Wise Society : Scopri e valuta se la tua azienda fa male all’ambiente

Scopri e valuta se la tua azienda fa male all’ambiente

di di Sebastiano Guanziroli
19 Ottobre 2010

Quanto incide su consumi di energia e costi ambientali il ciclo di vita di un prodotto o un servizio? La nuova procedura LCA permette di valutarlo e calcolarlo per poterlo ridurre quando è necessario. In Italia la prima società ad averla utilizzata è stata Epson, in collaborazione con l'Università degli Studi di Milano Bicocca. Con risultati che fanno ben sperare

La corsa delle aziende a mettere in campo misure di lotta ai cambiamenti climatici rischia di essere condizionata dalla loro stessa fretta di mostrarsi attive a tutti i costi, magari mettendo insieme una serie di azioni confuse e poco efficaci. In questo senso è fondamentale fare prima analisi e studi precisi che fotografino l’esistente, per poi delineare proposte concrete. La metodologia LCA – Life Cycle Assessment, la Valutazione del Ciclo di Vita – è esattamente questo: una procedura standardizzata di valutazione e quantificazione dei carichi energetici ed ambientali che si sviluppano nelle varie fasi del ciclo di vita di un prodotto o servizio. È in corso di istituzionalizzazione a livello europeo e regolata dalle norme ISO 14040 e 14044.

 

In Italia, Epson è la prima grande azienda ad averla utilizzata, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio dell’Università degli Studi di Milano Bicocca. Luca Cassani, Eco Quality & Internal Support Manager di Epson Italia, spiega: «Abbiamo valutato l’impatto del nostro edificio in termini di consumo energetico e l’impatto ambientale delle persone che lavorano lì, prendendo per esempio in considerazione i viaggi lavorativi e il tragitto casa-lavoro. Il tutto poi è stato consolidato in un indicatore, l’emissione equivalente di CO2, che quantifica quelle pro capite annue dei dipendenti. Il risultato dello scorso anno fiscale, il 2008/2009, è stato di 5,5 tonnellate pro capite. Ma è importante che questo processo duri nel tempo, perché la misurazione deve essere poi seguita da azioni migliorative: abbiamo appena chiuso il secondo anno, e infatti siamo scesi a 4,5 tonnellate pro capite».

 

E il punto importante è proprio questo: le azioni concrete. Perché la tentazione di dare una pennellata di verde all’azienda a soli fini di immagine è forte per tutti. Una metodologia oggettiva invece permette di quantificare i progressi e misurare l’efficacia dei progetti avviati. «La differenza col passato – prosegue Cassani – è che anche prima avevamo obiettivi ambientali, ma non erano strutturati né connessi tra loro. Oggi le nostre azioni sono coordinate. Alcuni esempi: siamo passati a un contratto di fornitura di energia interamente rinnovabile, abbiamo installato dei timer sulle insegne per ridurre le ore di accensione, abbiamo iniziato a sostituire l’impianto di illuminazione tradizionale con i led, abbiamo messo pannelli fotovoltaici sul tetto. E soprattutto abbiamo rafforzato le videoconferenze: siamo una multinazionale, e spesso dobbiamo andare da una città all’altra d’Europa, magari per un incontro di sole tre ore: l’ investimento fatto a livello europeo sulle videoconferenze ha ridotto del 40 percento i chilometri “volati”. Con grande risparmio anche di denaro, perché la filosofia è che se si fa qualcosa in termini ecologici, anche quelli economici ne beneficiano».

 

Per responsabilizzare i dipendenti, simbolicamente ma non solo, a Epson Italia una parte dello stipendio è variabile non semplicemente in funzione del fatturato, ma anche del contenimento energetico: più si risparmia energia, più aumenta lo stipendio. La somma di queste e altre future misure dovrà portare a un obiettivo ambizioso: l’abbattimento delle emissioni di CO2 del 90 percento entro il 2050. Un taglio radicale, che potrebbe sembrare irrealizzabile e poco efficace perchè troppo lontano nel tempo. Cassani non è d’accordo: «Non è così, gli obiettivi sono fatti per essere raggiunti. E’ già capitato per il buco dell’ozono, quando raggiungemmo con grande anticipo le mete molto ambiziose che ci eravamo prefissati. E poi sono convinto che anticipare le leggi dia anche un vantaggio competitivo alle aziende».


La lotta ai cambiamenti climatici passa attraverso molteplici azioni e soggetti: ciascuno deve fare la propria parte, ogni azione è importante. Ma è una lotta che non si può fare senza le aziende, da una parte perchè responsabili di gran parte delle emissioni, dall’altra perché caratterizzate da una flessibilità e una velocità decisionale che spesso i governi non riescono ad avere.

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