Wise Society : La spesa può diventare impegno civile

La spesa può diventare impegno civile

di Laura Campo
13 Maggio 2011

Ogni volta che facciamo la spesa abbiamo nelle nostre mani un enorme potere: quello di scegliere prodotti nati da meccanismi corretti, responsabili e trasparenti. Come quelli con marchio "pizzo free", o frutto del lavoro delle cooperative sociali di "Libera Terra" o, ancora, distribuiti nel circuito delle botteghe dell'Altromercato

Supermarket, album di jon smith 'una nos lucror'/flickrPartendo dal carrello della spesa si può arrivare a cambiare il mondo. Perchè ogni volta che scegliamo di comprare e consumare un prodotto piuttosto che un’altro abbiamo nelle nostre mani un’enorme possibilità di scelta e un grande potere. Ne è convinta da tempo Francesca Forno, ricercatrice e docente di sociologia generale e dei consumi presso l’Università degli Studi di Bergamo. E per spiegarlo a tutti, nel suo  La spesa a pizzo zero, pubblicato da pochi mesi (Altraeconomia Edizioni) ci mette sotto gli occhi cifre, dati, storie, facce, interventi e testimonianze autorevoli: da Umberto Santino, fondatore e direttore del Centro siciliano di documentazione “Peppino Impastato” di Palermo a Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, dai ragazzi di Addiopizzo, agli imprenditori e produttori siciliani che hanno denunciato il racket in Sicilia.

 ll risultato è un piccolo libro, pratico e concreto, accompagnato da un intenso documentario, Storie di resistenza quotidiana, realizzato dal filmaker romano Paolo Maselli su soggetto di Daniela Gambino. Testo e dvd hanno un pregio fondamentale: spiegare in modo semplice e documentato come il consumo critico e l’agricoltura libera siano le nuove frontiere di lotta alle mafie e all’illegalità diffusa. Che tutti dovremmo avere interesse a combattere perché l’economia criminale peggiora la nostra vita quotidiana e fa pagare a ciascuno di noi il prezzo del proprio guadagno “sporco” con l’aumento della corruzione e lo spreco di risorse pubbliche, i danni all’ambiente e al patrimonio culturale.

Cover libro

«Questi due lavori, in realtà, sono nati separatamente e in modo autonomo», spiega Francesca Forno, «io e Paolo infatti ci siamo conosciuti, per caso, in un convegno sul tema della legalità a Bergamo, scoprendo di aver fatto un percorso simile, complementare usando due linguaggi diversi. Ci è sembrata una buona idea metterli insieme e proporli al pubblico in questa forma», continua l’autrice. «Io sono arrivata in Sicilia da studiosa di Gas (gruppi di acquisto solidale) ma per me il consumo critico è un esempio di partecipazione politica che nasce dal territorio. E in Sicilia questo è molto chiaro. Solo a Palermo l’80 per cento  di commercianti e produttori paga da sempre il pizzo, ma le cose stanno cambiando. E proprio dal basso». Basta pensare alla positiva esperienza di Addiopizzo, il movimento nato nel giugno del 2004 a Palermo con lo slogan “un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”, e l’idea, semplice e virtuosa, di sette giovani trentenni di creare condizioni favorevoli all’attività di chi denuncia le estorsioni, offrendogli assistenza economica, legale, psicologica. E, qualche anno dopo, nel giugno del 2006, la nascita delle Botteghe dei saperi e sapori della legalità che sono diventati anche un’azione commerciale virtuosa di successo. In ultimo Addiopizzotravel, che promuove in Sicilia il turismo responsabile, attraverso un circuito di aziende e ristoratori “pizzo free”.

Farm workers, Image by Martin Harvey/CorbisSpesa collettiva e consapevole: i gruppi di acquisto solidale

«Addiopizzo porta dentro l’antiracket una nuova razionalità perchè dice: voi consumatori se andate a comperare nei negozi che pagano il pizzo siete responsabili del meccanismo mafioso e quindi se siete uomini liberi e con dignità dovete andare a far la spesa dove non si paga il pizzo. Crea un legame “buono” tra consumatori e produttori. Così come il meccanismo di Libera Terra, le cooperative nate dall’impegno di Don Luigi Ciotti, che coltivano i terreni confiscati ai boss mafiosi. Si incide cioè direttamente nel circuito dell’economia illegale mafiosa danneggiandola e creando invece un circolo virtuoso», dice ancora Francesca Forno. «Nel consumo critico come in quello equosolidale, noi consumatori abbiamo un enorme potere: quello di scegliere un prodotto nato da meccanismi corretti responsabili e trasparenti», aggiunge la ricercatrice. «Ecco perché ho voluto dedicare l’ultima parte del libro ai circuiti economici nuovi tipo i Gas, che per i loro acquisti si rivolgono a piccoli produttori virtuosi, spesso siciliani, creando una rete di economia solidale alternativa anche tra Nord e Sud». E siccome il consumo critico significa anche legalità, sostenibilità ambientale, tutela del lavoro equo, ecco che far la spesa anche in modo collettivo diventa un nuovo strumento di educazione, integrazione e cambiamento della società.
«Una cosa importante da capire, emersa chiaramente anche dalle storie del nostro documentario è che la mafia agisce sulla manovalanza e sui meccanismi del lavoro, ricattando soprattutto i giovani, dove sono in condizioni di maggior fragilità, dove lo Stato è assente», aggiunge il regista del documentario, Paolo Maselli. «Esperienze come Addiopizzo e Libera ci hanno aiutato a capire che spesso se la pasta o l’olio che mettiamo nel carrello costano troppo poco possono nascondere qualcosa che non va: per esempio un lavoro sottopagato, uno sfruttamento, un ricatto criminale, conclude Maselli, a cui dobbiamo dire di no».

"Un popolo che non paga il pizzo è un popolo libero", album di gigi.cinese.bianco/flickrCosa e dove comprare

Il consumo critico, tra l’altro, ha molti vantaggi: è facile, poco costoso, anonimo. I gruppi di acquisto solidale, nati dalla riflessione sulla necessità di un cambiamento profondo nel nostro stile di vita, ne sono uno dei migliori esempi. Diffusi ormai su tutto il territorio nazionale (indirizzi al sito www.retegas.org) vogliono indirizzare il mercato e i consumi verso un’economia diversa che metta al centro le relazioni e le persone.
Oggi a Palermo e nel resto della Sicilia chi vuole esercitare il proprio shopping bag power ha a disposizione quasi 1000 indirizzi tra negozi, ristoranti, caffè, librerie, bar, gelaterie, agriturismo e imprese di servizi che hanno detto no all’estorsione e comprendono anche locali storici come l’Antica Focacceria San Francesco (lista completa su www.addiopizzo.org dove si può anche firmare l’elenco dei consumatori antipizzo). Non solo. Nel 2010 nasce un vero e proprio marchio “prodotti pizzo free” che oggi coinvolge 34 aziende. Tutte devono impegnarsi al rispetto del rigoroso disciplinare e regolamento costantemente monitorati da Addiopizzo che concede il marchio solo per i beni prodotti in proprio e non solamente distribuiti.
Altrettanto trasparenti i prodotti (sostenibili, biologici e solidali) delle cooperative sociali di “Libera Terra” (pasta, legumi, olio, conserve, aglio, limoncello, taralli, ecc.) che si possono trovare già da qualche anno nei supermercati Coop di tutta Italia, nelle Botteghe dei saperi e sapori della legalità (indirizzi al sito www.liberaterra.it) ma anche nelle oltre 450 Botteghe del commercio equo e solidale italiano (www.altromercato.it) grazie alla nuova linea di prodotti denominata Solidale italiano che è entrata negli scaffali delle botteghe del mondo, in nome di un concetto più ampio di solidarietà, esteso anche realtà del nostro Paese e come risposta alla necessità di fare sempre più “rete”, raggiungendo un maggior numero di consumatori.
Un caso a sè che merita una segnalazione perchè permette anche l’acquisto diretto e online è la cooperativa sociale agricola Goel bio (www.goel.coop/bio) che promuove tra i suoi dipendenti l’inserimento di persone svantaggiate e valorizza le produzioni tipiche del territorio della Locride e della Piana di Gioia Tauro. Da loro si possono acquistare agrumi bio e olio extravergine da spremitura a freddo.

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