Wise Society : Salgono a 166 i tipi di pesticidi rilevati nelle acque italiane

Salgono a 166 i tipi di pesticidi rilevati nelle acque italiane

di Francesca Tozzi
8 Aprile 2013

L'ultimo rapporto dell'Ispra evidenzia una maggior contaminazione delle acque dovuta ai residui di prodotti fitosanitari usati in agricoltura. Cosa rischiamo?

Aumentano i livelli di contaminazione da pesticidi nelle nostre acque: nel 2010 sono stati rinvenuti residui nel 55,1% dei 1.297 punti di campionamento delle acque superficiali e nel 28,2% dei 2.324 punti di quelle sotterranee. Un totale di 166 tipologie di pesticidi, a fronte dei 118 del biennio 2007-2008, individuati nella rete di controllo ambientale delle acque italiane.

È questa la situazione descritta dall’ISPRA nel Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque 2013, realizzato dall’Istituto sulla base delle informazioni fornite dalle Regioni e dalle Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente. Il rapporto, che analizza l’evoluzione della contaminazione sulla base dei dati raccolti a partire dal 2003, mostra un aumento della frequenza di pesticidi nei campioni delle due tipologie di acqua prese in esame. Si tratta, per la maggior parte, di residui di prodotti fitosanitari usati in agricoltura: solo in questo campo si utilizzano circa 350 sostanze diverse per un quantitativo superiore a 140.000 tonnellate.

Anche se spesso basse, le concentrazioni indicano a livello complessivo una diffusione molto ampia della contaminazione. Inoltre, nel 34,4% dei punti delle acque superficiali e nel 12,3% dei punti di quelle sotterranee i livelli misurati risultano superiori ai limiti delle acque potabili. Le concentrazioni sono state confrontate anche con i limiti di qualità ambientale, recentemente introdotti, basati sulla tossicità delle sostanze per gli organismi acquatici. In questo caso il 13,2% dei punti delle acque superficiali e il 7,9% di quelli delle acque sotterranee hanno concentrazioni superiori al limite.

La rete ambientale è finalizzata alla salvaguardia degli ecosistemi acquatici e non al controllo delle acque utilizzate per scopo potabile ma queste ultime spesso attingono agli stessi corpi idrici esponendo indirettamente l’uomo ai contaminanti attraverso, per esempio, la catena alimentare. Esiste la possibilità che il rischio derivante dall’esposizione a pesticidi e biocidi sia attualmente sottostimato e che le sostanze concepite per combattere organismi nocivi siano potenzialmente pericolose anche per l’uomo. Ecco perché è importante continuare a monitorare la situazione da una parte e dall’altra investire maggiormente in quei metodi di coltura che non prevedono l’uso di sostanze chimiche: il biologico e il biodinamico, metodi che preservano la fertilità del terreno e la purezza delle falde acquifere prima ancora della salute dei consumatori.

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