bilancio vengono inserite anche voci relative al contesto sociale, ambientale ed economico all’interno del quale opera l’organizzazione senza la necessità di produrre più informazioni, ma con l’obiettivo di evidenziare le relazioni tra le variabili non solo economiche, andando oltre al concetto dei bilanci tradizionali e creando quindi un bilancio migliore. Un passo in avanti nell’ambito della Responsabilità Sociale d’Impresa che negli ultimi anni è cambiata così come l’approccio degli Stati verso le tematiche sociali ma soprattutto ambientali. E la COP21 di Parigi ne è un esempio.

Un documento trasparente vero ponte di comunicazione tra le attività dell’impresa e le nuove richieste informative della collettività, della comunità finanziaria e di tutti i portatori di interesse che – come sostiene Stefano Zambon, Segretario Generale NIBR- Network Italiano Business Reporting  – «consenta di passare dal mero ‘Financial Reporting’ a un più ampio ‘Business Reporting’ che possa presentare un quadro più esaustivo delle strategie, del modello di business e delle risorse intangibili su cui si basa lo sviluppo dell’azienda, ivi inclusa la sostenibilità socio-ambientale. Un nuovo concetto che chiamerei ‘business sustainability’». Il professore, intervenuto alla II edizione del Convegno intitolato “Dal Report di Sostenibilità al Report Integrato. Per banche, assicurazioni, imprese di servizi”, organizzato da Assosef – Associazione Europea Sostenibilità e Servizi Finanziari-no profit in collaborazione con NIBR Network Italiano Business Reporting e Green Business Executive School, ha anche aggiunto: «L’IR non è un semplice strumento di reporting ma una nuova teoria di impresa e implica un nuovo approccio alla gestione aziendale e alla creazione di valore orientati all’Integrated Thinking & Actions. In Italia c’è un interesse crescente sulla sostenibilità e anche sul reporting integrato: sono una trentina le imprese (non solo di grandi dimensioni ma soprattutto le piccole e medie) che hanno cominciato a farlo. E a queste tematiche cominciano ad interessarsi anche le banche anche se non esiste uno standard contabile da parte dell’Organismo Italiano di Contabilità come invece c’è in Germania per esempio”.

E che il reporting integrato possa e debba essere applicato da aziende di vario genere e di vari settori produttivi lo sostiene anche Pietro Negri di Ania Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici, secondo il quale: «Anche per i servizi assicurativi la sostenibilità è di importanza tale da essere materia di interesse dell’intera azienda, a partire dal massimo livello decisionale della compagnia. In particolare le informazioni non finanziarie innescano una complessa interconnessione tra le attività aziendali con un effetto molto rilevante sull’attività di business dell’impresa, in un contesto migliorativo per la creazione di valore non solo economico ma anche sociale. I risk manager si stanno rendendo conto di queste realtà e deve diventare materia del CDA e non rimanere solo in alcune stanze».

E se non ci sono normative nazionali che obbligano le aziende a redigere l’Integrated reporting, l’UE ha recentemente emanato una direttiva (la 2014/95/UE) che di fatto obbliga le imprese di grandi dimensioni e che costituiscono enti di interesse pubblico a comunicare una serie di informazioni ambientali, sociali, attinenti al personale, al rispetto dei diritti umani e alla lotta contro la corruzione in misura necessaria alla comprensione dell’andamento dell’impresa, dei suoi risultati e dell’impatto della sua attività.

Ma quante sono a livello internazionale le aziende che redigono un bilancio di questo tipo? «Ci sono 1000 organizzazioni a livello internazionale (non solo aziende quindi) che producono qualche forma di reporting integrato, 182 solo in Giappone. Ma oltre il 50% dei CEO si sta muovendo in questo senso e il 35% dice che in futuro lo farà», spiega Laura Girella Regional Lead, Italy di IIRC–The International Integrated Reporting Council. Che conclude: “L’implementazione dell’Integrated Reporting è un processo in divenire che sottende un cambiamento nella cultura d’impresa così profondo da costituire una nuova ‘teoria di impresa’. In essa il Report Integrato non intende sostituire il bilancio di esercizio e/o il Report di Sostenibilità. La sostenibilità è infatti parte integrante di un processo più ampio di creazione di valore».

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