Wise Society : Nel Mar Mediterraneo proliferano le specie aliene

Nel Mar Mediterraneo proliferano le specie aliene

di Fabio Di Todaro
13 Luglio 2016

Un problema quello portato nei nostri mari dalle cosiddette acque di zavorra che rischia di minacciare non solo l'ecosistema ma anche i consumatori

Viaggiano nelle stive delle petroliere che fanno la spola tra la costa orientale del continente americano e il Mar Nero per fare il carico di petrolio. Sono in larga parte planctonici, ma non mancano le alghe, tra gli organismi che riempiono le acque di zavorra che finiscono nei serbatoi delle navi per stabilizzarle. Così nei porti di destinazione finiscono specie viventi estranee al contesto.

QUALI RISCHI DALLE SPECIE ALIENE? – Il problema delle acque di zavorra è sentito dalla fine degli anni ’80. Fu l’IMO, International Maritime Organisation – agenzia dell’Onu specializzata in materia di sicurezza nella navigazione e prevenzione dell’inquinamento marino – a gettare le basi per la Convenzione internazionale per il controllo e la gestione delle acque di zavorra, approvata nel 2004. Il documento – obbligando le navi a tracciare l’utilizzo di questi carichi – ha come obiettivo quello di evitare la colonizzazione delle acque portuali da parte delle specie aliene o alloctone. Tra queste si riconoscono la noce di mare (una “cugina” delle meduse giunta nel Mar Nero dagli Stati Uniti e capace in pochi anni di azzerare tutte le larve e i crostacei presenti), la cozza zebra (mollusco originario del mar Nero e oggi reperibile in Nord America, Gran Bretagna, Irlanda, Spagna e perfino nel lago di Garda), l’Akashiwo sanguinea (un’erba originaria del Giappone che, se presente in ingenti quantità, conferisce all’acqua di mare un tipico colore rosso e può essere responsabile della morte di pesci e invertebrati marini). «Il trasferimento di organismi acquatici va considerato come una seria minaccia per l’ecosistema e anche per l’uomo, se le specie in questione sono patogene», spiega Marina Cabrini, ricercatrice dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica sperimentale di Trieste.

 

ECCO COSA STA ACCADENDO AL MAR MEDITERRANEO – Il fenomeno non è trascurabile alle nostre latitudini. Il Mediterraneo, in seguito al riscaldamento delle acque e all’aumento del traffico attraverso il Canale di Suez, è uno dei mari maggiormente colpiti dall’invasione tropicale delle specie aliene. E con il raddoppio della via d’acqua, i cui lavori saranno completati entro la fine dell’anno, si rischia di creare un disastro, non esistendo alcuna opera di prevenzione all’ingresso di specie dal Mar Rosso. Tra le specie «aliene», ci sono alcuni pesci tossici invasivi: come il pesce palla, oggetto di un progetto di ricerca finanziato dal ministero della Salute a cui partecipa anche l’Università di Pisa con il FishLab del dipartimento di scienze veterinarie. Scopo dello studio è monitorare la presenza di specie ittiche invasive potenzialmente tossiche lungo le coste del Mar Tirreno e caratterizzarle sotto il profilo molecolare, microbiologico e tossicologico. Obiettivo finale è la tutela dei consumatori, da raggiungere anche attraverso la realizzazione di una campagna divulgativa (già in atto) mirata alla formazione dei pescatori e di tutte le altre figure che, a diversi livelli, frequentano l’ambiente marino (come i sub e gli stessi

cittadini), al fine di creare una rete che possa permettere un monitoraggio della presenza e della distribuzione di queste specie in tempo reale. I risultati delle analisi condotte sugli esemplari recuperati forniranno un quadro più dettagliato sulla presenza e sulla tossicità di queste specie e consentiranno una migliore caratterizzazione del rischio a loro associato. La tossicità dei pesci palla deriva dall’accumulo di una neurotossina, la tetrodotossina, che è prodotta da batteri presenti nell’intestino dei pesci e che si concentra soprattutto nel fegato, nelle uova e nell’intestino, anche se a volte si può riscontrare pure nel muscolo. Se ingerita, la tetrodotossina può comportare conseguenze particolarmente gravi per la salute (la tossina è circa 100 volte più tossica rispetto al cianuro di potassio) ed è per questo che i pesci palla non devono essere in alcun modo commercializzati o consumati.

Twitter @fabioditodaro

© Riproduzione riservata
Altri contenuti su questi temi:
Continua a leggere questo articolo: