Wise Society : Crescono le fattorie sociali: mix di successo fra lavoro, ambiente e solidarietà

Crescono le fattorie sociali: mix di successo fra lavoro, ambiente e solidarietà

di Francesca Tozzi
2 Aprile 2013

In tempi di crisi, le fattorie biologiche sociali si dimostrano vincenti offrendo lavoro a persone svantaggiate ma anche a chiunque volesse fare il contadino per qualche mese, imparando un altro mestiere e rigenerandosi a contatto con la natura

La vecchia fattoria resa celebre dall’omonima canzoncina parrebbe il simbolo di un ideale agreste ormai superato. Non è così: in tempi di mancanza di lavoro e con l’agricoltura di qualità alla base del successo di molti prodotti made in Italy, le fattorie tornano ad essere luoghi vitali capaci di coniugare produzione alimentare e solidarietà, metodi di coltura rispettosi dell’ambiente e turismo.

Fattorie biologiche sociali

Le possibilità sono diverse: offrire aiuto alle persone disagiate è la missione delle fattorie biologiche sociali che sono in forte crescita in Emilia Romagna ma un po’ in tutta Italia. Secondo una recente indagine dell’Aiab (Associazione italiana per l’agricoltura biologica), nel triennio 2007-2010 l’incidenza nel settore agricolo, privato e cooperativo, delle realtà che praticano l’agricoltura sociale è passata dal 24,3% a circa il 33% del totale. Etica, ambiente e solidarietà sono gli ingredienti di una formula che sempre più produttori biologici stanno sposando e sviluppando.

Nel nostro Paese sono circa un migliaio le aziende che si occupano di agricoltura sociale con attività di reinserimento di persone svantaggiate attraverso l’impiego in mansioni collegate al settore agrituristico e all’ambiente rurale – a sostegno in particolare della disabilità mentale (32%) e della disabilità fisica (19%) – o attività di riabilitazione di detenuti o ex detenuti (12,5%). Le attività più diffuse sono: coltivazione o allevamento (38%), ortoterapia (23%), pet therapy (7%), florovivaismo (5%). La convinzione di base è che la stessa conoscenza dei processi del lavoro agricolo e la comprensione dei ritmi della campagna possano essere un’occasione terapeutica.

Turismo in fattoria: il Wwoofing

E questo non vale solo per le fasce deboli della popolazione ma anche per chi ha bisogno di rigenerarsi a contatto con la natura attraverso un mestiere diverso da quello che svolge abitualmente: i cosiddetti “contadini per passione” che si improvvisano agricoltori per alcuni limitati periodi dell’anno grazie al Wwoof, che in Italia è molto diffuso. Il fenomeno è infatti molto cresciuto negli ultimi anni. In Emilia Romagna sono 54 le fattorie disposte a ospitare i contadini stagionali, che si mettono al servizio dei campi delle aziende biologiche gratuitamente in cambio di vitto e alloggio. Ad organizzare il tutto è Wwoof Italia che fornisce a viaggiatori e aziende una tessera associativa per il lavoro volontario nelle fattorie con la copertura assicurativa per gli infortuni e la responsabilità civile.

Fattorie nelle terre confiscate alle mafie

Ma le fattorie sociali sono anche un modo per promuovere la legalità. Dalle fattorie gestite da Libera Terra, per esempio, sorte su terreni confiscati alle mafie, provengono diversi prodotti che si possono ormai trovare su tutti gli scaffali delle principali catene della grande distribuzione. Si va dai pacchi di pasta di grano duro prodotto sulle ex-proprietà di Brusca e Riina all’olio extravergine proveniente dai terreni sequestrati in Calabria ai Mammoliti e Piromalli, dal vino Centopassi prodotto nel corleonese ai pomodorini secchi, le friselline e i tarallini prodotti sugli ex terreni della Sacra Corona Unita.

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