Wise Society : Gas: la spesa collettiva

Gas: la spesa collettiva

di di Francesca Vercesi
30 Agosto 2010

Un gruppo di amici, di condomini o parenti che, insieme, acquistano frutta, verdura, olio, carne direttamente dai produttori. Un'idea che sta prendendo sempre più piede. E che assicura risparmio e qualità

Farmer's Market, album di Phillie Casablanca/flickrI primi a cui è venuto in mente erano guardati come marziani. Fare la spesa collettiva, tempo fa, sembrava un’idea assurda. Oggi i Gas, o gruppi di acquisto solidale, sono più di 600, rispetto ai 460 che si contavano nel 2008.

Si tratta di nuclei di persone (condomini, colleghi, parenti o gruppi di amici) che, per garantirsi un certo risparmio dal punto di vista economico e maggiore qualità nella merce acquistata, hanno deciso di acquistare olio, vino, formaggi, frutta e carne direttamente dai produttori.

Secondo gli ultimi dati Coldiretti/Agri 2000 i Gas sono cresciuti in un anno del 30%. E la Lombardia, con 160 Gas, fa scuola. A seguire, quanto a realtà strutturate dal punto di vista organizzativo, Toscana, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna. In realtà, accanto ai Gas presenti su tutto il territorio nazionale, che dispongono di una vera e propria struttura organizzativa, si contano, fa sapere la Coldiretti, «decine di migliaia di iniziative spontanee che nascono e muoiono in continuazione nei palazzi, nei posti di lavoro, nei centri sportivi e ricreativi sulla base di semplici accordi verbali».

Alcuni hanno vita breve. Altri si organizzano. Così si ottimizzano i costi di trasporto e si ha accesso a canali distributivi più vantaggiosi. Inoltre, è molto vario il loro modo di agire: quello di fare la spesa è un atto aggregato e partecipativo. «Si tratta di una tendenza che, soprattutto nelle città, sta contagiando gli italiani che intendono garantirsi un volume di acquisto sufficiente a ottimizzare i costi di trasporto e accedere a più vantaggiosi canali distributivi: dai mercati all’ingrosso a quelli degli agricoltori di campagna amica, fino direttamente nelle aziende», spiegano dalla Coldiretti.

 

Farmer's Market, album di Jeff Kubina/flickrC’è chi si occupa della ricerca dei nuovi produttori, chi ha in mano gli ordini, chi la distribuzione. Poi c’è il momento in cui è ora di fare nuovi ordini: i prodotti freschi arrivano settimanalmente, gli altri con cadenza trimestrale. Le merci sono consegnate in un luogo prestabilito e poi ci si ritrova alla consegna e si fanno le divisioni del caso. Agli accordi più tradizionali sulla quantità di cassette e sul prezzo con i singoli produttori che operano nei mercati ortofrutticoli e il conseguente ritiro da parte di un rappresentante del Gas della merce concordata, si affiancano nuovi canali di comunicazione come internet e il telefono. In questo caso il gruppo di consumatori invia la propria richiesta direttamente al produttore che si occupa poi della consegna direttamente al domicilio indicato.

Un’altra soluzione, poi, è l’abbonamento: il gruppo stipula una sorta di contratto con la fattoria produttrice che, dietro pagamento anticipato, si impegna a rispettare consegne settimanali o bisettimanali dei prodotti richiesti.

Creative Commons/flickr

 

Ma come sono strutturati i Gas?


Farmer's Market, album di Kei!/flickrI Gas sono gruppi informali: in genere c’è un nucleo di partenza, due o tre famiglie, al quale si aggregano gli altri. Il numero dei partecipanti è basso, 40 al massimo; quando si supera questo tetto ci si divide e nasce un nuovo gruppo. A contraddistinguerli sono la modalità di acquisto: invece di rivolgersi alle grandi catene di distribuzione si va dai produttori. Così, il riso arriva dai cascinali del Pavese, i formaggi dagli alpeggi, le verdure dalle aziende agricole. Si dà precedenza ai prodotti biologici ma nella scelta dei fornitori entrano in gioco anche altri fattori: il rispetto dell’ambiente, la tutela dei diritti dei lavoratori, l’inserimento di persone svantaggiate.

 

Le modalità di acquisto variano notevolmente e vanno dalla consegna a domicilio all’adozione in gruppo di interi animali fino alla raccolta personale del prodotto in campagna sull’albero o negli orti. E’ infatti in crescita – precisa la Coldiretti – il fenomeno del pick your own (raccolta diretta in azienda da parte del consumatore), che oggi coinvolge 110 aziende contro le 80 dell’anno scorso.

 

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