Wise Society : La finanza alla ricerca degli investimenti green

La finanza alla ricerca degli investimenti green

di Emanuele Bompan
21 Aprile 2014

Al Wall Street Green Summit si discute di nuove soluzioni finanziare e di nuovi mercati. Efficienza degli edifici e produzione decentrata le opportunità più interessant

Il caffè nero corre copioso nelle tazze degli astanti nella sala di un anonimo grattacielo newyorkese sulla 43esima strada. Oltre 150 persone sono convenute per il 13° summit su finanza e green economy, il Wall Street Green Summit. Niente idealisti, ma un nucleo di investitori interessati ai nuovi mercati del cleantech: produzione energetica decentrata e efficienza energetica e sostenibilità degli edifici. Il mantra salmodiato da tutti: People, Planet, Profit.

«L’orientamento di questa conferenza è chiaramente di mercato», ci tiene a precisare Peter Fusaro organizzatore e ideatore del summit, intervistato da Wisesociety. Negli ultimi 5 anni gli investitori hanno assistito ad un vero ottovolante “finanziario” dalla crisi di Wall Street del 2008 e il conseguente credit crunch fino all’incertezza del settore delle rinnovabili segnato dall’aggessività cinese e da collassi di colossi come Solyndra. «Oggi quello che vediamo è una nuova rinascita di fondi di investimento come i fondi pensionistici, i fondi assicurati, i Venture Capital impiegati nel cleantech sector», spiega Fusaro. «Secondo Bloomberg New Energy Finance,  nel 2013 nel settore sono stati investiti 254 miliardi di dollari: questo è un segnale di rinascita che passa attraverso l’innovazione degli strumenti finanziari, anche attraverso fonti di capitale non-convenzionali, che vanno oltre il project financing». Motore di trasformazione degli investimenti è soprattutto la riduzione dei costi per le energie rinnovabili. «Oggi l’energia pulita è sempre più accessibile: in USA potremmo raggiungere la grid parity (è il punto in cui l’energia elettrica prodotta a partire da fonti di energia alternative ha lo stesso prezzo dell’energia tradizionale prodotta tramite fonti fossili, nda) tra 3-4 anni».

Una transizione puramente guidata dal mercato? Al Summit di Wall Street le impressioni sono contrastanti. «In USA – ammette Fusaro – molti dei fondi provengono da programmi dei singoli stati come il NY Green Bank e il Connecticut Clean Energy Finance and Investment Authority (CEFIA), e sono stati creati per stimolare il capitale di rischio del settore privato. Al momento CEFIA ha movimentato 100 milioni dollari mentre NY Green Bank oltre 200 ma possono attivare investimenti dieci volte più grandi. A lato di questi poi assistiamo a nuovi fondi privati interessati ad investire in titoli e prodotti derivati a partire dagli interessi generati».

Negli Stati Uniti quello delle rinnovabili e dell’efficienza energetica sono mercati relativamente piccoli che coprendo solo il 7% del totale del mix energetico, hanno ampi margini di crescita. «In USA paghiamo i costi per l’energia più bassi di qualsiasi paese OCSE», continua Fusaro «per questo le nostre infrastrutture sono inefficienti. Gli investimenti finanziari stanno guardando con grande attenzione all’efficienza energetica degli edifici e anche ai trasporti. Solo a NY ci sono 950,000 edifici, molti totalmente insostenibili: questa per un investitore rappresenta una grande opportunità ».

Dalla conferenza emerge un grande interesse per la generazione di energia a piccola/media scala, come sottolinea Alfred Griffin della NY Green Bank nel suo intervento. «Investire in impianti di generazione decentrati è fondamentale, fanno risparmiare e aumentano la resilienza del sistema, in particolare di fronte a potenziali eventi catastrofici generati dal climate change. Per investire in questa direzione dobbiamo trovare nuove leve finanziarie per aggirare il problema dei tempi lunghi dei ritorni sugli investimenti ed assistere i piccoli investitori con programmi di fondi ad hoc, di movimentazione di capitali, di green bond, di sviluppo ed incubazione di nuovi progetti».

Per Rob Day di Black Coral Capital un settore su cui puntare è quello delle start-up clean tech: «I Venture Capitalist sono interessatissimi ad investire in compagnie green, altamente innovative, in grado di trasformare o implementare il mercato. Un mercato molto diversificato che va ben oltre il classico segmento del solare e dei biofuel. Sebbene i ROI (ritorno sugli investimenti) siano più lenti che in altri settori – Silicon Valley über-alles – i VC sono attratti in particolare da progetti di efficientamento energetico e da nuovi modelli di distribuzione di energia da fonti rinnovabili», aggiunge ancora Day. Numerosi incubatori specializzati in cleantech sono sorti negli ultimi anni, come NYACRE o la rete Action. «Sono iniziative – continua Fusaro – che mostrano grande dinamicità e offrono interessanti opzioni di investimento per i VC, anche come alternative al normale project financing. Questione che ci porta a discutere del crowd-funding: in USA la SEC (la Security Exchange Commission, l’ente federale statunitense preposto alla vigilanza della borsa valori, l’analogo dell’italiana CONSOB, nda) non ha ancora regolamentato gli investitori non accreditati, cioè quelli con un capitale d’investimento inferiore al milione di dollari. Eppure il paese è pieno di piccoli investitori pronti a buttarsi su iniziative green o su start-up cleantech, con progetti concreti che potrebbero accedere a pool di capitale ad oggi intaccati grazie al crowd-funding investendo anche solo 500$ ma con la prospettiva di con ritorni interessanti Pensiamo solo al solare: oggi ci sono 50 milioni di case monofamiliari, di cui solo l’1% è servita da impianti di questo tipo. Con sistemi di crowd-funding potremmo pensare ad una miriade di nuovi progetti finanziati da un largo numero di soggetti e stakeholder con un potenziale di penetrazione del 5%. Un mercato da 200miliardi di dollari. Il futuro è clean».

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