Wise Society : Troppa burocrazia: in Italia le rinnovabili non convengono

Troppa burocrazia: in Italia le rinnovabili non convengono

di Susanna Lavazza
7 Novembre 2011

Mancanza di un vero piano energetico e troppa burocrazia bloccano lo sviluppo delle rinnovabili. L'opinione degli esperti al Carloforte Green Worshop

L’Italia è il Paese del sole, del mare e del vento. Quello dove tutte le case potrebbero essere alimentate con il fotovoltaico e l’eolico. Senza spendere, senza inquinare, senza importare petrolio dagli arabi e gas dai russi, senza far venire l’asma ai bambini o distruggere i boschi per far legna. Invece la situazione è ancora in stallo. «In Italia gli incentivi per passare alle rinnovabili sono alti ma la burocrazia ha costi altissimi: si “mangia” il 20-30 percento del budget complessivo per un impianto» spiega Gianni Chiavetta, presidente di Assosolare (Associazione Nazionale dell’Industria Fotovoltaica) al Carloforte Green Workshop. «Dovrebbe essere compito del Governo e degli Enti locali facilitare l’abbattimento dei costi e dei tempi burocratici. In più ci vuole una normativa che dia stabilità e fiducia al sistema Paese». Siamo al Quarto Conto Energia (cioè il decreto che stabilisce un incentivo per 20 anni a privati, imprese ed enti pubblici che installano un impianto solare fotovoltaico connesso alla rete elettrica, www.contoenergia.it) eppure manca ancora un vero piano energetico e i risultati dell’incertezza sono un freno a mano per lo sviluppo. «Abbiamo uno dei sistemi di incentivazione fra i più generosi d’Europa», aggiunge Davide Tabarelli, presidente Nomisma Energia, società indipendente di ricerca in campo energetico e ambientale «in più l’Italia è stato uno dei primi Paesi in cui sono partite politiche a sostegno delle fonti energetiche rinnovabili, ma i risultati sono contraddittori per i cambiamenti troppo repentini delle leggi. Basti pensare all’introduzione con la manovra di agosto della cosiddetta Robin Hood Tax, addizionale Ires del 10,5 percento anche sulla produzione di elettricità da fonti rinnovabili». Nonostante ciò, le previsioni sui ricavi di chi investe nelle nuove energie sono ottimistiche. E non soltanto da parte di Assosolare o Nomisma. «Il GSE, Gestore dei Servizi Energetici, che tiene sotto controllo il flusso di energia proveniente dagli impianti fotovoltaici e lo mostra tramite il contatore visibile sul suo sito Internet, ha annunciato che entro la fine del 2011 raggiungeremo quota 12 gigawatt di potenza», fa  notare Valerio Rossi Albertini, primo ricercatore  del CNR, « è una notizia straordinaria: in sei mesi, da quando è stato approvato il Quarto Conto Energia, cioè dal primo giugno 2011, è stata installata una potenza fotovoltaica  di 3,5 Gigawatt, pari a quella che avrebbero prodotto due reattori previsti dal vecchio piano nucleare del governo», aggiunte.  Angelo Raffaele Consoli, direttore dell’ufficio europeo di Jeremy Rifkin ha voluto portare l’esempio del piano energetico di Roma, ispirato alla “politica della biosfera”  che usa solo rinnovabili secondo il principio della terza rivoluzione industriale: niente sovraccarichi o sprechi di energia, una grande cura alla produzione ma anche all’accumulo e alla distribuzione. E ha sottolineato che nel nostro Paese sono stati installati 300 mila impianti nonostante la politica contraria del Governo. In Sicilia, dove solo 1,6 percento dei tetti sono coperti da pannelli, il sole provvede gia a un terzo dei consumi energetici della poopolazione». Positive anche le previsioni di Enel Green Power che, in collaborazione con l’Enea, sta realizzando il primo impianto termodinamico per sfruttare il calore del sole grazie a raggi concentrici, secondo il principio già scoperto da Archimede (il progetto prende il nome dallo scienziato greco). «Anche il solare potrebbe avere dimensioni industriali» sostiene Carlo Cascella dell’Enel «e la rete sarebbe più facile da gestire se ci fossero impianti più grandi». Secondo Cascella non ci sono dubbi che l’Italia possa raggiungere gli obiettivi di Kyoto per il 2020. Altri – come il WWF e diversi esponenti del mondo ambientalista – sono più scettici. «Il nostro sforzo ora deve essere tutto teso verso il pacchetto clima energia», conclude Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, «meglio noto come “20-20-20”. L’Italia dovrà abbassare del 13 percento le sue emissioni di gas serra rispetto al 2005 e raggiungere una produzione di fonti energetiche rinnovabili pari al 17 percento dei consumi finali».

 

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