Wise Society : A Bologna il primo emporio di comunità

A Bologna il primo emporio di comunità

di Maria Enza Giannetto/Nabu
21 Novembre 2017

Dall'esperienza newyorkese della Park Slope Food Coop, nasce Camilla, il primo progetto italiano per un supermercato autogestito e solidale dove i soci sono i soli proprietari e clienti

Un supermercato autogestito. Un emporio di comunità che, attraverso l’autogestione, l’acquisto diretto dai produttori e l’assenza di lucro, garantisce a tutti i soci la possibilità di comprare beni di alta qualità a prezzi contenuti nel rispetto della giusta remunerazione di chi lavora. È questo il progetto di Camilla, la cooperativa in costruzione a Bologna proposto da Alchemilla GAS e CampiAperti – Associazione per la Sovranità Alimentare.

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Nasce dall’esperienza della Park Slope Food Coop, il primo progetto italiano di un emporio di comunità autogestito e solidale

«I soci saranno i soli proprietari – spiega Giovanni Notarangelo del gruppo costituente – , gestori e clienti dell’emporio. Tutte le attività saranno svolte a rotazione e ciascun socio sarà impegnato tre ore al mese. La cooperativa acquisterà da fornitori selezionati dai soci sulla base della qualità dei prodotti e della sostenibilità delle produzioni perché sarà sostenuta contadina come alternativa a quella industriale».

Al momento sono circa 250 i soci che hanno mostrato interesse per la cooperativa che verrà costituita nei primi mesi del 2018 e che potrà ancora crescere, puntando all’adesione di circa 600 persone. Il modello cui si ispira è quello dell’esperienza ormai ultraquarantennale della Park Slope Food Coop, nata a New York nel 1973 che oggi conta oltre 16.000 soci (proprio in questi giorni arriva in Italia il documentario girato dall’americano Tom Boothe nel 2016 e che parla del successo di questo esperimento sociale ed economico).

«Da qualche anno – continua Notarangelo – sulla scia dell’esperienza americana sono nate altre esperienze in Europa, in particolare quella della Bees Coop di Bruxelles che hanno confermato la sostenibilità del modello e con cui siamo in contatto per consigli e suggerimenti sull’avviamento del nostro progetto».

Un progetto, quello di Bologna, che fa tesoro dei tanti anni di gestione del Gas Alchemilla e della presenza a Bologna di una solida rete di mercati contadini biologici promossi dall’associazione CampiAperti. «I Gruppi di Acquisto Solidale – spiega – sono stati un importante strumento di sperimentazione di democrazia economica. Incrociando le rispettive debolezze, consumatori e produttori hanno gettato i semi di una nuova economia. Il progetto di emporio autogestito e solidale è un passo ulteriore, che consente di allargare l’esperienza del consumo critico, coinvolgendo molte più persone e rendendole parte attiva. Il ruolo dei soci sarà, infatti, determinante in tutti gli aspetti della vita della cooperativa: saranno i soli proprietari dell’emporio, ne guideranno le scelte e lo gestiranno in tutti gli aspetti».

Il progetto, avviato circa un anno e mezzo fa, si alimenta ogni giorno di più di nuove adesioni. Dopo la fase propositiva si dovrà passare a quella operativa della ricerca dei locali che ospiteranno l’emporio. «L’ideale – afferma Notarangelo – sarebbe riuscire ad ottenere grazie alla collaborazione con le amministrazioni un locale in disuso da riconsegnare alla fruizione del pubblico. Esistono tanti edifici chiusi che potrebbero essere utilizzati e per questo siamo molto attenti a questa possibilità. questo non significa, però, che stiamo fermi ad aspettare, perché al momento, il progetto è quello di affittare un locale privato con le forze della cooperativa».

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